SARANNO ALLERGICI AL GREEN PASS? – DALL’INTRODUZIONE DELL’OBBLIGO DEL CERTIFICATO VERDE NEI POSTI DI LAVORO C’È STATO UN AUMENTO DEL 23,3% DI CERTIFICATI DI MALATTIA – IL DOTTOR CRICELLI: “LA CERTIFICAZIONE VIENE RILASCIATA ANCHE SULLA BASE DI SINTOMI PRESENTATI DAI PAZIENTI. CI SONO SINTOMI PERÒ CHE NON È POSSIBILE CONSTATARE. LA SOGGETTIVITÀ DI UN SINTOMO È INDIMOSTRABILE MA POI SE MI CHIAMA UN PILOTA E DICE CHE SI È SVEGLIATO CON UNA CEFALEA, CHE FACCIO?”

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Graziella Melina per “il Messaggero”

 

L'obbligo del Green pass nei posti di lavoro sembra aver causato qualche acciacco in più. Secondo i dati dell'Inps diffusi dal ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta, ieri i certificati di malattia nel pubblico e nel privato fino alle 12 erano 47.393, con aumento del 23,3 per cento rispetto a venerdì scorso.

 

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Se dietro all'incremento del numero dei malati ci sia anche lo zampino di chi cerca di aggirare le nuove norme anticovid, è presto per dirlo. Nella pubblica amministrazione, però, leggono i dati con ottimismo: la quota dei malati in più potrebbe riferirsi infatti ai cosiddetti incerti, tutti quelli insomma che hanno deciso di temporeggiare in attesa di fare finalmente il vaccino. Un'altra quota parte si potrebbe addebitare a chi ha contratto il virus influenzale, che pare stia iniziando a prendere quota proprio in questi giorni. Intanto, i medici provano a fare muro. 

 

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«La certificazione di malattia a carico del servizio sanitario nazionale - precisa Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie - è obbligatoria e viene rilasciata anche sulla base di sintomi presentati dai pazienti. I medici si limitano semplicemente a certificare quello che vedono o quello che il paziente dichiara. Ci sono sintomi però che non è possibile constatare, si pensi per esempio a chi dice di avere mal di pancia o giramenti di testa». 

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In realtà, per valutare lo stato di salute del paziente è necessaria una visita medica. «Il rilascio di certificati non in presenza del paziente ma a distanza - mette in guardia Cricelli - è vietato dalla legge, è dunque un reato». 

 

REGOLE

I medici dovrebbero saperlo bene. E la Federazione nazionale degli ordini dei medici Chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) dà per scontato che nella realtà le cose funzionino davvero così. 

 

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«Se i medici hanno rilasciato i certificati - ribadisce il presidente della Fnomceo Filippo Anelli - lo hanno fatto seguendo tutte le regole. Il medico deve visitare per forza il paziente e deve fare una valutazione oggettiva. Facciamo comunque un appello a stare molto attenti nel rilasciare i certificati rispettando tutte le norme di legge. Ma questo, ripeto, avviene regolarmente ed è parte integrante della professione. È chiaro che anche il disagio sociale talvolta può determinare uno stato di malattia. Quindi il medico deve valutare con estrema attenzione queste situazioni caso per caso per capire se creano o meno una inabilità al lavoro». 

 

Di fronte all'ipotesi che qualche certificazione di malattia sia stata data forse con leggerezza i sindacati reagiscono con fermezza. 

 

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«La soggettività di un sintomo è indimostrabile - rimarca Silvestro Scotti, segretario generale nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) - Ma poi se per esempio mi chiama un pilota e dice che si è svegliato con una cefalea, che faccio? Non gli rilascio il certificato di malattia e metto in pericolo i passeggeri? Noi adoperiamo la massima precauzione anche rispetto alla tipologia del lavoro svolto. E comunque i certificati non li rilasciamo al telefono ma solo con la constatazione diretta delle patologie».

 

 Il rapporto di fiducia tra il medico e il paziente insomma dovrebbe aiutare. Ma non sempre succede. 

 

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AUTOCERTIFICAZIONE

«Se un paziente viene a studio lamentando una patologia non obiettivabile, tipo una cefalea - rimarca Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani (Smi) - io credo a quello che mi dice. Alcuni casi non si possono indagare con indagini strumentali. A volte si tratta di una patologia che si risolve in un giorno o due. Ecco perché noi diciamo da sempre che per patologie brevi sarebbe meglio un'autocertificazione da parte del paziente». 

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Dovendo contare sulla buona fede del paziente, non si può però escludere che qualcuno abbia chiesto un certificato di malattia per aggirare l'obbligo del Green pass oppure per prendere tempo prima di vaccinarsi. «Credo che nessuno abbia fatto un certificato compiacente - ribatte Onotri - non permettiamo a nessuno di fare illazioni o di sottendere situazioni che assolutamente non esistono». 

 

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