1. L’’’ANOMALO’’ CHE SI TRASFORMA IN “ANIMALE”! SFOTTE BANALMENTE BRUNETTA PER LA SUA STATURA E INTIMA CULATELLO BERSANI DI “SILENZIARE” IL CIGIELLINO STEFANO FASSINA - 2. ECCO: UN TERMINE POLITICAMENTE SCANDALOSO, “SILENZIARE”, CHE PRIMA DI AGENDA MONTI FU INFATTI USATO SOLO UNA VOLTA: DA MUSSOLINI A PROPOSITO DI MATTEOTTI! - 3. RIGOR MONTIS HA TOTALMENTE ABBANDONATO LA “COMUNICAZIONE ELITARIA”, PER TENTARE UNA TRASFORMAZIONE IN ANIMALE DA CAMPAGNA ELETTORALE, UN ANIMALE CHE - COME UN ALTRO FATALE PROFESSORE, PRODI - “GRONDA BONOMIA DA TUTTI GLI ARTIGLI” - 4. “ESTERREFATTO” COFFERATI: “IL PREMIER È OSTILE, MA NON PUÒ ZITTIRE NESSUNO” - 5. CHIUSA LA PORTA DELLA “SUA” RAI (GUBITOSI E TARANTOLA SONO STATI SCELTI DA MONTI, VIA MOAVERO), MONTI NON MOLLA IL TUBO CATODICO E STASERA VA DALLA GRUBER -

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1 - "SILENZIA" FASSINA, SFOTTE BRUNETTA LA NEO-LINGUA CATTIVA DEL PREMIER...
Jacopo Iacoboni per "la Stampa"

monti flagello di diomonti flagello di dio

Uno dei nuovi luoghi comuni è che Monti - per come sta comunicando nelle ultime ore -vada paragonato a Berlusconi. In realtà l'attivismo del Professore è un cattivismo, non un linguaggio per Barbare D'Urso tipo quello berlusconiano; quanto a ironia fredda e scorrettezza politica, mima assai più il D'Alema dei tempi andati che il Cavaliere.

Ecco, in che modo comunicano le parole del Professore di questi giorni? Ieri colpivano almeno due sue frasi, più precisamente due parole. A Unomattina il presidente del consiglio per criticare le tesi economiche del Pdl ha detto che «l'onorevole Brunetta sta portando, con l'autorevolezza del professore e di una certa statura accademica, quel partito su posizioni estreme e settarie». Per criticare il Pd ha sostenuto invece che «Bersani dovrebbe essere coraggioso e silenziare un po' la parte conservatrice del partito», insomma, le posizioni tipo quella di Stefano Fassina.

Monti in Vaticano del gennaio scorsoMonti in Vaticano del gennaio scorso

Le frasi sono state pronunciate assai staccate, dunque - come spiegava Roman Jakobson - erano calcolate; ma non del tutto in controllo. Accennando alla «statura» di Brunetta, Monti ripete uno dei cliché più discutibili della stagione passata, dare addosso a Brunetta perché è basso. Naturalmente il premier ha aggiustato il tiro con l'aggettivo «intellettuale», ma l'effetto non è stato molto diverso dall'«energumeno tascabile» che D'Alema nel 2008 diede all'allora ministro della pubblica amministrazione.

Brunetta, curiosamente, a D'Alema rispose diretto, «volgarità razziste, la mancanza di potere gli ha fatto perdere la testa». A Monti ha invece risposto obliquamente e, corto circuito terminale, aggrappandosi all'altra frase, l'invito a «silenziare» Fassina e compagni. «Silenziare un esponente di rilievo del Pd? Monti è impazzito?». Insomma, la totale eterogenesi dei fini comunicativi.

BERSANI MONTIBERSANI MONTI

Ora, è vero che Monti da un po' impazza, prima dell'entrata in vigore della par condicio. L'11 dicembre è andato a Unomattina, poi dopo la conferenza stampa di fine anno s'è recato da Lucia Annunziata, ieri l'altro era a Radio anch'io, ieri di nuovo a Unomattina, oggi sarà a Otto e mezzo. Quello che però colpisce di più non è la quantità di questa presenza, è la qualità. Il fatto che Monti ha totalmente abbandonato quella che la studiosa Giovanna Cosenza ha definito «comunicazione elitaria», per tentare una trasformazione in animale da campagna elettorale, un animale che - come un altro Professore - «gronda bonomia da tutti gli artigli».

Tra l'altro, secondo il dizionario Treccani «silenziare» si usa «quasi esclusivamente nel linguaggio militare, nel senso di rendere inefficiente una posizione nemica», mentre è «raro con riferimento a persone o gruppi di persone: l'opposizione, le voci di protesta». Lo usò però - bisogna dirlo - Mussolini a proposito di Matteotti. Mentre in una ricerca condotta nell'archivio della Stampa, il verbo «silenziare» non è mai stato usato da un politico in Italia negli ultimi 23 anni; in pratica, non ce n'è traccia nella seconda Repubblica.

MASSIMO D'ALEMA E MARIO MONTIMASSIMO D'ALEMA E MARIO MONTI

«Quando parla Monti avverto lo Spirito Santo che gli trasmette la Bce», osservò Carlo Freccero mesi fa. Ma oggi quando parla Monti s'avverte lo spirito del templare, uno che colpisce di spada non di aspersorio.


2. SERGIO COFFERATI: "IL PREMIER È OSTILE, MA NON PUÒ ZITTIRE NESSUNO"
Salvatore Cannavò per il "Fatto quotidiano"

‘'Sono esterrefatto". Sergio Cofferati, ex segretario della Cgil e oggi parlamentare europeo del Pd, commenta così la richiesta fatta da Monti al Pd di "silenziare" le posizioni di Stefano Fassina e della Cgil. "Non mi sarei mai aspettato una sortita del genere. Un conto è chiedere di non tener conto di alcune posizioni, cosa di per sé già sbagliata e negativa, un altro chiedere di silenziare che vuol dire non far parlare. Sono esterrefatto".

RENATO BRUNETTA DOCETRENATO BRUNETTA DOCET

Perché fa così paura la Cgil? Il sindacato non si è mai tirato indietro da scelte difficili.
Devo dire che è difficile comprendere la ragione di una ostilità così profonda. La Cgil nella sua storia ha ricoperto diverse funzioni e ruoli, dal piano Di Vittorio alla lotta contro il terrorismo fino alla politica dei redditi all'inizio degli anni '90. Se non ci fosse stata la Cgil non saremmo mai entrati nell'euro. Non ricordarsene è un'omissione incomprensibile. La riforma delle pensioni è stata fatta nel 1995 con un contributo decisivo della Cgil.

Monti fonda le proprie posizioni sul "bene" dell'Europa.
Al momento di entrare nell'euro, su posizioni antieuropeiste c'erano Berlusconi e Romiti, non la Cgil. Se siamo in Europa è grazie anche al sindacato e la Cgil, a differenza di molti altri soggetti, non è mai stata antieuropeista. In tutta la sua storia.

STEFANO FASSINA jpegSTEFANO FASSINA jpeg

Ma come si spiega queste posizioni?
Mi pare molto strumentale, si usa la Cgil per cercare di condizionare il Pd.

E il Pd è condizionabile?
Non credo proprio. La cinghia di trasmissione tra sindacato e partito non esiste più.

Eppure Bersani oscilla tra due posizioni: ha intenzione di candidare Guglielmo Epifani ma intanto candida Carlo Dell'Aringa. Che giudizio dà su quest'ultimo?
Carlo Dell'Aringa l'ho conosciuto negli anni '70 quando io ero segretario dei chimici Cgil e lui collaborava con l'allora Federchimica. Me lo ricordo come una persona molto competente e per niente "moderato", nel senso negativo del termine. Non rappresenta un orientamento di politica economica conservatore, tutt'altro. Io l'ho conosciuto come un innovatore.

Sergio Cofferati - Copyright PizziSergio Cofferati - Copyright Pizzi

Lo vedrebbe bene come ministro del Lavoro?
Secondo me è una persona che ha ottime competenze.

Quindi lo vedrebbe bene?
Penso che se il centrosinistra vincerà le elezioni di possibili ministri ne avrà diversi, per fortuna, anche con sensibilità diverse.

Sul piano dei contenuti, quale sarebbe l'agenda di un governo progressista?
Al primo posto c'è lo sviluppo. Per questa servono molte risorse e le risorse vanno cercate in due direzioni. In Europa con gli "eurobond" e con una tassa sulle transazioni finanziarie. In Italia tassando la ricchezza e destinando a investimenti - in infrastrutture e sapere - la lotta all'evasione. Lo sviluppo deve produrre ricchezza che va ridistribuita in una lotta netta alla povertà.

Al secondo posto?
Poi c'è il lavoro. Occorre rimettere mano alla riforma Fornero prosciugando il vastissimo numero dei contratti atipici e quindi prosciugando la precarietà. Al terzo posto vedo i diritti, del lavoro e di cittadinanza.

Lilli Gruber - Copyright PizziLilli Gruber - Copyright Pizzi

Va ritoccata la riforma delle pensioni?
La riforma ha tre problemi: il primo è quello degli esodati. Il secondo è dato dalla parificazione dell'età tra donne e uomini che non tiene conto delle condizioni di vita delle donne che, dunque, vanno compensate. Il terzo è l'indicizzazione delle pensioni che va recuperata.

È compatibile oggi un'agenda di centrosinistra con l'agenda di Monti?
Il programma di Bersani, desumibile dal documento di Italia Bene Comune, la base programmatica delle primarie, segna una distanza evidentissima con la cosiddetta Agenda Monti. Le differenze sono ben chiare.

 

 

 

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