CHE BISOGNO AVEVA IL PREMIER DI VENDERE IN TV UN DECRETO NON ANCORA VALIDATO DALLA RAGIONERIA DELLO STATO? ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE IL GOVERNO DARÀ SOLO BRICIOLE - I FINANZIAMENTI A FONDO PERDUTO FINIRANNO, UNA TANTUM, A CHI HA PERSO ALMENO IL 33% DI FATTURATO AD APRILE: UNA DITTA CON GIRO D'AFFARI DA 600.000 EURO NE AVRÀ 2.500. ANCHE SE È FERMA DA TRE MESI E HA UN FUTURO INCERTO…

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Claudio antonelli per la Verità

 

La revisione del Mef in cerca delle coperture potrà cambiare il testo del decreto.

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Difficile immaginare che possa miglioralo. Ci saranno meno soldi e meno mance. A vincere sarà comunque l' ufficio complicazione affari semplici. Scorrendo le quasi 500 pagine della bozza si possono contare 23 fondi istituiti ad hoc per sostenere specifici settori o classi sociali e circa 150 soglie di accesso a detrazioni, deduzioni, agevolazioni e persino al denaro a fondo perduto. Per capirne il funzionamento i commercialisti avranno bisogno di una enciclopedia e non è detto che riusciranno a venirne a capo del tutto. Eppure ieri dalle colonne di Repubblica, il ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri, si è detto sereno.

 

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«È evidente che le legittime preoccupazioni di una situazione senza precedenti possono generare rabbia. Lo capiamo e per questo il governo è impegnato a sostenere imprese e famiglie, a evitare un aumento delle diseguaglianze, ad aiutare i più deboli», ha dichiarato al quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, specificando che «come spesso accade nei momenti più difficili nella nostra storia gli italiani rivelano virtù senza precedenti». È vero e avviene nonostante il governo, le scelte che fa e la comunicazione che sta portando avanti.

 

Che bisogno c' era di vendere in prima serata tv un decreto che ancora non è stato validato dalla Ragioneria dello Stato?

 

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La domanda è retorica perché è chiaro che nessun elettore potrà avere fiducia di fronte a una televendita che tratta gli italiani da gonzi. Purtroppo quando poi faranno i conti in tasca la rabbia sarà più che giustificata. Così prima ancora che vada in Gazzetta il decreto ci siamo messi a spulciare gli articoli relativi alle erogazioni a fondo perduto per comprendere che cosa intenda Gualtieri con la frase «non lasceremo indietro nessuno». Le piccole e le medie imprese, comprese quelle rette da commercianti e artigiani, avranno diritto a un contributo una tantum in base alla perdita di fatturato che hanno registrato lo scorso mese di aprile. Il termine di paragone è aprile 2019 il cui fatturato viene calcolato artificialmente prendendo i ricavi complessivi dello scorso anno e dividendoli per 12. Se il calo è stato almeno del 33%, si può aspirare a chiedere i soldi.

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Immaginate una officina meccanica che nel 2019 ha avuto un giro di affari di 600.000 euro e magari ha due dipendenti e che ad aprile abbia lavorato a spizzichi e bocconi. Potrà chiedere un contributo di 2.500 euro. Certo, se il crollo di fatturato fosse limitato solo ad aprile, sarebbe un sostegno utile. Ma è impossibile. Sappiamo che il crollo c' è stato a marzo, ad aprile e pure a maggio. Nessuno sa cosa accadrà a giugno e luglio. Perché nessuno sa quando gli automobilisti ritorneranno a circolare come prima. E gli incassi dell' officina dipendono da tali incognite. Di conseguenza, potrebbe perdere da marzo a luglio 150.000 euro di fatturato e a quel punto con 2.500 euro ci paga le bollette della corrente.

 

Forse.

 

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Se l' esempio lo spostiamo nel settore della ristorazione, a parità di fatturato, e con un aprile senza alcun incasso, il piccolo imprenditore avrebbe diritto a 7.500 euro. Sempre una tantum. Certo molto più di 2.500 euro, ma pur sempre insufficiente. È stato fermo tre mesi, ma se a giugno volesse ripartire dovrà fare i conti con regole così assurde che si troverà a fatturare il 20% di quanto portava a casa nel 2019, ma con costi decisamente in aumento. Menù invariato e dipendenti proporzionati alla tipologia delle offerte.

 

Affitti a prezzo pieno e bollette senza sconti. Inoltre, dovrà adeguarsi alle norme e spendere molti quattrini per sanificare gli ambienti. E solo una piccola parte di questi interventi potrà portarli in detrazione. Sempre che l' anno prossimo riesca a pagare le tasse. Certo, siamo consapevoli che c' è la cassa integrazione e quindi la possibilità di ridurre il costo del personale. Ma con la cassa integrazione le aziende non ripartono e con esse non riparte il Pil.

 

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Ciò che manca ai giallorossi è la comprensione stessa del fare impresa. Perché di sussidi se ne intendono, ma sostenere le imprese è tutt' altro. Offrire l' elemosina a chi produce ricchezza e tiene in piedi il Pil è offensivo. Meglio niente. Certo, cadono le braccia e viene l' amaro in bocca se si pensa che ad Alitalia è destinato l' 8% dell' intero deficit prodotto dal dl Rilancio: ben 3 miliardi. E altri 2,4 vanno ai bonus vacanze che sono un finto sostegno al turismo.

 

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«Chiamatelo bonus Maria Antonietta, non bonus vacanze», commenta l' ex vice ministro all' Economia, Enrico Zanetti, «Trovo sconcertante che si vada in giro a dire che per il turismo sono stati messi 4 miliardi, quando 2,4 miliardi sarebbero relativi a un bonus vacanze di cui possono fruire solo famiglie con Isee fino a 40.000 euro cui gli operatori dovranno anticipare l' 80% del voucher sotto forma di sconto sul corrispettivo». A chi fa fatica a fare la spesa al supermercato, gli si offre lo sconto sulle vacanze a carico degli albergatori: una follia quasi peggiore del bonus per i monopattini. Viene voglia di emigrare. E nemmeno è consentito.

 

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