AGOSTO, LAURA MIA TI RICONOSCO - CAMERA AR DENTE E SEMIVUOTA PER MISS ITALIA BOLDRINI -

Un centinaio di deputati presenti per la seduta della Camera convocata dalla Boldrinmeier, accusata di “protagonismo” da grillini e leghisti - I 5 Stelle accusano la presidente di “mera ritualità” e lei si difende: “E’ un atto dovuto dal punto di vista costituzionale…” - -

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Da LaStampa.it

Si è aperta di fronte a un emiciclo mezzo vuoto - poco più di un centinaio di deputati presenti - la seduta convocata oggi dal presidente della Camera Laura Boldrini per incardinare il dl sul femminicidio. In apertura dei lavori, in aula si sono subito ripetute le polemiche nei giorni scorsi erano state sollevate sulla decisione di riaprire Montecitorio. Polemiche che Boldrini definisce come «del tutto artificiose», in quanto la seduta di oggi - spiega - rappresenta un «atto dovuto dal punto di vista costituzionale» e «non vi è alcuna forzatura né può prestarsi a qualsiasi strumentalizzazione».

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Poi ha ricordato che non solo «è prevista dall'articolo 77 della Costituzione», ma non si tratta neanche di un episodio isolato: «Ci sono precedenti di convocazioni durante la pausa estiva o natalizia per l'annuncio della presentazione di decreti legge. Questi sono i fatti e le polemiche che sono seguite sono state del tutto pretestuose».

Negli scranni della Camera solamente quattro i deputati presenti del Pdl, cinque i leghisti. Ben più numerosi i Democratici - 43, guidati dal segretario Guglielmo Epifani - e i Cinque Stelle, con 23 rappresentanti. E proprio il Movimento, dopo giorni di interviste e dichiarazioni, ha subito attaccato la presidente, chiedendo attraverso Danilo Toninelli, «l'effettiva e non simbolica ripresa dei lavori parlamentari» per i affrontare eventuali «pregiudiziali» al testo del decreto già durante questo mese.

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Non basta dunque «una mera ritualità», aggiunge il deputato pentastellato, perchè la dottrina parlamentaristica prevede che l'incardinamento di un provvedimento abbia «come conseguenze che le commissioni vengano convocate e che abbiano inizio i lavori, per permettere di portare a conclusione l'esame del decreto nei 60 giorni previsti». E anche il Pd ha chiesto di anticipare dal 5 settembre al 26 agosto l'ufficio di presidenza delle prime due commissioni (Affari costituzionali e Giustizia) per cominciare prima a lavorare sul dl contro il femminicidio.

La tensione nell'emiciclo è sotto controllo ma palpabile ed è affiorata spesso durante la seduta. Boldrini precisa che «il testo è stato assegnato alla prima e alla seconda commissione della Camera» e «saranno i due presidenti a organizzare tempi e modi» dei lavori in commissione». Poi replica alle parole del leghista Nicola Molteni: «Giusto per essere chiari - scandisce - la mia comunicazione era legittima e non credo sia stato un gesto di "protagonismo" né di vanto ma un fatto».

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Il presidente ricorda che nel suo post che accennava alla riunione di oggi «avevo anche scritto che il nostro Parlamento ha vacanze molto più brevi altri di altri Paesi europei. Un dato di interesse per gli italiani, anche nel tentativo - sottolinea - di avvicinare i nostri concittadini all'istituzione Camera».

In quella che doveva essere una seduta lampo ma si è chiusa dopo quasi due ore di discussione, si è rapidamente riacceso il dibattito tra i Cinque Stelle e Boldrini, che non si risparmia contro quei deputati che l'hanno più volte accusata e derisa in questi giorni. «Mi dispiace che il livello sia questo. E' un atto costituzionalmente dovuto. Se non lo avessimo fatto, avremmo violato la Costituzione. Mi spiace che si ricorra a questi espedienti. Non è segno di maturità», risponde a Massimo Artini.

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Poi passa a Walter Rizzetto che aveva denunciato lo spreco di 200mila euro per i costi di gestione della Camera per la convocazione dell'Aula di oggi: «Lo ha capito che essere qui è un obbligo dettato dalla Costituzione? Di quali sprechi parlate?».

A placare i contrasti è intervenuto anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini: «Durante il Consiglio dei ministri abbiamo valutato che esistevano in questo caso più che mai le ragioni dell'urgenza, non solo per le norme sul femminicidio ma anche per gli altri temi contenuti nel decreto».

 

 

 

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