Ilario Lombardo per “la Stampa”
Per Matteo Salvini i suoi viaggi in Russia non nascondono nulla, perché «tutto è stato fatto alla luce del sole» e «sono andato a Mosca nell' interesse delle aziende italiane». Ormai c'è poco di politico nel duello tra il leghista e Giuseppe Conte che ieri, all' uscita dal Copasir, ha tirato in ballo l'altro Russiagate, quello casalingo, quello che coinvolge Gianluca Savoini, uno degli uomini più vicini a Salvini.
Sul famoso incontro del Metropol, sui presunti finanziamenti russi e su tutta la coda di domande che sono rimaste senza risposta, il leader della Lega continua a non voler riferire davanti alla commissione di controllo sui servizi segreti, che ieri ha ascoltato il premier sui colloqui tra gli 007 italiani e il ministro della Giustizia americano William Barr.
Nella sua contromossa Conte sostiene che dovrebbe essere Salvini a chiarire perché, quando era ministro dell' Interno, negli incontri istituzionali con le massime autorità russe e l'intelligence moscovita, si portasse sempre dietro Savoini, collaboratore di casa a Mosca ma senza alcun titolo per stare lì.
Per Salvini la durezza dei toni usati in conferenza stampa tradirebbero «un nervosismo» intravisto in Conte solo nei giorni fatali per la Lega della crisi di governo, ad agosto. «Forse perché sanno che il M5s e la sua maggioranza stanno per perdere di brutto l'Umbria?» si chiede il leghista. Ma il capo del Carroccio, come ha confidato ai suoi, a questo punto è soprattutto «curioso di sapere cosa dirà la prossima settimana al Copasir Gennaro Vecchione, (il capo del Dis, che coordina i servizi segreti italiani, ndr). Magari ci saranno delle contraddizioni tra le versioni fornite, magari ha qualcosa da nascondere».
matteo salvini e giuseppe conte approvazione decreto sicurezza bis 2
Era stato Vecchione, su richiesta di Conte, che mantiene la delega all' intelligence, a incontrare Barr per due volte, a metà agosto e a fine settembre. E' lui dunque il protagonista diretto che può testimoniare cosa si siano detti con gli americani e quali informazioni si siano scambiati.
Ma in questa sfida tra i due ex alleati, sempre più apertamente antagonisti, non mancano altre sorprese. La Lega infatti è intenzionata a tornare su un altro filone che coinvolge il presidente del Consiglio. «Perché invece di diffondere tutti questi sospetti Conte non risponde sulla storia della fattura firmata con Alpa?». La domanda se la pone Salvini ed è la stessa al centro dell' interrogazione parlamentare depositata il 3 ottobre dalla senatrice Lucia Borgonzoni. Rispunta fuori ora, non solo come arma per la controffensiva su Conte.
giuseppe conte gennaro vecchione
Nella Lega da giorni si parla insistentemente di documenti, pronti a essere pubblicati in un libro, che proverebbero che il capo del governo avrebbe mentito alle telecamere delle Iene, andate a chiedergli conto di una fattura cofirmata con Guido Alpa. La storia, si ricorderà, riguarda un presunto conflitto di interessi tra Conte e il famoso avvocato.
Nel 2002 Alpa è membro della commissione giudicatrice del concorso per la cattedra di professore ordinario all' Università L. Vanvitelli dal quale Conte esce idoneo. Nello stesso anno entrambi i professori ricevono diversi incarichi di patrocinio. Ma c'è un caso che finisce nel mirino delle inchieste giornalistiche e poi dell' interrogazione del Carroccio: è un incarico per il patrocinio del Garante della Privacy contro la Rai, sessanta giorni prima del concorso.
Conte ha smentito che già allora ci fossero rapporti commerciali con Alpa e ha riferito che ai quei tempi condividevano semplicemente l'indirizzo professionale e una segreteria. La prova, secondo la Lega, che starebbe nascondendo la verità è in diversi progetti di parcella (che più volgarmente sarebbero le fatture proforma) firmati da entrambi e su carta cointestata, riferiti proprio ai patrocini prestati al Garante. «Può escludere che esistano? Perché Conte che parla tanto di trasparenza non risponde» si chiede Salvini. Nel frattempo anche le Iene hanno provato a scovare la fatture ma si sono viste respingere prima la richiesta di accesso agli atti al Garante, poi il ricorso presentato di fronte al Tar.
antonino monteleone guido alpa le iene GUIDO ALPA E GIUSEPPE CONTE DIVIDEVANO LO STUDIO antonino monteleone guido alpa le iene