SMART WORKING, QUESTO SCONOSCIUTO – IN MOLTISSIMI SETTORI IL TELE-LAVORO NON È APPLICABILE E MOLTE IMPRESE DEVONO FRONTEGGIARE UN PROBLEMA PRODUTTIVO. RISULTATO? CON IL "LOCKDOWN" I DATORI DI LAVORO MANDERANNO IN FERIE O IN CASSA INTEGRAZIONE – L’ANNO SCORSO I LAVORATORI AGILI ERANO SOLTANTO 570MILA SU 5 MILIONI CHE POTREBBERO FARLO – BISOGNEREBBE ANCHE IMPARARE A CALCOLARE I RISULTATI E NON IL TEMPO PASSATO ALLA SCRIVANIA…

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Giuliano Balestreri per www.businessinsider.com

 

giuseppe conte roberto gualtieri mes giuseppe conte roberto gualtieri mes

“Nessuno deve perdere il lavoro per il Coronavirus”: l’appello disperato del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, rischia di cadere nel vuoto proiettando l’Italia in una drammatica spirale negativa. Anche perché lo stesso ministro cade in contraddizione quando promette lo “stop alle rate sulla prima casa per 18 mesi per chi perde il lavoro”. D’altra parte l’emergenza sanitaria ha trasformato l’intera Penisola in un enorme zona rossa all’interno della quale si può circolare solo per “comprovate esigenze”.

 

benzinaio chiuso benzinaio chiuso

I negozi vuoti sono quindi solo l’altra faccia delle medaglia rispetto alle code davanti agli alimentari. Già la scorsa settimana, in Lombardia, l’attività dei distributori dei carburanti si era dimezzati, adesso – dice il sindacato dei gestori – “è vicina allo stallo. Aprire è diventato un costo. E utilizzare solo la modalità self service impedisce l’uso, per esempio ai disabili. Siamo in crisi”.

 

Nel capoluogo lombardo sono sempre di più i ristoranti che hanno annunciato la chiusura fino alle fine dell’emergenza: un po’ per la tutela della salute, ma soprattutto per “l’impossibilità di rispettare le norme imposte”. A pagare il conto della crisi, però, saranno soprattutto i dipendenti: nella migliore delle ipotesi saranno chiamati a smaltire ferie e permessi – spostando in avanti il problema della gestione dei figli, quando sarà estate -, altrimenti resta l’ipotesi della cassa integrazione. Che però deve essere finanziata.

la spesa ai tempi del coronavirus la spesa ai tempi del coronavirus

 

“Anche prima del decreto, l’imposizione delle ferie era una prerogativa del datore di lavoro: è il primo strumento con cui le imprese cercheranno di resistere all’ondata d’urto della crisi” dice Carlo Majer, partner dello studio legale Littler, specializzato in diritto del lavoro: “In questo momento la sopravvivenza dell’azienda è il primo problema di manager e imprenditori. Purtroppo ci sono ancora tanti settori nei quali lo smart working non è applicabile e molte imprese devono fronteggiare un problema produttivo”.

 

carlo majer e edgardo ratti carlo majer e edgardo ratti

I numeri sono impressionanti: secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo scorso anno, i lavoratori “agili” in Italia erano appena 570mila. Un numero in crescita del 20% rispetto al 2018, ma ancora risibile a fronte dell’intera popolazione. Anche perché è difficile capire quanti potrebbero realmente accedere a questa modalità di lavoro: “Se ci riferissimo ai soli “white collar” operanti in realtà con almeno 10 addetti – si legge sull’Osservatorio -, potremmo affermare che in Italia ci sono circa 5 milioni di lavoratori dipendenti che potrebbero accedere allo Smart Working, il che ci porterebbe a stimare una penetrazione attuale di circa il 10%.

 

smart working smart working

Questa analisi, tuttavia, rischia di essere limitata in prospettiva futura: infatti le nuove tecnologie abilitano cambiamenti profondi nell’organizzazione del lavoro (si pensi ad esempio alla multicanalità, al 3D Printing o all’Intelligenza Artificiale) destinati a rivoluzionare gli stereotipi sulle professionalità, rendendo flessibili e basate sull’informazione tantissime mansioni fino ad oggi ritenute rigide e vincolate, come quelle di operai, manutentori, addetti al retail e operatori di sportello. Se dunque allargassimo la platea dei potenziali smart worker anche oltre i confini settoriali comunemente considerati, sarebbe possibile stimare in Italia un numero di lavoratori molto più elevato, in prospettiva assai vicino al totale dei circa 18 milioni di lavoratori dipendenti presenti in Italia”.

 

congedo parentale congedo parentale

Insomma in prospettiva futura la platea potrebbe allargarsi a tutti o quasi, ma anche allargando al massimo le maglie del lavoro solo il 45% circa dei lavoratori può operare da remoto: un po’ perché mancano i progetti in questo senso, un po’ perché manca la cultura. “Con la tecnologia che abbiamo oggi a disposizione possiamo fare praticamente tutto da remoto, ma serve una cambio di passo mentale” dice Enrico Noseda, Chief Innovation Advisor di Cariplo Factory che poi aggiunge: “Bisogna imparare a lavorare in maniera più efficiente, valutando i risultati e non il tempo passato alla scrivania”.

 

smart working 2 smart working 2

Nel frattempo, però, a pagare il conto sono tutti quelli che oggi non possono aggrapparsi al lavoro flessibile e ai quali le aziende stanno chiedendo di rimanere a casa: chi può brucia tutte le ferie rimaste, altri sfrutteranno congedi e permessi e tutti gli altri? Chi non ha figli o ha esaurito il monte ferie?

zaino smart working zaino smart working

 

Congedo parentale

“Laddove non c’è un divieto di lavorare il rapporto di lavoro continuerà – spiega Majer – Le aziende che hanno problemi produttivi probabilmente lasceranno a casa i dipendenti pagandoli comunque. La risoluzione del rapporto di lavoro non sarebbe conveniente per nessuno. L’alternativa è legata all’intervento del governo sul fronte della cassa integrazione che da un lato sgraverebbe l’impresa dall’onere contributivo e dall’altro integrerebbe lo stipendio dei lavoratori”.

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Kiko, la catena di profumerie del gruppo Percassi, per esempio ha deciso di chiudere tutti i propri punti vendita fino al prossimo 3 aprile senza però far pesare la decisione sui dipendenti: resteranno a casa senza bruciare permessi o ferie. Bioesserì, invece, ricorrerà alla cassa integrazione: e così faranno molti dei ristoranti che hanno deciso di chiudere. Si salveranno quanti riusciranno a lavorare con le consegne a domicilio. Destino identico per i lavoratori dello spettacolo i attesa di capire quando ripartiranno le produzioni teatrali, cinematografiche e televisive rimarranno a casa e in virtù dei loro contratti atipici, molti perderanno il lavoro. Tutti gli altri, invece, avranno il problema di come gestire i figli quando ad agosto le scuole saranno chiuse e loro non avranno né ferie né congedi.

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