“SIAMO TUTTI STRESSATI ED ESASPERATI: NESSUNO CI TUTELA!” – LO SFOGO DEGLI AGENTI DOPO L’ATTENTATO DI PARIGI: “LA MAGISTRATURA NON SERVE A NIENTE. L’ASSASSINO DEGLI CHAMPS-ELYSÉES AVEVA GIÀ CERCATO DI AMMAZZARE DUE POLIZIOTTI, ERA GIÀ STATO IN GALERA: PERCHÉ ERA ANCORA IN FRANCIA? PERCHÉ ERA LIBERO?” – NELLE BANLIEU CI CONSIDERANO TRADITORI – LA TECNOLOGIA? NON SI PUO' INTERCETTARE TUTTO - - VIDEO

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Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera

 

AGENTI FRANCESI AGENTI FRANCESI

La polizia di Parigi è più multietnica della Nazionale di calcio. Sono tutti francesi, ma di origine maghrebina, cambogiana, kanaka, kabila. E italiana: come Rocco Contento, sindacalista, faccia da attore hollywoodiano nella parte dell’agente severo ma giusto. Un altro sindacato è guidato da un parigino dagli occhi azzurri, Alexandre Langlois. Oggi si sono radunati spontaneamente in vari punti della capitale: sugli Champs-Elysées, sul luogo dov’è caduto Xavier Jugelé; davanti al ministero dell’Interno; e ora qui al Trocadero, davanti alla Tour Eiffel, per esprimere il loro dolore per il collega ucciso e la loro rabbia. Tra i parigini non è venuto quasi nessuno. Non è affatto difficile far parlare gli agenti. Non vedono l’ora di sfogarsi, con l’unica richiesta di mantenere l’anonimato. Scegliamo un giovane poliziotto di origine algerina. Arrabbiatissimo.

 

“Le nostre condizioni di lavoro sono inumane. Siamo tutti stressati ed esasperati. Qualcuno tira avanti con gli psicofarmaci, perché non possiamo certo permetterci lo psicanalista. Io guadagno 1351 euro al mese, più il 28% di indennità di rischio. Il capo del mio reparto non arriva a 3 mila. Il mio grado d’urgenza è il 17, il massimo: vuol dire essere disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7. In teoria ne abbiamo 23 di ferie, ma sono saltati da anni. Quelli come me ci hanno presi per lavorare in banlieue; ma io in banlieue non ci voglio più andare.

XAVIER JUGELE XAVIER JUGELE

 

Ci considerano traditori, che hanno voltato le spalle ai “fratelli” per diventare sbirri al servizio di uno Stato che odiano. Ci sputano addosso, ci pisciano in testa dai balconi, ci tirano le molotov. E adesso hanno cominciato a spararci. Quando uno di noi perde la testa e commette un errore, in Place de la République le anime belle protestano tutte. Quando un poliziotto diventa un bersaglio, quando ammazzano un padre di famiglia, si mobilitano in quattro gatti”.

 

allarme terrorismo a Parigi per l'attacco sugli Champs Elysees allarme terrorismo a Parigi per l'attacco sugli Champs Elysees

“Lei lo sa che noi abbiamo cinquecento feriti al mese? Cinquecento poliziotti feriti al mese! E non finiscono neppure sui giornali! I giornalisti ci guardano con disprezzo o con disinteresse. Come gli altri. Poi però quando avete paura, quando arrivano gli allarmi in redazione o negli uffici, allora fate gli amiconi, ci chiamate subito, diventiamo i vostri migliori compagni…”.

 

“La tecnologia non serve a niente. Non si può intercettare tutto. Si intercettano un sacco di cazzate inutili. Ma quelli davvero pericolosi non si lasciano intercettare. Usano una scheda telefonica e la gettano, usano un cellulare e lo distruggono. Oppure si riuniscono in cantine dove i cellulari non prendono, dove la tecnologia non arriva”.

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“La magistratura non serve a niente. Ci punisce ma non ci protegge, non ci aiuta. L’assassino degli Champs-Elysées aveva già cercato di ammazzare due poliziotti, era già stato in galera: perché era ancora in Francia? Perché era libero?”.

“La politica? Mi disgusta. Io non voto. I colleghi o non votano o votano Marine Le Pen. Ma io ho sangue nordafricano, non posso votare la figlia di un uomo dell’Algeria francese. Fillon? Peggio che mai. Quand’era primo ministro ci ha tagliato posti, soldi, mezzi. Macron? Ahahahah! Macron?! Ahahahah!”.

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