ARIDAJE! - TORNA LO SPETTRO DELLA PATRIMONIALE - SE L'ATTACCO SPECULATIVO NON SI PLACHERÀ, MONTI SARÀ COSTRETTO AD ALLUNGARE LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI - IL TESORO NON SMENTISCE MISURE PER FERRAGOSTO E SI PARLA DI UNA BOTTA SECCA SUI CONTI CORRENTI E SUI PATRIMONI IMMOBILIARI OLTRE 250MILA EURO - PRATICAMENTE UN ITALIANO SU DUE VERREBBE STANGATO…

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Francesco De Dominicis per "Libero"

MONTI GRILLIMONTI GRILLI

L'ultima volta che si è affacciato sulla scena, a novembre scorso, lo spettro della patrimoniale ha cagionato un disastro. Nel giro di poche settimane, oltre 47 miliardi di euro furono ritirati dai conti correnti degli istituti di credito del Paese. Il timore della stangata sui depositi bancari portò gli italiani a ritirare rapidamente una fetta rilevante delle somme depositate allo sportello. Sono passati 8 mesi e ci risiamo. La patrimoniale come soluzione estrema, l'arma segreta da tirare fuori in caso di emergenza. Da palazzo Chigi e via Venti Settembre non filtra nulla.

Eppure fra gli addetti ai lavori l'ipotesi della botta secca sui salvadanai e sul patrimonio immobiliare torna a circolare con una certa insistenza. Ne parla anche Oscar Giannino, peraltro considerato in corsa come candidato liberista per le elezioni del 2013, in un articolo in uscita sul settimanale Tempi. La stangata colpirebbe il 50% degli italiani, quelli con patrimonio uguale o superiore a 250-300mila euro.

OSCAR GIANNINOOSCAR GIANNINO

Tutto ovviamente dipende dall'andamento della crisi finanziaria. E, in particolare, dallo spread. Se il divario di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi dovesse aumentare - o se comunque dovesse rimanere ad alta quota - potrebbe essere indispensabile una correzione ai conti pubblici. Il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, esclude una manovra bis e punta tutto sulla spending review, che, a suo giudizio, può e deve dare risultati importanti.

Tuttavia, con l'avvicinarsi di agosto, e del rischio speculazione, pesa sulle valutazioni del Governo proprio lo spread che non accenna a ridursi. Ieri ha chiuso a 487 punti, su livelli insostenibili a lungo. Non solo. Bisogna fare i conti con l'Unione europea e con il consolidamento fiscale che per l'Italia potrebbe essere tra i più impegnativi dell'Eurozona visto che potrebbe pesare dal 5 al 10% del Pil.

Proprio questo tipo di valutazione, insieme al perdurare delle tensioni sui titoli di Stato tornate a livello d'allarme rosso, hanno alimentato l'ipotesi che il Governo di Mario Monti possa essere costretto a un nuovo intervento di correzione dei conti. Ipotesi che Grilli ieri ha escluso. «Noi continuiamo sulla nostra strada, così come l'abbiamo definita».

Obiettivo del titolare dell'Economia è far passare un messaggio di relativa tranquillità. In questo senso, vanno lette anche le parole sulla decisione tedesca di rimandare a settembre la decisione sul nuovo fondo salva Stati. «Il fatto che l'Esm non sia già operativo da luglio non deve preoccupare perchè nel frattempo c'è l'Efsf che è attivo, e continuerà ad essere attivo anche dopo l'entrata in vigore dell'Esm per la continuazione dei programmi in essere» ha osservato l'inquilino di via Venti Settembre nel corso di un'audizione a Montecitorio.

Smentite e rassicurazioni, comunque, non cancellano la prospettiva di un'estate da incubo. Di fronte a un attacco speculativo ad alzo zero, palazzo Chigi potrà difendere le finanze pubbliche solo facendo ricorso a un intervento sul bilancio statale. Una sorta di «piano B» fatto di tagli, anche se non sono da escludere ulteriori inasprimenti sul versante della tasse.

euro Crackeuro Crack

Come dire che una spremuta tributaria è dietro l'angolo. Gira pure qualche cifra: la manovra bis non sarebbe inferiore a 6 miliardi, ma le misure potrebbero arrivare alla "doppia cifra". Si ragiona anche su una immediata sforbiciata alle agevolazioni fiscali: una montagna da 260 miliardi di euro, solo parzialmente aggredibile.

L'euro è sotto attacco e l'Italia cammina sull'orlo del baratro. È indispensabile - come ha spiegato ieri Grilli - a Roma come a Bruxelles, a Parigi e a Berlino, trasmettere ai mercati la ferma intenzione di invertire la rotta. La stangata fiscale, però, più che spostare il timone potrebbe farci affondare.

 

 

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