SARTO LIVELLO – ALESSANDRO MICHELE, DOPO UN ANNO E MEZZO DALL’ADDIO A GUCCI, RITORNA SULLA SCENA. MA NON CON LA PRIMA SFILATA PER VALENTINO: CON IL LIBRO “LA VITA DELLE FORME – FILOSOFIA DEL REINCANTO”, SCRITTO COL FILOSOFO EMANUELE COCCIA - NEL VOLUME, FARNETICA DI ESTETICA, DI OGGETTI E DEL LORO SIGNIFICATO – LA SUPERCAZZOLA: “NOI SIAMO LE COSE CHE CI CIRCONDANO. GLI OGGETTI SONO LE FONDAMENTA SU CUI COSTRUISCO IL MIO ADESSO. IL GENDERLESS? È COMODO IMMAGINARSI IL MONDO DIVISO IN DUE, MA…”

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Estratto dell’articolo di Serena Tibaldi per “la Repubblica”

 

alessandro michele alessandro michele

Il primo impegno di Alessandro Michele, a un anno e mezzo dal suo addio a Gucci, non è stato su una passerella — il suo debutto da Valentino sarà a settembre — , ma sulle pagine di un libro, La vita delle forme - Filosofia del reincanto (Harper Collins). Un trattato scritto con il filosofo Emanuele Coccia, in cui Michele discute di moda ed estetica, presente e passato, oggetti e loro significato.

[…]

 

Da cosa nasce l’idea di un libro?

la vita delle forme – filosofia del reincanto alessandro michele Emanuele Coccia la vita delle forme – filosofia del reincanto alessandro michele Emanuele Coccia

«In principio era una riflessione sugli otto anni alla guida di Gucci, ed era iniziata ben prima che andassi via. Poi, durante la pandemia il mio compagno (Giovanni Attili, filosofo e professore di urbanistica, ndr ) mi ha fatto conoscere il lavoro di Emanuele Coccia. Il libro è frutto di tante conversazioni tra noi; è un trattato psicologico su cosa significhi fare questo mestiere, i suoi pericoli e il valore che assumono gli oggetti».

 

Lei si definisce un rabdomante degli oggetti. Da cosa deriva questo trasporto?

«Noi siamo le cose che ci circondano. Quando una persona influenza il suo tempo, alla sua scomparsa inizia la corsa ad accaparrarsi gli oggetti che la circondavano, alla reliquia. Per me non sono un satellite, ma un elemento pregno di vita. Nel creare parto dalle cose perché parto dalla vita. Sono come Pollicino, che segue le briciole lasciate dagli oggetti. O il dottor Frankenstein, che li combina e li assembla anche se sono totalmente diversi».

Alessandro Michele Alessandro Michele

 

Scrive che Giorgio Agamben, dopo aver visitato il suo ufficio zeppo di oggetti di ogni epoca, li ha definiti il suo “ponte per l’altrove”.

«Come serve un’ansa per edificare un ponte, così gli oggetti sono le fondamenta su cui costruisco il mio adesso. In particolare quelli del passato: li manipolo, mi ci appoggio, ci costruisco su. E li copio, rendendoli contemporanei». […]

 

E infatti, a proposito di contenitori e preconcetti, scrive che la moda si oppone allo spirito di non contraddizione contemporaneo, facendo l’esempio del genderless.

«È comodo immaginarsi il mondo diviso in due, ma non è così. Abbiamo imparato a catalogare tutto per dare un senso a quest’universo immenso e continuo, ma ora forse ci siamo resi conto che non è così facile.

 

alessandro michele alessandro michele

Che poi, io sono affascinato da nomenclature e suddivisioni come quelle tra maschile e femminile: nella moda ci sono dei simboli considerati maschili o femminili che appena vengono spostati assumono una nuova potenza. Quindi, se da una parte considero certe differenze inutili, dall’altra mi ci immergo, proprio perché la loro riscrittura può essere entusiasmante. Però, se scegli di scardinare certi principi, devi fare i conti con le conseguenze».

[…]

 

Lei parla di moda come esaltazione della singolarità. Però la moda è spesso omologazione.

«Vero. Quando ho assunto la direzione creativa di Gucci ho fatto i conti con una pesantissima omologazione. La moda è un territorio vasto che si offre a tante operazioni, molte di tipo economico, proprio in virtù dell’immenso potere che ha. Di fronte a questa dominante mercificazione, ho cominciato a smontare, confondere e dissimulare per restituirle la vita».

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Lei è tornato a lavorare da un mese: come vede la situazione?

«È come se ci fosse stato un arresto emotivo, perché il mondo è in attesa di capire cosa accadrà. Nel frattempo, tutti parlano di un appiattimento creativo. Ma per me la moda è una necessità, un antidoto: più ho paura, più la vorrei celebrare».

 

Com’è stato esprimersi con la scrittura?

«Penso che le parole siano l’unica religione che ci tiene ancora liberi, per questo spero che ciò che ho scritto risulti vero e autentico».

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