ignazio la russa contro licia ronzulli
Giorni fa, alla presentazione del pediatra che il centrodestra vorrebbe far diventare sindaco di Milano, Luca Bernardo, Ignazio La Russa si è accorto che tutte le poltroncine della prima fila erano riservate a esponenti di Lega e Forza Italia.
Ma non solo: Licia Ronzulli, ultima sacerdotessa berlusconiana (il tempio è quasi deserto, le luci sono spente) si stava cuccando pure l’unico strapuntino destinato a Giorgia Meloni, rimasto vuoto perché la Meloni, dopo le polemiche sulla Rai con gli alleati, era rimasta a Roma.
A quel punto La Russa è scattato come un grillo (74 anni portati alla grande) e, charmant, ha urlato: «Questa sedia resta vuota! Non me ne fotte un cazzo!». La Ronzulli è scappata via impaurita e lui, con il vecchio ghigno luciferino, si è riseduto tutto soddisfatto d’essere ancora nei panni di “Gnazzzio!” (cit. Fiorello), che ai senatori grillini urlava “Giogaaati!” (Drogaaati!).
Così è tornato sui giornali l’eterno La Russa, sopravvissuto a mezzo secolo di destra: i primi ricordi ormai in dissolvenza, con lui che, nella violenta stagione milanese Anni 70, quando era il temuto segretario del Fronte della Gioventù, veniva chiamato Ignazio La Rissa (esiste una strepitosa testimonianza, un suo comizio in piazza Castello con cui Marco Bellocchio, nel 1972, decise di far cominciare il film Sbatti il mostro in prima pagina).
Gli anni roventi del Msi, poi An («Gianfranco Fini commise errori giganteschi»), infine il berlusconismo vissuto con trasporto (fu pure ministro) ma senza rinunciare ad essere uno straordinario animatore di serate mondane, mai visto arrivare dai paparazzi prima dell’una di notte.
Ineffabile La Russa. Fatale La Russa. Che prima di tanti intuisce le rughe sotto i famosi due centimetri di cerone del Cavaliere e allora, con un saltello di nuovo a destra, diventa autorevole esponente di Fratelli d’Italia. «Tolga pure l’autorevole: io sono il fondatore del partito».
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Giorgia Meloni, in realtà, la racconta un po’ diversamente, perché fu lei ad avere l’intuizione che si dovesse riempire la voragine lasciata da An. Però è inutile, e un filo pericoloso, star troppo a sottilizzare con “Gnazzzio” («Rrrrongoneee, lei ha la capacità di scuotere il mio sistema nervoso» soffiò una volta, digrignando i denti. Ma c’era della simpatia, forse).
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