1. NANDO DALLA CHIESA: “BRAVI A PRENDERE MESSINA DENARO, MA ORA FARE LUCE SULLA MAFIA NELLA SANITÀ”
Estratto dell'articolo di Giovanni Mannino per www.mowmag.com
[…] Il sociologo, scrittore ed ex parlamentare, figlio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa assassinato dalla mafia nel 1982, prova “gioia” alla notizia, ma da domani, dice, “dobbiamo porci una serie di interrogativi”
Nando Dalla Chiesa, cosa pensa della tempistica, a trent’anni dall’arresto di Totò Riina e a pochi mesi dall’insediamento del primo governo di destra-destra della Repubblica?
Potrei anche dire mentre c’è la fiction sul generale… (“Il nostro generale”, con Sergio Castellitto, in onda su Rai 1, ndr). La prima cosa da dire è: bravi, finalmente l’hanno preso, si dimostra che nessuno è imprendibile e invincibile. La seconda è una domanda: chi l’ha aiutato finora?
Ma perché proprio ora, secondo lei?
Queste indagini vanno avanti da tanto tempo, son state fatte seriamente, c’è un procuratore molto bravo, De Lucia, e ci sono i Ros che lavorano molto bene. A loro, a tutti coloro che si sono impegnati, devono andare i nostri più grandi elogi. Ma sicuramente ci sono state delle coperture, come si evince dal fatto che Matteo Messina Denaro abbia potuto farsi ricoverare tranquillamente in una clinica, un segnale inquietante, anche perché non è la prima volta che succede.
il volto di matteo messina denaro nel 2009
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Nella sanità c’è un problema. Ma non solo in Sicilia, dappertutto. La relazione fra mafia e sanità è una delle più pericolose.
Uno degli interrogativi va quindi girato ai presidenti della Regione Sicilia, responsabili politici della sanità, o no?
Sì, e a chi firma le convenzioni, a chi vengono assegnate le aziende sanitarie locali. Non dimentichiamo, per esempio, che il vicepresidente del consiglio regionale calabrese nel 2005 venne ucciso, lui medico, perché non faceva fare ai clan della ‘ndrangheta quello che desideravano nella sanità locale.
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2. IL TRAPIANTO ALL’ESTERO DI MESSINA DENARO: COSÌ ERA PARTITA LA CACCIA AL BOSS
Estratto dell’articolo di Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera” del 6 giugno 2022
Centinaia di trapiantati di rene non lo sanno, ma c’è chi scartabella fra le pieghe delle loro cartelle sanitarie cercando Matteo Messina Denaro. Perché dal 2017 una parte del sistema informatico del Centro nazionale trapianti è stato controllato da un reparto dei servizi di sicurezza. Anche a caccia delle ricette dei costosissimi farmaci antirigetto necessari in questi casi, come si scopre arrivando in coda al romanzo appena scritto da Gaetano Pecoraro, uno dei cronisti più efficaci delle «Iene».
Il trapianto
Un romanzo con lo scoop di un trapianto forse eseguito sotto falso nome o all’estero. Un’ipotesi inedita mentre si continua a cercare lo stragista di cosa nostra finora descritto come uno scattante criminale senza acciacchi. Una nuova pista sulla lunga latitanza del numero uno di cosa nostra che nei fascicoli i suoi cacciatori chiamano MMD.
Come fa anche Pecoraro, protagonista di tante inchieste per la squadra di Davide Parenti su Mediaset, adesso autore del thriller pubblicato da Sperling&Kupfer, Il male non è qui, dal 7 giugno in libreria.
Il libro di gaetano pecoraro il male non è qui
[…] ecco la soffiata su una operazione al rene. Con le conferme trovate al vertice di quel Centro dove due agenti arrivarono, già cinque anni fa, presentati dalla moglie di un medico ucciso dalla ‘ndrangheta in Calabria. Dettagli indirettamente ammessi da un ex direttore del Centro: «No comment. Ho preso con le “istituzioni” un impegno che va rispettato...».
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simona nando e rita dalla chiesa matteo messina denaro Gaetano Pecoraro nando dalla chiesa nando dalla chiesa con rita e fabrizio nel 1984 MATTEO MESSINA DENARO Gaetano Pecoraro Le Iene matteo messina denaro