ANCHE LE DIOCESI SCARICANO IL BANANA PREGIUDICATO: “MA NON SAREBBE MEGLIO CHE DESSE ADDIO VOLONTARIO ALLA POLITICA?”

Settimanali diocesani e giornali cattolici attaccano la politica, impantanata nelle vicende del Cainano, mentre tutto affonda - “Un paese di 60 milioni di abitanti, molti dei quali sulla soglie della povertà, con 4 giovani su 10 senza lavoro, legato inestricabilmente alle sorti di una sola persona”...

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Orazio La Rocca per "La Repubblica"

«L'Italia è al limite del collasso, ma l'unica preoccupazione dei politici è la vicenda Berlusconi». «Le sentenze in un paese civile e democratico si rispettano, senza eccezioni». «I veri problemi sono le difficoltà delle famiglie, la mancanza di lavoro, le fabbriche che chiudono, non i guai giudiziari di una persona» che «farebbe meglio a dimettersi».

Silvio BerlusconiSilvio Berlusconi

I settimanali diocesani di fronte al caso Berlusconi. Voci che arrivano dalla periferia della Chiesa cattolica italiana attraverso 168 testate per oltre un milione di lettori, che non mancano di manifestare - negli editoriali scritti all'indomani della sentenza della Cassazione e in vista del pronunciamento della Commissione sull'eleggibilità del Senato - disagio, disorientamento, preoccupazione per il futuro del Paese. Ecco qualche esempio.

«Un paese di 60 milioni di abitanti, molti dei quali sulla soglie della povertà, con 4
giovani su 10 senza lavoro, legato inestricabilmente alle sorti di una sola persona che dovrà decidere tra arresti domiciliari o servizi sociali, in attesa però di altre sentenze su prostituzione minorile e acquisto di seggi parlamentari...ma non sarebbe meglio che Berlusconi desse un addio volontario alla politica?», si chiede Il Nostro Tempo
della diocesi di Torino.

4 silvio berlusconi gesu4 silvio berlusconi gesu

Stesso tono all'estremo sud. Su Condividere, quindicinale della diocesi di Mazara del Vallo, il vescovo Domenico Mogavero nel prossimo editoriale scrive: «La condanna in terzo grado di Berlusconi va rispettata. Sarebbe aberrante cercare contro di essa
una soluzione politica. Il Paese, sulla via di trovare una sua uscita alla crisi economica non può rimanere appeso alla vicenda Berlusconi.

Una crisi di governo sarebbe ingiustificabile». «Di fronte alla crisi più nera - lamenta La Voce del Popolo di Brescia - la politica non fa altro che parlare di Berlusconi e della sua agibilità politica dopo la sentenza della Cassazione. Gli italiani vorrebbero sentire altro, ma Pdl senza Berlusconi muore, i colonnelli e le pitonesse lo sanno benissimo».

Secondo L'Azione di Vittorio Veneto «l'Italia si trova di fronte ad una tragedia perché l'espulsione dal Senato di Berlusconi, in applicazione di una norma penale del tutto giustificata qual è l'interdizione dai pubblici uffici di un condannato, ci sarà chi farà cadere il governo, con conseguenze inimmaginabili... ». «Evitateci un'ordalia su Berlusconi», titola
La Frontiera di Rieti, perché «se sarà espulso dal Senato, si farà terra bruciata intorno al governo Letta».

BerlusconiBerlusconi

Insieme di Ragusa parla di «anomalia italiana perché Berlusconi da imprenditore
ha violato la legge ed è stato condannato, ma resta sempre il Dominus Politico, mentre altri processi incombono». «Vi scongiuro, abbiate pietà dell'Italia», titola l'editoriale
Dialogo di Alghero, nel sostenere la «necessità di un vero ricambio generazionale in Parlamento, perché il tramonto degli attuali politici è già iniziato».

SILVIO BERLUSCONI E DIETRO LA SCRITTA TASSE jpegSILVIO BERLUSCONI E DIETRO LA SCRITTA TASSE jpeg

Ma c'è anche chi, come Vita Trentina, sospetta che il grande "rumore" che Berlusconi sta facendo sulla sentenza della Cassazione «in realtà nasconde un tentativo di diminuire l'impatto che avranno altre sentenze ancora più squalificabili, la compravendita dei seggi parlamentari e la sentenza sul caso Ruby, dopo la follia delle cene e delle notti da basso impero di Arcore, per cui fa tutto per apparire come un politico responsabile e moderato». Sobrio RomaSette.it, settimanale della diocesi di Roma, che lancia un «allarme sulla crisi economica», chiedendo al governo e ai politici di «evitare un settembre di fuoco».

 

 

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