Andrea Bassi per "il Messaggero"
C'è chi si è spaventato ed è corso in banca a ritirare i soldi. E c'è chi invece ha immediatamente fiutato che nell'emergenza si potevano fare grandi business. Soprattutto nella prima fase, quella del lockdown. Quando le mascherine e i gel disinfettanti erano scomparsi dal mercato c'è chi ne ha approfittato per importare e vendere materiali contraffatti, per fare milioni con triangolazioni e intermediazioni con l'estero, per speculare vendendo ai cittadini spaventati e al sistema sanitario i dispositivi di protezione a prezzi esorbitanti.
Ma c'è anche chi, nella seconda fase, quella degli aiuti economici da parte dello Stato alle imprese, ha provato ad arricchirsi accaparrandosi fondi non dovuti. Quello descritto nella relazione dell'Uif, l'unità di informazioni finanziaria presso la Banca d'Italia che riceve le segnalazioni di operazioni sospette da banche, notai, commercialisti, Poste e guidato da Claudio Clemente, è facilmente battezzabile come il «business della pandemia».
Un business sul quale, come è emerso dalle indagini e dalle segnalazioni, si sono buttati anche i politici (persone politicamente esposte e altri soggetti che hanno rapporti con la politica). Le segnalazioni che hanno riguardato contesti di rischio legati alla pandemia nel 2020 sono state 2.277 per un valore complessivo di «operatività sospetta» di 8,3 miliardi.
mascherine ffps false in parlamento
Di queste, l'80 per cento, si legge nella relazione, ha riguardato, nella prima fase, principalmente la compravendita di materiale sanitario e di dispositivi di protezione individuale a cui si sono aggiunti, in una seconda fase, l'erogazione e l'utilizzo incongruo di finanziamenti garantiti o contributi a fondo perduto. Circa il 64% di tali segnalazioni ha ricevuto, si legge ancora nel documento, un feedback positivo da parte degli organi investigativi.
Il restante 20 per cento delle segnalazioni classificate nell'area di rischio Covid-19 ha riguardato invece fenomeni di prelievi di contante, per lo più indotti, spiega la relazione, apparentemente dal timore di carenza di liquidità connessa all'avvio della fase di lockdown e al generale clima di insicurezza dei primi mesi della pandemia. Insomma, una parte dei cittadini, spaventati dalla pandemia e dal lockdown, è corsa in banca a ritirare i soldi. Da un punto di vista del rischio riciclaggio, si tratta tuttavia di un comportamento con minore rischiosità.
Circostanza confermata, spiega la relazione, dal fatto che solo il 9,2 per cento di queste segnalazioni ha avuto un esito di interesse in sede investigativa. Delle 2.277 segnalazioni, ce ne sono 281 per un valore di oltre 5 miliardi, che riguardano tentativi di frode sui finanziamenti pubblici del governo per aiutare le imprese nella fase della pandemia. Ma si tratta, spiega l'Uif, di operazioni «prospettate» ma poi non eseguite. Segno che i meccanismi di prevenzione hanno in qualche modo funzionato.
LA NUOVA FRONTIERA
Ma finito l'assalto al business dell'emergenza legato alla pandemia, la criminalità economica già si prepara al prossimo appuntamento: quello con i 248 miliardi di spesa pubblica legata al Recovery plan. «Le attività criminali innescate dalla pandemia», ha spiegato Clemente durante la sua relazione, «non si esauriranno con il riassorbimento dell'emergenza sanitaria ma, se non adeguatamente fronteggiate, continueranno a gravare sul nostro futuro, trovando ulteriori importanti opportunità anche nei nuovi interventi pubblici».
Intanto i rischi di riciclaggio arrivano anche da altri fronti: i bancomat privati, non di una banca, che sono installati da società finanziarie nelle strade dei centri storici o in esercizi commerciali particolarmente esposti. Da lì arrivano flussi di contanti sospetti o di conversione di criptovalute. Proprio sulle operazioni online di criptovalute peraltro la Uif ha rafforzato i controlli che subiranno una ulteriore stretta con il decreto ministeriale in arrivo. Sui contanti in generale, Clemente sottolinea come in Italia ci sia un uso ancora molto forte e spesso riconducibile ad attività di riciclaggio. Le segnalazioni totale all'Uif nel 2020 hanno raggiunto i 215 miliardi di euro.