A VENEZIA UN UOMO È MORTO DOPO ESSERE STATO CONTAGIATO DALLA CANDIDA AURIS, IL FUNGO KILLER - IL 70ENNE AVREBBE CONTRATTO LA MALATTIA IN KENYA, DOVE SI TROVAVA PER LAVORO ED È STATO TRASFERITO A MESTRE - IL FUNGO È RESISTENTE AL 90% DEGLI ANTIFUNGINI E HA UN TASSO DI MORTALITA'  TRA IL 20 E IL 70% - SI TRATTA DEL PRIMO CASO IN VENETO, DOPO CHE ERA STATO TROVATO IN LIGURIA NEL 2019…

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Gloria Bertasi per corrieredelveneto.corriere.it

 

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All’arrivo in ospedale le sue condizioni erano molto allarmanti — «gravissime», sottolineava l’Usl 3 a inizio luglio — ma fino all’ultimo, nonostante il contagio da Candida Auris, il «fungo killer» incurabile dai normali antimicotici, si sperava che la situazione migliorasse. E invece, tre giorni fa, il settantenne veneto ricoverato all’ospedale dell’Angelo di Mestre non ce l’ha fatta ed è morto. Per un mix di patologie, tra cui anche la temutissima Candida Auris, resistente al 90 per cento degli antifungini e altamente contagiosa. Era il primo caso di infezione del Veneto, ora è anche il primo decesso.

 

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LA DIAGNOSI

L’uomo, un over 70, in ospedale dai primi del mese era arrivato dal Kenya dove si trovava per lavoro e proprio lì avrebbe contratto il fungo. Durante il soggiorno, ha sofferto di calcoli renali e, per curarsi, si è rivolto a una clinica privata. Ma le sue condizioni invece di migliorare continuavano a peggiorare di giorno in giorno e la famiglia è riuscita ad ottenere il trasferimento all’ospedale dell’Angelo di Mestre con un volo sanitario protetto.

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I medici, al suo arrivo, hanno deciso di eseguire tutti i test del caso: la provenienza del paziente li aveva messi in allerta e hanno preferito non trascurare alcun dettaglio. L’esito degli esami ha rivelato quello che già si sospettava: il settantenne aveva contratto il Candida Auris, quasi sicuramente all’interno della struttura sanitaria keniota, dove è facile ci fossero altri casi in essere.

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RESISTENTE AGLI ANTISETTICI COMUNI

In Veneto, quello mestrino, è il primo episodio certificato. In reparto sono scattate fin dal primo momento tutte le verifiche del caso e ogni precauzione per evitare il diffondersi della Candida killer sono state messe in campo. «Può colonizzare la cute delle persone e contamina superfici e ambiente — aveva spiegato alla scoperta dell’ingresso della Candida Auris in ospedale il direttore della Microbiologia dell’Angelo Claudio Scarparo —. È difficile da eradicare perché è resistente agli antisettici comuni, in Liguria ci hanno messo due anni per liberarsene».

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Non basta, cioè, disinfettare tutto: il fungo può formare biofilm sulle superfici. A oggi, per fortuna, non risultano altri contagi ed essendo passate due settimane dall’arrivo all’Angelo del paziente, la speranza è che il peggio sia stato superato e che non ci sia più pericolo per chi è stato in contatto con l’infetto.

 

MORTALITÀ TRA IL 20 E IL 70 PER CENTO

In ogni caso, la profilassi è ancora incorso. Perché questo fungo resiste praticamente ad ogni tipo di antimicotico (il 90 per cento dei ceppi è resistente ad almeno una delle tre classi di antifungini disponibili) e ha un tasso di mortalità altissima: tra il 20 e il 70 per cento, soprattutto se si tratta di persone già fragili, come l’uomo deceduto in corsia pochi giorni fa. E che era stato colpito da calcoli renali, una delle patologie — insieme a diabete, malattie dell’orecchio e traumi — che offre terreno fertile a questo «super fungo» come spesso viene apostrofato.

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NEL MIRINO DEL MINISTERO

Da novembre 2021 non c’erano stati altri casi in Italia, una volta estinto il focolaio ligure. Ora la trasmissione di questa Candida è in crescita in Italia e a fine dello scorso novembre il ministero della Salute ha diramato una circolare perché aumenti l’attenzione in tutte le strutture sanitarie del Paese. «In Italia dal 2019 — si legge — sono stati descritti e notificati sia casi importati che autoctoni di colonizzazione o infezione, per un totale di circa trecento casi».

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Detto questo, visto l’alto rischio (e tasso) di mortalità il Ministero ricorda che ogni episodio va comunicato — come fatto dall’Usl 3 Serenissima — «tempestivamente» al Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive . «Si raccomanda di seguire quanto più attentamente possibile le indicazioni — continua — per la riduzione del rischio, il riconoscimento, l’informazione ai soggetti coinvolti e la gestione dei casi di Candida Auris».

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