ACEA QUIZ: CHI VINCERA’, ALEDANNO O CALTARICCONE? - PER L’AZIENDA DELL’ACQUA E DELLA LUCE IL SINDACO DI ROMA STA CERCANDO SOLUZIONI IMPRATICABILI (CDP) O POCO CONVENIENTI (VENDITA SUL MERCATO) PER PIAZZARE UN 21% - CON CALTAGIRONE, SUPPORTATO DELL'ASSESSORE AL BILANCIO CARMINE LAMANDA, CHE FREME PER UN AMPIO AZIONARIATO IN MODO CHE, COL SUO 18%, POSSA DOMINARE INCONTRASTO - IN CAMPIDOGLIO DILAGA IL CAOS TRA I PARTITI…

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1- L'ACEA DI ALEMANNO RIMANE SENZA LUCE
Luca Iezzi per "Affari & Finanza - la Repubblica"

GIANNI ALEMANNOGIANNI ALEMANNO

Comprereste un' azienda usata (male) da Gianni Alemanno? I treni persi da Acea nell' ultimo decennio sono innumerevoli. Doveva essere una protagonista nella privatizzazione del mercato dell' energia elettrica, ma l' alleanza con Electrabel (poi GdfSuez) è finita a carte bollate. Poteva diventare la più grande multiutility nazionale, ma i progetti di crescita nel gas e nei rifiuti si sono persi in mille veti e contorsioni politiche.

Il luminoso avvenire nell' acqua privata è stato stroncato dal referendum. Da ogni svolta la società è uscita più indebitata, confusa e depauperata, con colpe da distribuire bipartisan. Acea, sempre meno macchina da dividendi e poltrone, è ancora utile per far cassa. Il sindaco di Roma sta cercando soluzioni impraticabili (Cdp) o poco convenienti (vendita sul mercato) per piazzare un 21%.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON MALVINAFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE CON MALVINA

Si discute dell' opportunità della vendita, dei tempi e delle modalità. Si dibatte della quota del socio pubblico, degli appetiti dei soci privati come Caltagirone, ma nessuno si chiede perché qualcuno dovrebbe comprare visto che il Campidoglio rimarrà in ogni caso il principale committente, regolatore e cliente di Acea. Una condanna in grado di tener lontano ogni investitore di buon senso. Un piano industriale credibile e un chiarimento sulle strategie da presentare prima della vendita potrebbe ridurre la diffidenza, o almeno provarci.

2 - È CAOS PER LA VENDITA ACEA SPUNTANO DUBBI ANCHE NEL PDL
Ernesto Menicucci per il "Corriere della Sera - Edizione Roma"

Il fronte degli «scettici», sulla vendita del 21% di Acea, si allarga anche nel Pdl. E non solo per le proteste dei movimenti - che hanno occupato l'aula Giulio Cesare con cartelli e striscioni - o per l'opposizione del centrosinistra che accusa l'assessore al Bilancio Carmine Lamanda («nella sua relazione dicono Umberto Marroni e Fabrizio Panecaldo, Pd - ha dato degli ignoranti ai consiglieri comunali, trattandoli da mercenari e citando il lavoro per mantenere 60 eletti in consiglio»).

CARMINE LAMANDA E SIGNORACARMINE LAMANDA E SIGNORA

Anche il centrodestra, ora, è in subbuglio. E ieri, in sala delle Bandiere, a porte chiuse, si è svolto un nuovo, serrato, dibattito tra i pidiellini e Lamanda. Presenti tutte le componenti: i «gabbiani» di Fabio Rampelli, tra i più dubbiosi verso la «delibera 32» che istituisce la holding e, in sei righe, mette in vendita il 21% di Acea; quelli di «Laboratorio Roma» (legati all'assessore ai Trasporti Antonello Aurigemma), del senatore Andrea Augello, gli ex democristiani, fino agli uomini del sindaco (alla riunione c'era Ugo Cassone).

L'unica componente che, al momento, sembra difendere la delibera è quella degli ex azzurri, vicini al coordinatore romano Gianni Sammarco, unici silenti nelle due ore di faccia a faccia. Per il resto, è stato un fuoco di fila, con qualche momento di tensione. Lamanda, ad un certo punto, ha sbottato: «L'impianto della delibera è questo». E, in più di uno, gli hanno risposto: «Allora votatevela da soli».

ANDREA AUGELLOANDREA AUGELLO

Gli «scettici» pidiellini hanno sottoposto a Lamanda una serie di obiezioni. Primo: perché Acea non farà parte della Holding? Dove sono, allora, i benefici fiscali? Secondo: perché non sono state cercate strade alternative, come la cartolarizzazione di alcuni beni? Tra le proposte avanzate, quella di destinare il ricavato dalla vendita ad interventi sul territorio e quella di fissare al 30% la rappresentanza di genere nella nuova Holding. Più l'esplicitazione, in delibera, dell'impossibilità per chi detiene più del 2% delle quote a partecipare alla privatizzazione.

È l'emendamento definito «anti-Caltagirone»: il sindaco ne aveva parlato, ma sembra che nessuno lo avesse scritto nel provvedimento. Lamanda (che ieri ha criticato l'opposizione citando il Barbiere di Siviglia) e Alemanno vanno avanti: «Nessuno sta svendendo l'acqua dei romani. Dal Pd solo disinformazione». Il centrosinistra non ci sta: «Non ci sono obblighi di legge per la vendita, lo dice anche il governo». Sabato sfilano Legambiente e movimenti: volevano arrivare al Campdiglio, gli è stato negato. L'estate dell'acqua sarà calda.

 

 

 

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