Mario Giordano per La Verità
TORINO VILLAGGIO DEI PROFUGHI 1
Anziché farli bighellonare... Lo so che cosa state pensando: l' idea che gli immigrati lavorino, anziché ciondolare per le vie delle città, ha una certa presa. E a prima vista sembra di buon senso.
Così quando il ministro dell' Interno, Marco Minniti, annuncia un pacchetto immigrazione (dovrebbe andare domani in Consiglio dei ministri) in cui si prevede l' obbligo, per chi presenta domanda d' asilo, di svolgere qualche lavoretto socialmente utile o di fare uno stage in azienda, d' istinto verrebbe da applaudire. È preferibile che senegalesi e nigeriani taglino gli alberi del parco, anziché starci stravaccati sotto, no? E se proprio devono andare davanti a una scuola che almeno lo facciano per ridipingere la cancellata: sempre meglio che farlo per spacciare hashish.
Apparentemente non fa una piega. E invece, dietro questa presunta banalità, si nasconde un' altra minaccia per gli italiani. È evidente, infatti, che se gli alberi al parco li tagliano gli immigrati (gratis), non li taglieranno più i giardinieri che lo facevano prima (regolarmente pagati).
E se un richiedente asilo diventa cantoniere o imbianchino o archivista o operaio, vuol dire che ci sarà bisogno di un cantoniere in meno, di un imbianchino in meno, di un archivista in meno, di un operaio in meno. In pratica: per ogni senegalese o nigeriano che occupa un posto, ci sarà un piccolo artigiano che lo perderà, un precario che resterà a casa, una famiglia che non saprà come campare.
Dove andranno a mangiare tutti costoro? A casa del ministro Minniti? Nei giorni scorsi La Verità ha svelato alcuni dati già di per sé preoccupanti: gli stranieri regolarmente residenti in Italia hanno una percentuale di occupazione superiore a quella degli italiani. E anche il bonus povertà ha aiutato il 32 per cento delle famiglie immigrate contro il 21 per cento di quelle del nostro Paese. Bel risultato, no? Vogliamo replicarlo anche con tutti coloro che sono appena arrivati in Italia (e dunque senza regolare permesso)?
A me non sembra una bella idea: con oltre 3 milioni di italiani senza lavoro, 14 milioni di inattivi, un tasso di disoccupazione giovanile che sfiora il 40 per cento, noi prendiamo tutti quelli che scendono dai barconi e li accompagniamo direttamente dentro un’azienda? O li trasformiamo in dipendenti del Comune?
LA PROTESTA ANTI MIGRANTI A GORINO
E poi che facciamo? Li lasciamo lì, a lavorare, finché non abbiamo provveduto a regolarizzare la posizione di tutti loro? Che ne dite? Del resto è evidente il trucchetto: chi potrà allontanare dal Paese uno di quei signori che ha accudito l’aiuola della piazza o che ha verniciato la staccionata della scuola? Ma il nostro problema, oggi, non è trovare un’occupazione ai richiedenti asilo che altrimenti si annoiano o fanno danni.
Il nostro problema è trovare un’occupazione agli italiani che da generazioni pagano le tasse e poi si trovano per strada con le pezze al culo, per dirlo con un eufemismo. E dunque: a voi sembra logico che noi stiamo pagando le tasse (e tante) per mantenere al modico prezzo di 35 euro al giorno persone che poi tolgono lavoro ai nostri figli, ai nostri cugini, ai nostri amici? Non è un circolo perverso? Lo Stato dà i soldi ai profughi, ma affama i sindaci. I sindaci, senza soldi, sono ben contenti di trovare manodopera gratis, anche con una buona giustificazione («Così li togliamo dalla strada»).
Ma alla fine chi paga il conto? Ovvio: i lavoratori. Quelli che hanno sempre potato le piante, riparato le strade, verniciato le ringhiere. E che lo fanno sempre meno. Per la crisi, s’intende. Ma anche per la concorrenza sleale di chi può lavorare gratis perché mantenuto, a 35 euro al giorno, con le tasse di chi perde il lavoro. A ben pensarci, lungi dall’essere innocente, l’idea di dare un lavoro agli immigrati è la quintessenza del pericolo che stiamo correndo: quella del remplacement , cioè della sostituzione di popoli. Lo abbiamo raccontato molte volte: qual è il vero fine nascosto di quest’invasione organizzata dell’Europa?
Quello di sostituire manodopera pagata con manodopera sottopagata, lavoratori che rivendicano diritti minimi con lavoratori senza diritti. Finora il meccanismo è stato applicato in modo diffuso alla manovalanza clandestina, adesso si vuole legalizzare la pratica, estendendola all’area grigia dei richiedenti asilo. Lo scopo è lo stesso: creare una massa di persone che lavorino per nulla o quasi, costringendo così gli italiani ad adeguarsi o a espatriare.
Lo vedete: quanti rischi si nascondono dietro un provvedimento a prima vista di buon senso? Tutto perché non si ha il coraggio di dire la verità fino in fondo. E cioè che è vero che vedere bighellonare gli immigrati per le strade è fastidioso, è vero che vederli sui muretti con l’iPhone in mano e la birra nell’altro è insopportabile, è vero che vederli stravaccati nei parchi a non far nulla da mattina a sera è irritante, ma l’alternativa a tutto questo ciondolare non può essere un posto di lavoro a casa nostra. Può essere solo una barchetta che li riporti a casa loro. Dove potranno fare tutti i lavori socialmente utili del mondo.