ADDIO PAX ALPINA: SALTA L’ACCORDO CON LA SVIZZERA SUI CAPITALI NASCOSTI - BERNA RESTA NELLA LISTA NERA, E SI VENDICA SUI LAVORATORI ITALIANI

A meno di miracoli dell’ultima ora, non ci sarà l’intesa a cui il governo italiano lavora da anni - Il solito Pinocchio-Saccomanni aveva detto a Davos che “il compromesso è vicino”, invece andrà in Svizzera per una gitarella inutile - Secondo il governino di Letta, il decreto sul rientro dei capitali ha reso l’accordo meno urgente, ma sembra un ennesimo flop…

Condividi questo articolo


Federico Fubini per "la Repubblica"

Molte volte annunciata, altrettanto spesso rinviata, la fine della guerra fredda italo-svizzera non ci sarà. Dopo un interminabile negoziato, entro fine mese i due Paesi dovevano chiudere un lungo elenco di contenziosi sul fisco e sul trattamento degli italiani che ogni giorno vanno a lavorare nel Canton Ticino.

Invece non sarà firmata nessuna pax alpina, non ora almeno. Al suo posto, la crisi delle banche elvetiche dopo Lehman e la recessione più lunga nella storia dell'Italia unita secernono un sottile avvelenamento dei rapporti e ritorsioni incrociate: sui migranti, sulle tasse e sulla lista nera internazionale alla quale il governo di Roma ha consegnato quello di Berna.

SACCOMANNI E LETTASACCOMANNI E LETTA

Non doveva finire così, almeno nei programmi dei governi. Enrico Letta era atteso a Berna domani per il Forum di dialogo fra la Svizzera e l'Italia, organizzato dalla rivista Limes, dall'Ispi e dal ministero degli Esteri. Per quell'occasione era prevista anche la firma su un accordo complessivo fra i due Paesi sui problemi del trattamento fiscale, sul segreto bancario e i lavoratori transfrontalieri.

Letta però ha fatto sapere da giorni che non ci sarà. Al suo posto, il presidente della Confederazione Didier Burkhalter accoglierà Fabrizio Saccomanni e, salvo miracoli delle prossime ore, non ci sarà nessuna intesa. Benché lo stesso ministro dell'Economia a Davos giorni fa avesse detto che il compromesso è vicino, difficilmente se ne riparlerà prima dell'estate.

Probabile che l'Italia stia perdendo interesse. Il governo non ritiene più di aver bisogno della Confederazione per raggiungere ciò a cui è più interessato dall'altra parte della sua frontiera nord: i capitali nascosti degli italiani. Il decreto del governo sulla "voluntary disclosure" (le dichiarazioni spontanee dei contribuenti), e soprattutto la legge elvetica che vieta alle banche di gestire fondi frutto di frode fiscale, di fatto segnano la fine del segreto svizzero sui capitali italiani: una svolta dopo tre secoli di fughe più o meno nobili di capitali.

LETTA, ALFANO, SACCOMANNILETTA, ALFANO, SACCOMANNI

Con il decreto unilaterale del governo, molti infatti faranno emergere o riporteranno in Italia i propri fondi, senza godere dell'anonimato, ma pagando al fisco meno di quando dovrebbero in caso di accordo fra Roma e Berna: il 13-14% invece del 25-30%. Ci sono poi gli altri, i corrotti arricchiti, i commercialisti delle mafie, ma anche alcune categorie di dirigenti d'impresa: tutti gli italiani che non rientrano nelle maglie della depenalizzazione delle frodi prevista dal governo dovranno comunque levare le tende.

BANCHE SVIZZEREBANCHE SVIZZERE

Lasceranno la Svizzera. Apriranno fondi fiduciari a Dubai o a Singapore, ma comunque svuoteranno i caveau di Lugano, Chiasso o Zurigo. Da quando la pressione degli Stati Uniti minaccia di stritolare le banche elvetiche che proteggono i reati fiscali, la Svizzera è ormai costretta a separarsi dai clienti dal dubbio pedigree.

BANCHE SVIZZERE UBSBANCHE SVIZZERE UBS

È soprattutto per questo che l'accordo con Berna per l'Italia adesso non è più urgente. E gli svizzeri di colpo si trovano privati dell'unica leva per arrivare invece a ciò che interessa loro: essere tolti dalla "lista nera" internazionale per concorrenza fiscale sleale alla quale l'Italia li ha consegnati, infliggendo loro danni finanziari e di credibilità. Anche qui, benché ormai la Svizzera stia togliendo il segreto sui conti, l'Italia non ha fretta di offrire concessioni. Il timore del governo è che il Canton Ticino, con il declino delle banche, cerchi una vocazione da paradiso fiscale delle imprese in modo da attrarre gran parte del tessuto produttivo lombardo.

EVASIONE FISCALEEVASIONE FISCALE

Una politica di aliquote basse in Ticino può desertificare interi distretti del comasco e della Brianza. E al ministero dell'Economia di Roma non basta la promessa di governo federale di Berna di «invitare» i Cantoni non lanciarsi nella concorrenza fiscale per attrarre imprese dall'Italia.

Il governo non si fida degli impegni elvetici, dunque la Svizzera resta consegnata alla "lista nera" dei Paesi dal gioco fiscale scorretto. A sua volta, il Ticino applica dunque una ritorsione di cui pagano le conseguenze i Comuni italiani vicini al confine. In base agli accordi, il Cantone dovrebbe infatti versare ai Comuni lombardi il 40% dell'imposta sui redditi che raccoglie alla fonte sui lavoratori transfrontalieri che ogni giorno arrivano a decine di migliaia dall'Italia.

evasione-fiscaleevasione-fiscalePARADISI FISCALIPARADISI FISCALI

Ma da tempo il Ticino ha smesso di pagare, mettendo alla prova la tenuta di bilancio di molti enti locali lombardi. Così le cicatrici di anni di crisi bancarie, tempeste del debito e recessione stanno finendo per intossicare anche i rapporti più antichi. La pax alpina, per ora, può attendere.

paradisi-fiscaliparadisi-fiscali

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT – DUE “ORFANELLE” SI AGGIRANO PER L’EUROPA: MARINE LE PEN E GIORGIA MELONI. ENTRAMBE DEVONO PRENDERE LE DISTANZE DAGLI EUROPUZZONI (I "PATRIOTI" ORBAN, VOX E PARANAZI VARI CHE SALVINI HA RIUNITO A PONTIDA) - LA DUCIONA FRANCESE È TERRORIZZATA DAL PROCESSO SUGLI ASSISTENTI DEL SUO PARTITO PAGATI CON I FONDI EUROPEI: LA CONDANNA CANCELLEREBBE IL SOGNO DI CONQUISTA DELL'ELISEO - PER SALVARSI DALL'IRA DEI GIUDICI LA “PATRIOTA” MARINE, DOPO AVER RINUNCIATO A FIRMARE LA MOZIONE DI SFIDUCIA CON LA SINISTRA DI MELANCHON AL GOVERNO DI MACRON, ORA PENSA DI MOLLARE I "PATRIOTI" DEL POPULISMO SOVRANISTA - LA DUCETTA ITALIANA E' INVECE RIMASTA SOLA IN ECR CON I POLACCHI DEL PIS E STA CERCANDO DA BRAVA CAMALEONTE DI BORGATA DI FINGERSI “MODERATA” PER RIAGGANCIARE IL CARRO DEL PPE...

VESPA, CHI ERA COSTUI? INDIGNATA LETTERINA DI "BRU-NEO" A DAGOSPIA: “IERI SERA AL PALAZZO DEI CONGRESSI HO ABBANDONATO LA CELEBRAZIONE DEI 100 ANNI DELLA RADIO E DEI 70 DELLA TELEVISIONE, INDIGNATO PER IL TRATTAMENTO RISERVATO A ‘PORTA A PORTA’. ACCANTO ALL'OMAGGIO A MONUMENTI COME ZAVOLI E PIERO ANGELA, SONO STATI RICORDATI ‘MIXER’ E ‘CHI L’HA VISTO’. MA NON UNA PAROLA, NÉ UNA IMMAGINE, SUI 30 ANNI DI PORTA A PORTA” - FATTE LE NOMINE, VESPA NON SERVE PIÙ? È STATO UN GENTILE CADEAU DA PARTE DI CHI È STATO ESTROMESSO? CHI C'È DIETRO? È MAI POSSIBILE CHE LA SCALETTA DI UN PROGRAMMA COSÌ IMPORTANTE, CHE CELEBRA UN SECOLO DI RAI, NON ABBIA AVUTO L’IMPRIMATUR DELL’AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA RAI, GIAMPAOLO ROSSI?

PERCHÉ GIORGIA MELONI È COSÌ INCAZZATA CON LA DISGRAZIATA "TALPA" CHE HA SPIFFERATO IL BLITZ SULLA CONSULTA DI MARTEDÌ PROSSIMO? LA DUCETTA SPERAVA DI COGLIERE DI SORPRESA L'OPPOSIZIONE E SPIANARE LA STRADA AL SUO CONSIGLIERE GIURIDICO, FRANCESCO SAVERIO MARINI. GIUSTO IN TEMPO PER IL 12 NOVEMBRE, QUANDO LA CORTE COSTITUZIONALE POTREBBE BOCCIARE L'AUTONOMIA LEGHISTA, CON GRANDE GIUBILO DELLA SORA GIORGIA: SE COSÌ FOSSE, SALTEREBBE IL REFERENDUM CHE NON LA FA DORMIRE LA NOTTE (GLI ITALIANI SONO CONTRARI) - ANCHE FORZA ITALIA HA CHIAMATO IN ADUNATA I SUOI, MA LA LEGA NO. E TE CREDO...

DAGOREPORT - LA FINANZIARIA È UN INCUBO PER IL GOVERNO CAMALEONTE DI GIORGIA MELONI: GRAVATA DAGLI OBBLIGHI EUROPEI SUL DEBITO PUBBLICO, CHE ANDRÀ SFORBICIATO DI ALMENO 12 MILIARDI L’ANNO, E DA UNA CRESCITA STRIMINZITA – EPPURE IL PNRR PIÙ DOVIZIOSO D’EUROPA (QUASI 200 MILIARDI) DOVEVA GARANTIRCI CRESCITA COSTANTE E SOPRA AL 3%. COS’È ANDATO STORTO? TUTTO: IL PIANO È STATO MAL SPESO E PEGGIO INVESTITO. E CON IL TRASLOCO DEL MINISTRO FITTO, CHE HA GIÀ PORTATO ARMI E BAGAGLI A BRUXELLES IN VISTA DELL’ESAME DELL’EUROPARLAMENTO, LA SITUAZIONE POTRÀ SOLO PEGGIORARE. LA MELONA INFATTI VUOLE DIVIDERE IL PORTAFOGLIO TRA CIRIANI E MUSUMECI, NON CERTO DUE FENOMENI DI EFFICIENZA E GESTIONE…