Negare la Shoah è e resterà un crimine, ma da ieri negare il genocidio armeno non è reato. Lo ha sancito di fatto la Corte europea dei diritti dell' uomo, chiamata in causa da un cittadino turco che era stato condannato in Svizzera proprio per questa ragione: aveva negato lo sterminio sistematico del popolo armeno perpetrato dall' Impero ottomano nel 1915, costato un milione e mezzo di vite.
Il tribunale europeo ha deciso che la Svizzera ha sbagliato dando ragione a Dogu Perncek, il politico turco che era stato condannato nel 2005 a un' ammenda dalla giustizia elvetica per aver pubblicamente espresso la tesi che il genocidio armeno sia «una menzogna internazionale ».
Già nel 2013 il tribunale europeo dei diritti dell' uomo aveva ribaltato la condanna svizzera riconoscendo che aveva leso il diritto del condannato alla libertà d' espressione, e ieri ha ribadito la tesi respingendo l' appello di un pool di avvocati tra cui Amal Cloney. Secondo la Corte, la negazione non attenta «alla dignità dei membri della comunità armena al punto di provocare una condanna in Svizzera».
La negazione della Shoah, al contrario, è reato perché «sottende inevitabilmente un' ideologia antidemocratica e antisemita ». Ma il politico turco «non ha mostrato odio nei confronti delle vittime», né ha affermato che «gli armeni meritassero di subire quelle atrocità», sostiene la Corte riconoscendosi comunque incompetente rispetto al prendere una posizione storica sul massacro.
GENOCIDIO DEGLI ARMENI GENOCIDIO DEGLI ARMENI GENOCIDIO DEGLI ARMENI