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C'era una volta il sogno della prima smart city al mondo: doveva essere questo e molto altro Songdo, la città nata sulla costa nord-orientale della Corea del Sud, a 40 km da Seul, oggi trasformata in una "città fantasma simile a Chernobyl".
L'utopia high-tech di Songdo, la città costruita da zero, ruotava intorno alla tecnologia con computer in strada, porte telecomandate, scivoli hi-tech, possibilità di videochat ovunque e cestini in grado di trasformare la spazzatura in energia elettrica: un progetto da 28 miliardi di sterline (40 miliardi di dollari) che prometteva ai residenti di vivere nella città del futuro. Ma dall'inizio del progetto, poco più di 15 anni fa, ciò che rimane di Songdo è, come raccontano i residenti, «una prigione deserta».
Nata da un'idea di alcuni immobiliaristi e del governo sudcoreano, la visione era quella di costruire un nuovo modo di pensare la città per oltre 300.000 residenti: oggi Songdo ospita appena 70.000 abitanti. Un progetto che, pubblicizzato come l'antitesi della capitale soffocante e sovrappopolata, ha però trovato difficoltà ad attirare grandi investitori.
Le data del completamento si sposta di anno in anno: in origine si era detto che tutto sarebbe stato pienamente funzionante entro il 2015, poi si è slittati al 2018 e ora al 2022. Tuttavia gli sviluppatori non rinunciano al progetto e stanno cercando di attirare stranieri con la costruzione di "American Town".
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