AMMAINATE VERDINI - TOTI E FITTO VOGLIONO SPARTIRSI “FARSA ITALIA” E FAR FUORI L’EX MACELLAIO - VERDINI NON CEDE DI UN CENTIMETRO (“MOLLO SOLO SE ME LO CHIEDE BERLUSCONI”) MA IL “CERCHIO MAGICO” LO DÀ GIÀ PER FINITO

La contesa tra la cerchia dei berlusconiani doc e il senatore toscano sta diventando una guerra di posizione - “Fino a che attaccano me ci può anche stare. Ma questi sono così furbi che se la sono presa con Gianni Letta” scherza Verdini che si sente ancora l’uomo forte del rapporto con Palazzo Chigi…

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Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

Ad Arcore, come dicono quelli della cerchia ristrettissima di Berlusconi, lo danno per «finito», «destituito», «messo in un angolo», «fuori dai giochi». Lui, Denis Verdini, sente l’accerchiamento, avverte il fuoco amico. Ieri, come se nulla fosse, si presenta come ogni giorno nel suo ufficio al quartier generale forzista di piazza San Lorenzo in Lucina, a Roma.

 

Di fronte ai cronisti che lo intercettano, smentisce di aver votato per Sergio Mattarella («Ho seguito le direttive del partito, quindi scheda bianca»), bacchetta il Pd e Renzi («Deluso? Deludono le fidanzate...»), risponde per le rime all’affondo di Mariarosaria Rossi («Io e Letta duo tragico? Sono affermazioni che non commento»).

 

RAFFAELE FITTO RAFFAELE FITTO

Ma quando si lascia la porta dell’ufficio dietro di sé, il senatore toscano diventa una furia: «Io il rapporto ce l’ho con Berlusconi, questi manco li sto a sentire... Vogliono le mie dimissioni? Le mie che? Io non mi dimetto. Rispetterò le decisioni che prenderà Silvio. E vediamo come va a finire la storia». 
 

Verdini non sa, anche se forse lo immagina, che a villa San Martino c’è chi sta tentando il «colpo grosso»: riuscire, in un colpo solo, a metterlo fuori causa e a ricucire la frattura coi fittiani. Come? Basta intercettare quello che il consigliere politico Giovanni Toti ha suggerito a Berlusconi. «Presidente, dobbiamo cambiare il partito, ringiovanirlo. Noi dobbiamo aprire a Fitto, coinvolgerlo, dare a Raffaele quello che chiede. Serve una Forza Italia senza Verdini. Anzi, con Fitto al posto di Verdini».

 

gelmini totii 3 gelmini totii 3

Parole che, fino a una settimana fa, sarebbero sembrate fantascienza. Parole decisamente più pesanti di quelle che Toti ha affidato ieri ai giornalisti di Mediaset, in un’intervista in cui ha difeso gli affondi della Rossi (ha detto cose condivisibili) e proposto a Fitto un «patto dei quarantenni» che abbia obiettivo quello di condividere le redini forziste. 
 

A quasi 600 chilometri di distanza, e siamo di nuovo a Roma, Verdini parla per tutto il giorno con i «fantastici quattro» della sua falange. Incontra Ignazio Abrignani e Luca D’Alessandro, sente al telefono Massimo Parisi e Gregorio Fontana. Ciascuno di loro, al termine della giornata, sarà portato a sostenere che «Denis sta lì dov’è, e non si muove da lì finché Berlusconi non gli dice in faccia di farlo».

 

E tutti smentiranno le voci velenose, emerse ieri pomeriggio, che davano il senatore toscano pronto a uscire dai gruppi parlamentari forzisti per dar vita a dei mini-gruppi parlamentari, ovviamente dialoganti col governo Renzi. 
 

BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS BERLUSCONI VERDINI ALFANO INAUGURAZIONE SEDE FORZA ITALIA FOTO LAPRESS

Arcore contro Verdini, Verdini contro Arcore. La contesa tra la cerchia dei berlusconiani doc e il senatore toscano sta diventando una guerra di posizione. Una guerra di nervi. «Fino a che attaccano me ci può anche stare. Ma questi sono così furbi che se la sono presa con Gianni Letta», scherza Verdini. A ragione o torto, si sente ancora l’uomo forte del rapporto con Palazzo Chigi. E abbandonerà la postazione solo se l’ex Cavaliere gli dirà di farlo. «Non un minuto prima, visto che non so chi potrebbe svolgere i compiti che svolgo io…». 
 

Già, i compiti. Due anni fa, tanto per dirne una, quando un paio di senatori del Pdl vennero contattati telefonicamente da emissari montiani per candidarsi con Scelta civica, fu Verdini a bloccare il tutto. Nel giro di pochi minuti, chiamò i senatori coinvolti e li costrinse a confessare i contatti. Come aveva fatto? «Semplice, bischero», disse a uno dei due. «La telefonata coi montiani l’hai fatta mentre andavi a sciare. E, sulla stessa funivia, c’era per caso un mio amico che ha sentito la telefonata e m’ha riferito tutto…». Berlusconi rinuncerà mai a un «collaboratore» così?

RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN

 

I fedelissimi dell’ex premier giurano che sì, lo farà. Il diretto interessato dà segnali contrastanti. Domenica pomeriggio ha telefonato alla senatrice Annamaria Bernini per dirle che «Denis resta dov’è». Poco dopo, invece, ha chiamato Mariastella Gelmini, affidandole un messaggio uguale e contrario: «Stavolta non posso continuare a difendere Denis». 
 

Per lui, Verdini, passare per capro espiatorio non è un problema mai. Anzi, quasi mai. Come disse una volta, «non vorrei che, oltre a sostenere che sono massone, si dicesse che sono gay». Ma a fare un passo indietro no, non ci pensa. «Le dimissioni non sono nel mio dna». 

 

 

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