- AIUTO, BISIGNANI È DIVENTATO UN TRONISTA E BERNABE’ LO QUERELA PERCHE’, PENSATE UN PO’, “NON SONO UNA FONTE DI DAGOSPIA” (LO CONFERMIAMO) -

La ruggine tra i due è di vecchia data, epoca Tangentopoli-Enimont, ed è riesplosa con l’uscita dall’ombra dell’”uomo di fiducia” di Andreotti, prima, e di Gianni Letta, poi - Ma quale ‘’faccendiere opaco’’, “figura misteriosa e quasi fantasmatica” se lo potevi incrociare a palazzo Chigi...

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Luigi BisignaniLuigi Bisignani

1. BISI-VIRUS
(Adnkronos) - ''Il signor Bisignani, non perde occasione, nella sua fatica letteraria e nelle sue frequenti apparizioni televisive, di utilizzare l'allusione e l'insinuazione per provare a gettare discredito o anche solo qualche ombra sulla mia persona. L'ultimo tentativo, infondato quanto risibile, e' di mercoledi' sera, durante l'intervista di Nicola Porro nel corso della trasmissione Virus. Ho dato incarico ai miei legali di agire a tutela della mia immagine''. E' quanto afferma in una nota Franco Bernabe' in merito a quanto dichiarato da Luigi Bisignani nel corso della trasmissione di Rai2, indicando il manager come una delle fonti del sito di informazioni Dagospia.

Franco BernabèFranco Bernabè

2. AIUTO, BISIGNANI È DIVENTATO UN TRONISTA
Luigi Galella per "Il Fatto Quotidiano"


Luigi Bisignani è un uomo simbolo della prima Repubblica, opaco e influente, presente ancora nella seconda. Noto alle cronache giudiziarie dell'una e dell'altra, e molto meno a quelle mediatiche. In tv apparve nel lontano 1988 a Ieri, Goggi e domani, seduto fra il pubblico, con un suo romanzo, una spy story dal titolo Il sigillo della porpora. Vi tornò suo malgrado qualche anno dopo, ripreso dalla telecamera sul banco degli imputati nell'interrogatorio di Antonio Di Pietro, all'epoca di Mani pulite. In tv non va inutilmente.

Di recente ha dato alle stampe L'uomo che sussurra ai potenti (Bisignani-Madron, Chiarelettere): l'occasione per concretizzare una figura misteriosa e quasi fantasmatica. Difficile dire chi sia stato; di certo molti prestavano attenzione ai suoi "sussurri", una sorta di ascoltato famiglio o faccendiere o federatore di poteri, che sapeva come e dove collocare le persone, a suo dire "intelligenti".

Dopo tanta letteratura che lo ha riguardato, vederlo seduto in uno studio televisivo a rispondere alle domande degli intervistatori - Gianluigi Nuzzi, Enrico Mentana e ora Nicola Porro (Virus, mercoledì, Raidue, 21.10) - fa un certo effetto. Scopriamo che Bisignani possiede qualità televisive, perché non pensa molto prima di rispondere, una delle caratteristiche che in tv funzionano, perché suscitano la sensazione di sincerità.

La prima domanda di Porro riguarda il caso kazako, il "pasticcio all'italiana", come lo definisce Bisignani, che offre un'interessante chiave di lettura, che potrebbe rappresentare la soluzione del caso, ma meglio ancora ce lo descrive da un punto d'osservazione particolare: Berlusconi, sostiene Bisi, dovrebbe andare dal suo "amico kazako", accompagnato magari da Tony Blair, che come lui conosce bene Nazarbaev, e dirgli: ridacci mamma e figlia altrimenti il dissidente, che ha molto denaro, farà tanto di quel casino che per te sarà peggio.

COPERTINA LIBRO BISIGNANI MADRON - L UOMO CHE SUSSURRA AI POTENTICOPERTINA LIBRO BISIGNANI MADRON - L UOMO CHE SUSSURRA AI POTENTI GIANLUIGI NUZZIGIANLUIGI NUZZI

Una soluzione da realpolitik di stile andreottiano, ma anche un modo indiretto di ricostruirne il contesto. Come quando parlando di Alfano dichiara che "fa troppe cose" e che dovrebbe stare "più al ministero". Non dice, come molti pensano, che l'uomo di Arcore sia il regista occulto dell'operazione kazaka: fa di più, sostiene che B. ha il potere di "risolvere" il caso.

ENRICO MENTANA AL TG DI LAENRICO MENTANA AL TG DI LA Nicola PorroNicola Porro

Interessante è anche come sistema il leghista Calderoli: quando il vicepresidente del Senato dovesse salire sullo scranno più alto a presiedere, tutti i senatori dovrebbero abbandonare l'aula, lasciandolo solo, così il presidente Grasso ci penserà due volte prima di affidargli la seduta. Infine De Bortoli, suo "vecchio amico", non più tanto forse, visto che lo definisce un "vigliacchetto", mentre riserva un elogio a Roberto D'Agostino, "unico giornalista libero".

Se è vero che quest'uomo ha incarnato il potere della prima e della seconda Repubblica, vederlo in tv rende l'uno e l'altro - l'uomo e ciò che esso incarna - prossimo e quasi familiare. Come se il potere, in fondo, non fosse che un'illusione, una chiacchiera da salotto, un luogo comune. E proprio nel momento in cui si materializza il suo regista occulto, si dissolvesse mitemente in un sorriso, un'alzata di spalle che lo dissacra e lo depriva, quasi, di senso. Almeno, quello televisivo.

 

 

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