Vittorio Zucconi per la Repubblica
A soli cento metri dal luogo della strage, faccio fatica ad avanzare. Non per uno sbarramento di polizia, no. Il perimetro vietato e sigillato per le indagini sta solo attorno al Mandalay Bay Resort, con le due finestre squarciate da dove Stephen Paddock ha preso la mira per il suo massacro. Ma a un solo isolato di distanza è la folla dei turisti quella che devo fendere per farmi strada, per riuscire a entrare nell' hotel-casinò-shopping mall della Mgm. Affollatissimo come se nulla fosse accaduto, con le slot machine prese d' assalto dai pensionati come Paddock, fiumi di visitatori venuti da tutta l' America e dal mondo.
Altro che lutto cittadino, non un solo spettacolo è stato sospeso nella prima sera dopo la strage. Sul mega- complesso della Mgm campeggia la pubblicità luminosa di David Copperfield, l' illusionista che ha qui un suo show permanente da molti anni. Il titolo della performance è Alter Your Reality: alterate la vostra realtà. È una sintesi perfetta del modello-Vegas, una metafora di quest' America trumpiana: che di fronte alla più orrenda strage della sua storia preferisce non aprire gli occhi, vive in una realtà parallela.
Proprio come la finta Venezia, la finta Parigi, la finta piramide di Luxor, tutte le attrazioni di Las Vegas che propongono repliche all' infinito, una realtà virtuale, un American Dream che promette svago divertimento eccitazione e forse perfino ricchezza a gogò, se la slot-machine imbocca la terna vincente. Niente panico da strage, quello è durato poche ore, oggi la città è quella di sempre. All' aeroporto ti accoglie sì un pannello luminoso che invita a donare sangue per i feriti negli ospedali, ma l' aeroporto stesso è già un casinò, se sei afflitto da dipendenza puoi giocare subito, nel salone degli arrivi le slot-machine sfavillano di luci multicolori.
Arrivano a ondate turisti che i torpedoni riversano in una città che non dorme mai. Non solo gioco d' azzardo ma anche convention professionali e turismo familiare: hai la scelta tra un concerto di Britney Spears e il Cirque du Soleil, un congresso di odontoiatri e la gita in elicottero al Grand Canyon, le piscine riscaldate degli hotel e i ristoranti stellati dove gli chef europei vengono a fare milioni. «The show must go on», che lo spettacolo continui: per dovere di sobrietà e rispetto del dolore i network televisivi accorsi da Los Angeles e New York danno visibilità alle veglie funebri, al raccoglimento, alle preghiere, ma la vita vera di Las Vegas è ben diversa.
Oggi arriva qui Donald Trump per portare solidarietà alle famiglie delle vittime, confortare i feriti, elogiare le forze dell' ordine. Trump a Vegas ci sta di casa perfino più che a New York. Anche qui troneggia una gigantesca Trump Tower tutta dorata, dove un anno e mezzo fa io lo inseguivo in campagna elettorale. Stravinse la primaria repubblicana, in una città fatta a sua immagine e somiglianza: American Dream posticcio, fasullo, irreale, fabbrica d' illusioni e mistificazioni. Poi perse l' elezione presidenziale del Nevada contro Hillary, perché dietro la facciata luccicante di Vegas c' è tanto lavoro ispanico, gli immigrati che sgobbano per salari minimi negli hotel casinò ristoranti non erano proprio entusiasti del suo Muro.
Trump sbarca qui dopo una problematica visita a Porto Rico dove alle accuse di ritardi negli aiuti ha replicato a muso duro che i portoricani «sprecano soldi del bilancio Usa». Sulla strage di Las Vegas ha twittato che è l' opera di «un folle pieno di problemi ». Ha zittito le polemiche sugli arsenali della morte in vendita libera, sempre via Twitter: «Di armi parleremo in futuro». È un classico della destra americana, non ha inventato lui questo sotterfugio. Ad ogni sparatoria con strage, la lobby armaiola della National Rifle Association e i suoi rappresentanti politici (cioè la totalità del partito repubblicano, più un pezzo dei democratici) reagisce sempre così: prendere tempo, lasciare che passi la tempesta, poi tutto resterà come prima.
Bisogna incollarsi davanti a Fox News per capire come il cervello di un americano di destra "elabora" queste tragedie. Il network televisivo di Rupert Murdoch dedica enorme spazio a Las Vegas, quasi esclusivamente per esaltare storie di eroismo dei poliziotti, di solidarietà tra le vittime, di abnegazione, gesti commoventi. È la ricerca costante di uno Happy Ending, la favola di un' America meravigliosa dove ogni tanto un folle criminale ci aiuta a sentirci ancora più buoni e amorevoli fra noi. Le armi diventano un finto problema, perfino un pretesto ignobile: «Non è il momento di politicizzare il dolore» dice sdegnata la portavoce di Trump.
Sciacalli dunque sono quei politici di sinistra, a cominciare da Hillary, che profittano di questo lutto immenso per le loro campagne. Ogni volta che Barack Obama tentò di far passare al Congresso leggi più severe sulle vendite di armi probabilmente contribuì a portare voti a Trump. La tribù di destra si ricompatta non appena sente minacciato il sacro diritto all' autodifesa. Liberi di armarsi fino ai denti, liberi di sperperare la pensione alle slot-machine, i turisti dell' oblìo che continuano a invadere Las Vegas oggi attendono qui il loro profeta, l' uomo che dello showbusiness ha fatto un trampolino verso la Casa Bianca.
FUCILI RITROVATI NELLA STANZA DI PADDOCK A LAS VEGAS FUCILI RITROVATI NELLA STANZA DI PADDOCK A LAS VEGAS 2