COME SARÀ IL MONDO DOPO IL CORONAVIRUS? – L’ARTICOLO DI HARARI PER IL “FINANCIAL TIMES” https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/come-sara-nbsp-mondo-dopo-coronavirus-ndash-studiosi-230921.htm
E LA FALLA ORA RILANCIA I DUBBI SULL'APP DEL MODELLO COREA
Jaime D’Alessandro per “la Repubblica”
Falla nel sistema, impreparazione, attacco informatico. E magari, perché no, tutte e tre le cose assieme. Il crollo del sito dell' Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps), con profili di contribuenti che diventano di pubblico dominio, va forse inteso come un avvertimento. Mentre l' Italia intera sta traslocando sul Web e si prepara a contrastare la pandemia grazie al digitale, certe disattenzioni è evidente che non possiamo permettercele. Adesso la palla passa al Garante per la Privacy, Antonello Soro, che dovrà capire cosa è successo.
«Ci vorrà tempo», spiega. «Intanto ho chiesto il ripristino del servizio. Mi limito per il momento a sottolineare che le banche dati pubbliche, quella dell' Inps è fra le più grandi in assoluto, devono poter affrontare situazioni fuori dall' ordinario senza crollare ».
Non è l' unico fronte aperto in questa migrazione improvvisa nell' era digitale. La Task force per l' utilizzo dei dati contro l' emergenza Covid-19, nata due giorni fa, sta valutando in queste ore le 320 soluzioni presentate sia dall' Italia sia dall' estero ed entro la fine di questa settimana dovrebbe esser pronta una rosa delle più affidabili. L' app per il cosiddetto "contact tracing", capace di stabilire se ci siamo avvicinati ad una persona risultata poi positiva, è solo uno dei tanti tasselli di un puzzle del quale fanno parte anche e soprattutto i sistemi di raccolta e conservazione delle informazioni.
I settantaquattro esperti del gruppo - a volte con un curriculum di prestigio alle spalle e altre volte quasi del tutto sconosciuti - su indicazione del ministero per l' Innovazione e quello della Salute stanno capendo in queste ore quale strada prederemo. Dalla Corea del Sud a Singapore fino ad Hong Kong ed Israele, tecnologie simili le hanno già impiegate o hanno cominciato a farlo di recente, ma sempre nella fase iniziale del contagio per evitare di dover chiudere il Paese e con la capacità di eseguire e poi analizzare un alto numero test con i tamponi che noi per ora non abbiamo. In più le app vere e proprie e relativi siatemi di dati sono tutte diverse fra di loro.
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«Quella di Singapore ad esempio non traccia la posizione come avviene in Corea del Sud», spiega Andrea Zapparoli, del comitato direttivo dell' Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit). «Segnala solo se c' è stata prossimità con un contagiato nelle settimane precedenti e invita a fare il test. Impossibile quindi usarla per una sorveglianza di massa». La coreana invece, che è stata sviluppata e testata fin dal 2015, lo fa e per questo sembra molto meno compatibile con il nostro sistema. Il regolamento europeo per la protezione dei dati, Gdpr, permette delle deroghe in fatto di privacy quando si tratta di un' emergenza sanitaria, ma solo per un periodo di tempo limitato e solo a certe condizioni.
Peccato che per noi sia una corsa contro il tempo e la materia complessa.
«I problemi tecnici da affrontare sono diversi e altrove la macchina statale li ha risolti in passato », aveva raccontato poco tempo fa Walter Quattrociocchi della Ca' Foscari di Venezia, prima della nomina nella task force.
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Mentre alcune Regioni si muovono in ordine sparso lanciando proprie app non sempre di grande affidabilità, si teme che misure a breve termine prese in periodi straordinari e di corsa, diventino poi permanenti.
La ministra per l' Innovazione Paola Pisano sembra avere chiaro il pericolo. Ha fatto intendere che quel che la task force sceglierà, oltre ad aiutare a contenere la seconda fase dell' epidemia, dovrà poter tornare utile in seguito, dunque essere compatibile con la vita ad emergenza finita.
Fra le 320 proposte arrivate da aziende private, pubbliche e startup, alcune anche dal resto d' Europa e Stati Uniti, è altamente probabile che verranno selezionate app che sono state già testate altrove e abbiano una provata solidità, legate a sistemi di raccolta di dati su base volontaria resi anonimi e gestiti da un' istituzione pubblica. Il tutto dovrà comunque esser vagliato volta per volta dalle varie autority, ovvero Comunicazione, Concorrenza e Privacy. «Serve una strategia a lungo termine e un' unica regia pubblica che lavori in accordo con il resto d' Europa», avverte Soro. Insomma, non sarà una passeggiata, anche senza incidenti di percorso come quello dell' Inps.
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