AGLIO, SPOGLIO E PEPERONCINO - MA NEL 2019 SI POSSONO IMPIEGARE 15 ORE PER SCRUTINARE MENO DI UN MILIONE DI SCHEDE ELETTORALI? È STATO IL REGOLAMENTO INTRODOTTO DALLA REGIONE SARDEGNA A STABILIRE REGOLE CERVELLOTICHE - ALLE ULTIME ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA, UN PAIO D' ORE DOPO LA CHIUSURA DEI SEGGI (FISSATA ALLE 18), I RAPPRESENTANTI DEI VARI PARTITI ERANO GIÀ IN TV A SPIEGARE COME SI SAREBBERO ALLEATI...

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GIULIANO ZULIN per Libero Quotidiano

 

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Quello sardo è un grande popolo. Orgoglioso, laborioso, riservato, coraggioso. Ad ogni manifestazione nel "continente" c' è sempre, sempre, sempre la mitica bandiera dei quattro mori. Ma perché allora ci sono volute 15 ore per scrutinare meno di un milione di schede elettorali?

 

Nessuno è riuscito a capacitarsi di questa lentezza. Siamo nel 2019, ormai i soldi viaggiano da un cellulare all' altro nel giro di un secondo, con un clic riusciamo a chiamare gente che si trova dall' altra parte dell' oceano. Come mai quindi una brutta figura del genere?

 

Lo spoglio ufficialmente è partito alle ore 7. Tra preferenze e possibilità di voto disgiunto si poteva prevedere che l' esito finale della consultazione non fosse immediato. Ci mancherebbe. Ma 15 ore?

 

Purtroppo è stato il regolamento introdotto dalla Regione, forse dall' amministrazione uscente, a stabilire regole cervellotiche e incomprensibili ai più. Lo abbiamo scoperto verso le 9, quando sul sito dell' ente regionale sardo è apparso un comunicato, che ci avvisava di prendercela comoda. I risultati dello spoglio - si leggeva - «arriveranno in forma aggregata, ovvero per gruppi di sezioni.

 

I Comuni che hanno fino a 10 sezioni elettorali comunicheranno i dati solo dopo aver concluso lo spoglio del 100% delle stesse, quelli tra 11 e 30 sezioni comunicheranno il primo dato quando sarà raggiunto il 50% dello spoglio, mentre per i centri dalle 30 sezioni in su i dati arriveranno ad ogni 25% dello scrutinio».

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Grazie a questo black out informativo, per gran parte della mattinata, è salito alle luci della ribalta Baradili (in provincia di Oristano). Il Comune più piccolo della Sardegna con 83 abitanti ha fatto presto, d' altronde su 76 aventi diritto avevano votato appena 47 elettori. I quali hanno premiato Zedda, centro-sinistra, con il 42,55%. A seguire, alla pari, Solinas e Desogus, rispettivamente candidati del centrodestra e dei cinquestelle.

Nessun voto, invece, per Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) e per Andrea Murgia (Autodeterminatzione). Un comune poco autonomista insomma...

 

Ironizziamo. Non ci resta altro da fare. Alle ultime elezioni politiche in Germania, un paio d' ore dopo la chiusura dei seggi (fissata alle 18), i rappresentanti dei vari partiti erano già in tv a spiegare come si sarebbero alleati. In Austria idem. Perfino nella patria della siesta, ovvero la Spagna, sono Speedy Gonzales nello scartabellare le schede. Invece l' Italia, soprattutto del Centro-Sud, vince sempre le olimpiadi di lentezza.

Lo sappiamo: parecchi cercano di tirarla lunga, scavallando la mezzanotte, così si può stare a casa dal lavoro - pagati - anche il giorno successivo. Però non lamentiamoci allora se nei pubblici uffici - e non solo - riceviamo trattamenti da bradipo.

 

Se lo sport nazionale è perdere tempo a spese della collettività, è difficile immaginare una spinta del Pil...

 

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Anche i politici lo insegnano. Dal 4 marzo 2018 sono passati venti giorni prima di riaprire il Parlamento ai nuovi eletti. Poi si è perso altro tempo allo scopo di eleggere i presidenti di Camera e Senato, fino ad arrivare al 2 giugno per avere un nuovo governo. Quasi tre mesi. Cosa sono 90 giorni in confronto a 15 ore di scrutinio?

 

 

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