Alessandra Ghisleri per "la Stampa"
In questi giorni in Italia sono partite le prenotazioni e da giovedì 16 dicembre si darà il via alle vaccinazioni anti-covid 19 per i bambini della fascia che va dai 5 agli 11 anni di età. Il 45,3% degli italiani si dichiara favorevole e tra loro troviamo 1 cittadino su 2 tra i maggiorenni già vaccinati (51,4%). Il 30,9% rimane contrario e con loro si schiera quasi un vaccinato su 4. Interessante è quel 23,8% di intervistati che non sa esprimersi e che ritrova nelle sue file il 25,9% dei vaccinati.
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Se si restringe il campo ai soli genitori con figli tra i 5 e gli 11 anni si conferma 1 genitore su 2 favorevole, un dato che arriva a sfiorare il 60,0% tra gli immunizzati (57,3%). In questo specifico cluster il 27,8% rimane contrario - il 19,3% tra coloro che sono "stati già punti" -. In tutto questo rimane una madre o un padre su 4 che non sa esprimere un'opinione e si fa ancora tante domande su come funzioni e quali effetti, se fossero previsti, si potranno avere in futuro.
In tutte queste scomposizioni si scopre come il Nord Est sia la parte del Paese più renitente ad immunizzare i propri figli. Tale resistenza emerge anche nella possibilità di rendere obbligatoria la vaccinazione anti-Covid19 dai 12 anni in su. Infatti, mentre per i residenti nel resto del nostro Paese il 53,3% vorrebbe imporre l'immunizzazione, con tutti valori al di sopra della media nazionale, nel resto dello stivale, nell'area che comprende Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna il dato rimane concentrato sulla maggioranza di contrari (48,5%). Tra i vaccinati i favorevoli salgono al 62,5%.
TERZA DOSE DI VACCINO ANTI COVID
Il monitoraggio continuo dall'inizio dell'anno sulla possibilità di rendere obbligatoria l'inoculazione anti-covid19, tra alti e bassi, dimostra un calo costante dei favorevoli con un incremento di coloro che sono ancora in pausa di riflessione e non sanno dare una risposta. Già negli ultimi 3 mesi questo dato è diminuito di 10 punti percentuali, con un calo maggiore proprio in corrispondenza della comparsa della nuova variante Omicron.
Più sicure sono le percezioni registrate sul super green pass che prevede il tampone (molecolare o antigenico) per poter accedere al posto di lavoro e anche una serie di divieti per i non vaccinati tra cui il divieto di frequentare bar, ristoranti, cinema, teatri, stadi e palazzetti sportivi, piscine e palestre, impianti sciistici, discoteche e sale gioco Il 70,4% della popolazione -l'80,8% tra i vaccinati- condivide il certificato verde e tra loro il 18,5% l'avrebbe desiderato ancora più restrittivo. E mentre 1 italiano su 4 si dichiara contrario - il 13,6% tra i vaccinati- coloro che non sanno esprimere la loro opinione è solo il 6,1%.
Da tutto ciò si evince che sul palcoscenico nazionale sta ancora una volta andando in scena la forza dirompente dell'informazione che manca. Infatti, laddove ogni cittadino viene messo di fronte alle regole del gioco che modificano e trasformano la sua vita, le riconosce e si sa esprimere nel merito, a favore o contro, con una certa sicurezza. Tuttavia, osservando i progressi della scienza, che sta lavorando al meglio delle possibilità e della conoscenza condivisa, le risposte che le persone si aspettano oggi in tema di vaccini sono altre.
A dispetto di qualsiasi posizione di parte è necessario riconoscere al vaccino un suo posto istituzionale nel sistema, nelle sue logiche e nelle sue pratiche. Non stupisce infatti che dal credo di essere immunizzati per sempre con uno (Johnson & Johnson) o due incontri (Pfizer o Moderna) con il vaccino, si è passati ad una nuova dose booster, mentre si sta iniziando a parlare -già- di un'inoculazione con scadenza annuale o addirittura semestrale. In questa pluralità di voci si favorisce il nascere e il dominare di quelle credenze, con diffusione anche planetaria, che il criterio di scientificità sia maggiormente definito da logiche che poco hanno a che fare con la salute dei cittadini.
E proprio su questo spingono l'acceleratore i no-vax! A ben guardare il mondo che abbiamo perso con l'arrivo della pandemia è per tutti un ricordo più razionale, intellegibile e comprensibile rispetto a quanto accade oggi. E mentre cresce tra i vaccinati la volontà di avere la terza dose (83,8%, +20,9% in 3 mesi) in maniera politicamente trasversale, se si torna indietro con la memoria agli albori del 2020 è facile inanellare tutte quelle affermazioni che hanno lasciato spazio alle smentite. Per il resto sarebbero necessarie meno parole, più certezze -per quanto possibile-, dando lo spazio ad una politica con il coefficiente più alto di libertà e giustizia. -
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