Renato Farina per “Libero Quotidiano”
maglietta black lives matter pubblicizzata da modella bianca e bona
Il povero Georg Floyd, l'afroamericano ucciso a Minneapolis da un agente in modo atroce, si è trasformato da morto in un buon affare per chi sa giocare con i sentimenti delle masse. Non ci riferiamo qui alla straordinaria inventiva ideologica per cui si è passati dalla protesta contro la brutalità della polizia americana verso i neri all'imbrattamento della statua di Montanelli a Milano.
E neppure dell'abilità di certe starlette di posizionarsi in favore di riflettore grazie al modico sforzo di simulare una genuflessione in sua memoria. Parliamo proprio di merci, con tanto di prezzi, e spese di spedizione in vendita su internet: è il mercato progressista dei santini che si è insediato sulla piattaforma ebay.
Va fortissimo ad esempio la maglietta con la scritta che riproduce lo slogan delle manifestazioni antirazziste sin dal 2013 in Florida ma che è diventato universale in queste settimane: "Black Lives Matter", cioè "Le vite dei neri contano". Il filo di cotone è nero, le parole sono stampate in giallo.
Il prezzo è onesto, fa sentire alla moda e persino molto buoni: 8,79 (+ il costo di spedizione a 5,77). Sempre la stessa frase adorna e trasforma in simboli di appartenenza elegante al grande movimento nero che abbraccia il mondo intero, braccialetti e anelli, di varie fogge. Prezzi davvero popolari: da 2,42 a 3,84.
PROPAGANDA
Poi si va sulla borsa, forse pensata per le compere o forse per la spiaggia. Qui il prezzo sale a 39,45. E cambia anche le tipologia della modella. Se la modella dotata di maglietta aveva l'aria da vi-faccio-vedere-io, con i pollici infilati nei taschini dei jeans a tirarli verso il basso e un pezzetto di pancia scoperto, alla maniera di una bad girl, tutt' altro tipo è la testimonial dell'aggeggio da passeggio con lo spazio per l'asciugamano e la crema solare.
Qui la militante antirazzista si svaga, la vita non è tutta una manifestazione di protesta, ma a un po' di propaganda non si rinuncia mai. Ed ecco il clou del catalogo. Un ragazzo di colore, con la barba opportunamente appena appena lunghetta, lo sguardo fisso verso un obiettivo indistinto, una fascia rossa sulla fronte, e la scritta tremenda: "I can't breathe". La didascalia spiega: "Non respiro".
È la frase ripetuta da Georg Floyd mentre il poliziotto gli teneva il ginocchio sulla gola, per nove minuti. Possibile che si possa esibire il grido soffocato, sempre più flebile di un'agonia, come merce alla moda? Possibile, tant' è che lo si fa. La réclame dice: compra subito! Il prezzo è di 8,74, la spesa di invio ridottissima, a 2,79.
È il modo con cui il volto sofferente di Floyd si è trasformato in un piacere subliminale di essere dalla parte giusta del mondo. Si tratta di un caso di scuola, per chi conosca i classici della sociologia. È una forma aggiornata di "consumismo ostentativo".
Quando l'espressione fu coniata da Thorstein Veblen, nel 1899, si riferiva ai beni di lusso eletti dalle ricche famiglie americane come status symbol. Erano prodotti favolosi e carissimi, e per ciò stesso creavano distanza, senso di superiorità da una parte e frustrazione e/o volontà di ascesa sociale tra gli esclusi.
Oggi si prende a prestito l'urlo di un sofferente per dimostrare di essere all'altezza dei tempi, perfettamente integrati con il sistema di valori che consentono di circolare soddisfatti e pasciuti delle proprie convinzioni. pensiero unicO Tramontato Che Guevara insieme al mito cubano eccoci a queste cianfrusaglie di devozionalismo di sinistra.
Ci rendiamo conto: sono poveri oggetti, filiere minimaliste rispetto ai giganteschi interessi che stanno dietro il pensiero unico. Il quale tollera benissimo, anzi promuove, quelle che sono diventate esibizioni di odio verso chi si rifiuta di assimilarsi all'ondata conformista. Dai che lo sappiamo cosa vuol dire esibire in Italia queste scritte, e piazzarle su internet: significa segnare il territorio, in alto e in basso, con le frase dei divi di Hollywood e dello sport sulle cime, e le loro genuflessioni milionarie, e a valle, o negli scantinati, i loro imitatori adoranti.
Sono i medesimi valori di cui i nuovi padroni del mondo hanno imbevuto l'algoritmo che sui motori e i siti dominanti del web funziona per censurare e cancellare ciò che è sgradito. È il "capitalismo della sorveglianza", come l'ha definito in un libro da studiare Shoshana Zuboff. Sanno tutto di noi. Selezionano e tracciano pensieri e gusti dei buoni e dei cattivi. Quasi quasi per depistarli mi compro anch' io su internet la maglietta. riproduzione riservata.
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