VOLETE RIDERE? IL BRASILE, CHE NON HAI VOLUTO CONSEGNARE IL TERRORISTA CESARE BATTISTI, CHIEDE ALL’ITALIA L’ESTRADIZIONE DI UNA COPPIA DI VERONA - PER UN REATO? C’E’ UNA SENTENZA? NO, SOLO LA TESTIMONIANZA, CONTRO DI LORO, DELLA EX COLF - QUESTA E’ LA LORO STORIA

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Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera

 

CASSAZIONE CASSAZIONE

Marito e moglie italiani rischiano l' estradizione in Brasile (che non consegnò il terrorista Cesare Battisti) sulla base solo della denuncia dell' ex colf brasiliana, presentata là ma per reati che si ipotizzano accaduti in Italia. La Cassazione ammette «punti critici» nelle norme, ma in base ad esse spiega di non avere margini di manovra e autorizza la consegna. Che ora solo un atto del Guardasigilli può fermare.

 

ANDREA ORLANDO ANDREA ORLANDO

Non è solo il protagonista di Kafka ne «La metamorfosi» a svegliarsi scarafaggio: può capitare a tutti - sulla scorta del precedente affermato dalla Corte d' Appello di Venezia e ribadito dalla Cassazione - di alzarsi la mattina e scoprire che si sta per essere estradati dall' Italia in un altro Paese (come il Brasile) non in esecuzione di una sentenza, ma solo perché quel Paese (diverso dall'area del «Mandato d' arresto europeo») ha chiesto all' Italia, sulla base esclusivamente della denuncia di un proprio cittadino, l' arresto del cittadino italiano per fatti in ipotesi commessi anche tutti in Italia.

 

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È quello che in provincia di Verona sta succedendo a marito e moglie italiani dei quali il Brasile chiede l' estradizione dopo che una ragazza brasiliana - domestica in casa loro per un paio d' anni, alla quale la coppia aveva rinunciato ritenendo non trattasse bene i loro 4 figli - al rientro in patria li ha denunciati alle autorità brasiliane per aggressioni fisiche anche a scopo sessuale, minacce e violenza psicologica.

 

E mentre il marito affronterà domani a Venezia l' udienza in Corte d' Appello che ha già visto soccombere la moglie, costei (brasiliana di nascita ma italiana con il matrimonio) ha nel frattempo visto autorizzare la propria estradizione anche dalla VI sezione della Cassazione (relatrice Ersilia Calvanese) nonostante il parere contrario del pg di Cassazione, Perla Lori.

 

Il caso Battisti Sicché adesso a fermare l' estradizione in Brasile (che da anni nega all' Italia la consegna del terrorista Cesare Battisti, condannato all' ergastolo) può in teoria essere solo il ministro della Giustizia Andrea Orlando, esercitando entro 45 giorni (in scadenza per la moglie il 18 febbraio) il discrezionale «rifiuto facoltativo» contemplato come eccezione dall' art.6 del Trattato bilaterale del 1989.

 

CESARE BATTISTI CESARE BATTISTI

Il caso veneto ha quindi un interesse generale perché mostra come chiunque possa rischiare di essere bersaglio di estradizioni richieste esclusivamente sulla base di notizie di reato presentate da stranieri nei loro Paesi di origine per fatti ambientati in Italia.

Verifica formale Infatti, quando i difensori Luana Granozio, Massimo Bertolani e Christian Faccioli hanno eccepito che l' estradizione fosse domandata dal Brasile in forza non di una sentenza, ma solo della patente di veridicità data dal Brasile alle accuse mosse dalla ragazza e dai parenti, la Cassazione ha risposto che il Trattato tra Italia e Brasile non prevede che l' autorità giudiziaria italiana valuti nel merito il concreto valore probatorio degli elementi a sostegno della domanda di estradizione, ma solo che verifichi che il Paese richiedente abbia indicato i motivi e le fonti di prova.

 

cesare battisti cesare battisti

Ostativa all' estradizione, però, per i legali è la contemporanea pendenza in Italia di un procedimento penale per gli stessi fatti indagati in Brasile: vero, ma la Cassazione risponde che per procedimento penale vanno intesi l' arresto o la richiesta di processo, e qui invece la coppia di italiani è «solo» indagata dal pm veneziano Fabrizio Celenza, che nel 2016 aprì un fascicolo per i reati ipotizzati dal Brasile e inviò a propria volta in Brasile una rogatoria (persasi qualche mese al ministero) volta ad acquisire gli atti a base dell' estradizione .

 

In effetti nella procedura esistono «punti critici», concede la Suprema Corte, ma su essi è «fatta salva ogni opportuna valutazione politica». Tradotto, vuol dire che, mentre nel mondo delle norme «le doglianze della ricorrente non possono trovare accoglimento stante i circoscritti poteri di controllo affidati all' autorità giudiziaria nella procedura estradizionale», nel mondo della discrezionalità politica «spetterà al ministro della Giustizia stabilire se queste circostanze legittimino il rifiuto facoltativo dell' estradizione da parte del governo italiano».

 

 

 

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