Estratto dell'articolo di Giacomo A. Dente per “il Messaggero”
No! La professione forense non c'entra nulla con l'avocado, il più hypster dei cibi alla moda. L'origine del nome va trovata nell'antica lingua degli Aztechi, il nauhatl. Come racconta infatti fra' Bernardino di Sahagùn nella sua Historia general de las cosas de la Nueva España del 1547, questo burroso frutto era chiamato dagli indigeni ahuacatl, testicolo, a causa della sua forma. Alimento afrodisiaco, quindi, secondo l'antico pensiero magico, prima di diventare ai nostri giorni cibo super sano e versatile, l'avocado occupa ormai uno spazio importante come icona trasversale di riti gourmet delle più diverse ortodossie.
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E ECCEZIONI
Gli esperti non hanno dubbi: l'avocado non deve essere cucinato, perché la sua polpa ricca e fragrante tende col calore a prendere un gusto amarognolo. Ma tutte le regole consentono piccole eccezioni, come succede con l'avocado in tempura (pastella giapponese e un intrigante spruzzata di vodka), geniale invenzione di José Avillez, chef stellatissimo di Belcanto, ristorante chic di Lisbona, accanto al Teatro dell'Opera. Il vero successo gastronomico dell'avocado fuori dal teatro messicano comincia tuttavia in California e il merito è legato a Rudolph Hass, un postino con la passione del giardinaggio.
Da tre semi piantati quasi per gioco nacque una varietà nuova (di tipologie di avocado ne esistono moltissime) dalle caratteristiche straordinarie: carnoso, morbido, fibre sottili. Tanto straordinaria, la varietà Hass, da essere brevettata nel 1935 e quindi commercializzata col vivaista Harold Brokaw, fino a diventare la più amata e la più diffusa nel mondo dei foodies, anche grazie ai trendyssimi avocado toast che si prestano a innumerevoli variazioni. […]
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