IN ALTO I FORCONI! – SCATTATI NELLA NOTTE I PRIMI PRESIDI: IL MOVIMENTO DI AUTOTRASPORTATORI, COBAS E PADRONCINI IN RIVOLTA È PRONTO A MARCIARE SU ROMA – VIMINALE PRONTO A SEQUESTRARE I TIR DEI BLOCCHI

La protesta, che punta a paralizzare l’Italia, dovrebbe proseguire fino al 13 - Anche il neosegretario della Lega Salvini alza il forcone: “È peggio chi blocca il lavoro di chi blocca le strade” – Ma il Garante avverte: “Siamo pronti a sanzionare chi non rispetterà le regole”…

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1. I FORCONI IN STRADA: INVADEREMO ROMA
Virginia Piccolillo per il "Corriere della Sera"

Promettono più presìdi che blocchi stradali. Ma annunciano che mercoledì, se il governo sarà ancora in vita, convergeranno tutti a Roma.
È iniziata ieri sera la protesta «Fermiamo l'Italia» che prende le mosse dal cosidetto movimento dei Forconi. Da ieri sera a mezzanotte gruppi di autotrasportatori, agricoltori, artigiani, cobas del latte e del mais, commercianti antitasse e altri in rivolta, hanno portato sulle strade il malcontento degli italiani.

FORCONIFORCONI

Una manifestazione che dovrebbe proseguire fino al 13 con presìdi e rallentamenti del traffico, ma sta via via cambiando volto al ritmo dei provvedimenti del Viminale che ha autorizzato anche l'uso di idranti. Anche l'Autorità garante per la regolamentazione degli scioperi avverte: «Siamo pronti a sanzionare chi non rispetterà le regole». Il movimento smentisce infiltrazioni mafiose: in Sicilia ieri era stato diffuso in un presidio un volantino con su scritto «W la mafia».

Ma lo stesso procuratore di Caltanissetta, Sergio Lari, aveva escluso che potesse essere riconducibile al movimento dei Forconi che lo scorso anno mise in ginocchio la Sicilia con i blocchi stradali. Duro anche il ministro dei Traporti, Maurizio Lupi, parla di «protesta ingiustificata, perché - dice - non c'è nessuna richiesta presentata al governo al ministero dei Trasporti che sia rimasta inevasa e che li giustifichi».

«Ma il ministro Lupi non si chiede perché se davvero, come dice lui, ogni richiesta è stata esaudita come mai ci sono migliaia di persone che si preparano a scendere in piazza?», replica il leader del movimento dei Forconi, Mariano Ferro. E aggiunge: «Perché invece di ascoltare le loro concrete richieste si devono respingere con idranti e manganellate?».

FORCONI IN SICILIAFORCONI IN SICILIA

Ce l'hanno, gli organizzatori, con le misure di sicurezza che prefetture e questure stanno diramando. «In Sicilia orientale non potremo muovere un dito, è stato vietato anche l'assembramento. Qui non ci sono solo autotrasportatori, ma anche agricoltori, artigiani, il popolo delle partite Iva. Non ce la fanno più. Non solo ad andare avanti. Ma anche a sentire tutte le promesse mai mantenute». Ma cosa chiedono? Ferro è netto: «Vogliamo essere ascoltati. Perché le tv non ci dedichino una trasmissione di due ore, non servizi smozzicati in cui uno ci accusa di essere mafiosi, un altro di voler mettere l'Italia in ginocchio?».

Il ministro Lupi ci tiene a rimarcare le concessioni fatte: «È stato mantenuto il recupero dell'accisa sul gasolio, rifinanziato il fondo per il sostegno al settore, aperto un tavolo di confronto per i problemi degli autotrasportatori delle isole. Chi intende strumentalizzare le giuste esigenze dei lavoratori di questo settore è ovviamente libero di farlo, ma si assume la responsabilità di violazioni della legge e dei minacciati blocchi con cui si vuole tenere in scacco un intero Paese».

«Basta menzogne», replica il presidente di Trasportounito Maurizio Longo - l'anima più ultracobas dei padroncini - che addossa al governo i danni che saranno prodotti dal fermo che avrà, pronostica, un consenso «maggiore delle aspettative».

FORCONI IN SICILIA CASELLO DI SAN GREGORIOFORCONI IN SICILIA CASELLO DI SAN GREGORIO

Ma il braccio di ferro non conviene a nessuno. «È una manifestazione non violenta. Agiremo nella legalità», assicura anche Danilo Calvani, capo del Coordinamento nazionale che ieri però ha generato allarme dichiarando: «Se sarà votata la fiducia al governo ed i politici non andranno via, tutti convergeranno su Roma per un'invasione pacifica». Appoggia la protesta anche il neoeletto segretario della Lega Nord, Matteo Salvini che dichiara: «È peggio chi blocca il lavoro di chi blocca le strade».

2. VIMINALE PRONTO A SEQUESTRARE I TIR DEI BLOCCHI
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"

La disposizione diramata ieri sera alle questure riguarda la distribuzione delle merci, con un'attenzione particolare ai generi di prima necessità. Perché lo sciopero degli autotrasportatori e le proteste del «Movimento dei forconi» - uniti nel dissenso verso «le politiche economiche del governo e per esprimere contrarietà alla globalizzazione» - potrebbe rallentare o addirittura bloccare la circolazione in alcune zone dell'Italia.

FORCONI A TORINOFORCONI A TORINO

Dunque si tratta a oltranza con i leader delle sigle sindacali che aderiscono alla protesta. Ma la linea imposta dal capo della Polizia rimane quella della fermezza e dunque oltre alla rimozione degli eventuali blocchi stradali, si procederà al sequestro dei mezzi che dovessero ostacolare la viabilità.

La circolare diramata dal prefetto Alessandro Pansa ha termini espliciti: «A seguito delle intese raggiunte in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, anche con i responsabili delle amministrazioni locali e con il coinvolgimento degli operatori privati delle società di gestione autostradale e degli enti pubblici interessati, dovranno essere individuate le migliori strategie calibrate per ciascuna realtà provinciale, onde scongiurare il compimento di illegalità con interruzioni alla viabilità e alla regolare attività di trasporto, che possano portare gravi difficoltà negli approvvigionamenti».

FORCONI A TORINO BLOCCHIFORCONI A TORINO BLOCCHI

Nei casi più gravi i questori sono autorizzati a utilizzare gli idranti, proprio come accaduto in passato nei casi di manifestazioni particolarmente violente o comunque lesive dell'interesse dei cittadini. Perché, come evidenzia Pansa, «la libertà di sciopero e di manifestare pacificamente, costituzionalmente garantite, non possono assolutamente comprimere o limitare la libertà di movimento e di circolazione». E dunque si rimuoveranno così gli «ostacoli», ma in questo caso dovranno scattare anche «sanzioni amministrative o penali».

Oltre alle iniziative a livello nazionale decise dall'Autorità garante che può obbligare alcune categorie di lavoratori a tornare in servizio qualora ci fossero violazioni della normativa e il mancato rispetto delle fasce protette, saranno i prefetti a dover valutare le possibili precettazioni a livello locale. E la misura dovrà scattare di fronte alla minima violazione della legge, ma anche degli accordi presi tra questure e organizzatori al momento di autorizzare i cortei o i sit-in.

Il monitoraggio da parte delle forze dell'ordine e in particolare dei reparti specializzati di polizia e carabinieri sarà costante e si concentrerà sulle possibili infiltrazioni nei movimenti e nelle associazioni sindacali da parte dei movimenti di estrema destra - Forza Nuova e Casa Pound hanno già reso pubblico il proprio appoggio ai lavoratori - ma anche di alcune frange di ultras.

Sono migliaia gli uomini impegnati nei controlli, sospese ferie e riposi tanto che Nicola Tanzi, il segretario del sindacato di polizia Sap, arriva a dire: «Anche tra i poliziotti c'è disagio, per cui comprendiamo il malessere dei cittadini che protestano. La nostra preoccupazione è legata agli eventuali infiltrati violenti e per questo condividiamo la linea del prefetto Pansa. In Italia c'è troppo permissivismo e a farne le spese sono spesso i poliziotti. Voglio provocatoriamente affermare che anche la polizia polacca, recentemente, ci ha dato una lezione su che cosa significhi gestire l'ordine e la sicurezza pubblica».

IL MOVIMENTO DEI FORCONI BLOCCA LA SICILIAIL MOVIMENTO DEI FORCONI BLOCCA LA SICILIA

A poche ore dall'avvio ufficiale della mobilitazione, gli analisti del Viminale continuano a ritenere che non ci sia un'unica «regia» a guidare i manifestanti, ma che le diverse realtà rispondano comunque a una strategia precisa e concordata tra i vari leader sindacali con contatti diretti e con appelli lanciati attraverso la rete Internet. Le zone che vengono ritenute maggiormente a rischio continuano ad essere il Piemonte, il Veneto e la Sicilia, cui si sono aggiunte la parte orientale della Lombardia, il sud del Lazio, la Campania e la Sardegna.

 

 

 

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