Gian Maria De Francesco per il Giornale
«Non si farà pesca a strascico ma un'analisi preventiva di rischio mirata». Il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Antonino Maggiore, ieri ha voluto tranquillizzare i contribuenti sulla prossima novità in rampa di lancia: il risparmiometro.
Si tratta dell'ultima estensione del sistema di interscambio dati che coinvolge direttamente l'analisi dei conti correnti e degli altri rapporti finanziari dei cittadini italiani in ottica antievasione. In base ai risultati «si va a fare il controllo», ha aggiunto Maggiore. Ma quando l'agenzia «controlla», un brivido corre sulla schiena dei cittadini.
In buona sostanza, lo spesometro delle società si evolve nel risparmiometro per i contribuenti. Il software passerà al setaccio i rapporti finanziari di ogni singolo contribuente: conti correnti, conti di deposito, obbligazioni, buoni fruttiferi e carte di credito, prodotti finanziari emessi da assicurazioni e prodotti finanziari emessi da società che si occupano di compravendita di metalli preziosi.
Sono tutti contratti nei quali compare il nostro codice fiscale. Incrociandoli con gli altri dati provenienti da Inps (ad esempio, i contributi pagati alle colf e alle badanti), istituti di credito, dalle Poste e delle altri amministrazioni finanziarie, il Fisco sarà in grado di stimare la congruità tra le nostre dichiarazioni dei redditi, il nostro patrimonio e il nostro tenore di vita. Se tra le spese e gli incassi, si riscontrerà uno scostamento del 20% da un anno all'altro (a partire una soglia di spesa ancora non quantificata), partiranno le verifiche. Si chiama «risparmiometro» poiché non sono le spese a essere controllate dall'Agenzia, ma le giacenze sul conto. Se si risparmia troppo, le Entrate si chiederanno come si faccia ad acquistare la benzina per l'auto, a pagare l'affitto o a fare la spesa o qualche altro acquisto o investimento a noi riconducibile.
Se in base alle discrepanze rilevate, sarà presumibile l'evasione fiscale, scatterà la contestazione il cui passo finale è la cartella con la relativa sanzione. Tra la fase 2 e la fase 3 il contribuente può aprire un contraddittorio presentando la documentazione che attesti la liceità del proprio lifestyle. Si tratta di uno dei due paletti fissati dal Garante della privacy per dare il via libera al risparmiometro. L'altra prescrizione è che le verifiche non scattino sulla base di un'incongruenza rilevata dal software ma solo dopo un'analisi del funzionario.
Anche i comuni cittadini, dunque, potranno provare sulla propria pelle quello che da anni affrontano professionisti, commercianti, partite Iva e società di capitali. Il secondo passo prevede la contestazione e infine, se le risposte non convinceranno, si potrà arrivare alla sanzione. Una rete cui non sarà facile sfuggire. In sede di contraddittorio - spiegano dall'Agenzia delle Entrate - il contribuente può ovviamente presentare tutte le prove e i documenti attestanti la legittimità dei propri averi.
C'è da stabilire, infine, la paternità di questa invenzione: è l'ex primo ministro Mario Monti che con il decreto Salva Italia del 2011 avviò l'anagrafe dei rapporti finanziari. Dopo le intese raggiunte tra Agenzia delle Entrate e istituti di credito e l'ok del Garante della Privacy, arrivato a fine aprile, manca solo l'ultimo decreto del direttore Antonino Maggiore. I tempi saranno molto brevi, è questione di settimane. Le sperimentazioni già effettuate sui titolari di partita Iva per l'anno di imposta 2013 e, in parte, per il 2014 hanno già dato risultati efficaci. L'ex generale della Guardia di Finanza ha voluto precisare che non tutti i contribuenti sono a rischio. Ma proprio quest'insistenza nel voler tranquillizzare gli italiani ha sfumature un po' sinistre. Il Grande Fratello ci guarda e sa tutto di noi, senza bisogno che glielo diciamo.