ASPETTANDO LA "RIPRESA" DI RENZI - LA CRESCITA INGLESE S'INCHIODA A +0,3% NEL TRIMESTRE, E PER QUESTO CAMERON RISCHIA DI PERDERE LE ELEZIONI - QUELLA SPAGNOLA VOLA A +2,9% NEL 2015, E RAJOY RISCHIA DI TENERSI IL GOVERNO

Oggi sono arrivati i dati sulla crescita inglese: ai minimi da fine 2012. Un durissimo colpo per Cameron e il suo cancelliere Osborne, con le elezioni il 7 maggio - Rajoy può invece sbandierare un piccolo boom e il calo dei rivali di Podemos, anche se la disoccupazione resterà intorno al 20%...

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cancelliere george osborne cancelliere george osborne

1. PIL GB FRENA A MINIMI 2012, COLPO PER CAMERON

 (ANSA) - Il Pil inglese dà un netto colpo di freno fermandosi nel primo trimestre a +0,3%, la metà dei tre mesi precedenti e ai minimi da fine 2012. Lo scrive la Bloomberg, notando che si tratta di "un potenziale colpo" alle chance elettorali del premier uscente David Cameron.

 

2. “QUEST’ANNO CRESCITA AL 2,9%” - LA SPAGNA RIALZA LE STIME - IL PREMIER RAJOY TIENE NEI SONDAGGI, CALA PODEMOS

Alessandro Barbera per “la Stampa

i capelli di david cameron i capelli di david cameron

 

La notizia è sorprendente: il governo Rajoy rivede al rialzo le sue previsioni di quattro decimali e stima che la Spagna quest’anno crescerà del 2,9 per cento. Si tratterebbe dell’aumento del Pil più alto della zona euro dopo l’Irlanda, quattro volte quello che spera di centrare l’Italia. Il condizionale è d’obbligo, perché il 24 maggio il leader del Partido Popular è atteso al test delle amministrative.

 

«Il dubbio che sia mosso da eccesso di ottimismo c’è», spiega Francesco Manetto del Pais. Benché quattro spagnoli su dieci si dicano ancora indecisi, i sondaggi raccontano di una gara in cui quattro partiti si giocano la leadership e si dividono più o meno equamente l’80 per cento dei consensi: nonostante il crollo dal 2011 i Popolari sono ancora primo partito fra il 21 e il 23 per cento, il Psoe si attesta fra il 19 e il 20, mentre Podemos, dopo aver sfiorato il 27, ora cala a vantaggio di Ciudadanos, l’alternativa liberista a Pablo Iglesias.

 

È però un fatto che l’economia iberica, dopo anni di crisi, ha ripreso a marciare. Sono ripartite la domanda interna e l’edilizia, il commercio estero è esploso: a febbraio ha esportato per 19,8 miliardi di euro, il dato più alto dal 1971, l’anno in cui l’Istituto di statistica data la sua prima serie storica.

 

mariano rajoy 5 mariano rajoy 5

Il sistema bancario si è risanato, ed è notizia di questi giorni il negoziato con l’Unione europea per restituire in anticipo parte dei 41 miliardi di euro prestati per evitare nel 2012 il default degli istituti più grandi. Il rimborso avrebbe dovuto iniziare nel 2022, invece tre miliardi sono già tornati nelle casse dei creditori.

 

Alla fine di quest’anno il tasso di disoccupazione sarà ancora altissimo - al 22,6 per cento - ma di due punti inferiore a quello del 2014 e scenderà di un altro punto e mezzo nel 2016. Se le stime non cambieranno, nel frattempo l’Italia avrà recuperato mezzo punto: dal 12,8 per cento dell’anno scorso al 12,3 del 2016. Per recuperare posizioni il governo Rajoy ha reso molto più flessibile il mercato del lavoro e ha accettato una forte svalutazione interna. Eppure il Fondo monetario calcola che nel 2017 e fino al 2020 il reddito pro capite degli spagnoli aumenterà superando del 3 per cento quello degli italiani.

mariano rajoy 4 mariano rajoy 4

 

«Nel 2012 gli spagnoli non si vergognarono di chiedere aiuto all’Europa, hanno ristrutturato il sistema bancario e ora sono ripartiti», dice il neopresidente di Société Génerale Lorenzo Bini Smaghi. L’ex membro del board Bce torna con la memoria a quando il governo Monti evitò quella strada, obiettando che il Paese non ne avrebbe tratto vantaggio. Nonostante i tassi ai minimi storici, in Italia i prestiti delle banche alle imprese sono ancora in calo, e le sofferenze sono aumentate. «La finestra di opportunità si è chiusa. Ora che sono entrate in vigore le nuove regole dell’unione bancaria, per noi è complicato ottenere il sì ad una bad bank pubblica. E questo era noto».

 

pablo iglesias come obama yes we podemos pablo iglesias come obama yes we podemos

Oggi Rajoy se la prende con chi i soldi li ha avuto e li ha spesi male. «I nemici della ripresa spagnola sono due: l’instabilità politica e la Grecia. Laggiù le cose non stavano andando male, poi è cambiato il governo e ha deciso di dire no alle richieste dei creditori». L’ultimo outlook del Fondo monetario sta lì a certificare che il premier spagnolo dice la verità: per Atene si stima una crescita del 2,5 per cento quest’anno, del 3,7 il prossimo. Era la più alta di tutta la zona euro.

Twitter @alexbarbera

 

 

3. L’ESEMPIO CHE VIENE DALLA SPAGNA

Roberto Toscano per “la Stampa

 

PODEMOS A MADRID PODEMOS A MADRID

Se qualcuno pensa che per noi italiani sia più facile capire la Spagna, viste le somiglianze fra i due popoli, corre il rischio di sbagliarsi, e non di poco. Alla base delle profonde differenze fra i due Paesi vi sono decisive divergenze in campo storico-culturale, a partire dal rapporto inverso fra Stato e società - con il primo più forte e strutturato in Spagna, la seconda più forte e vitale in Italia - fino al profondo sentimento tragico degli spagnoli contrapposto alla nostra irresistibile attrazione per la commedia.

 

Ma anche se passiamo da storia e cultura alla situazione contemporanea, sia politica sia economica, le differenze non potrebbero essere più marcate.

 

RIVERA E IGLESIAS RIVERA E IGLESIAS

Gli ultimi dati economici fanno infatti emergere un’Italia che stenta ancora a uscire completamente dalla crisi, e quest’anno si chiuderà infatti con una striminzita crescita del Pil pari allo 0,7%. La Spagna invece concluderà il corrente anno con una crescita del 2,5-2,9%.

 

pablo iglesias pablo iglesias

Non è che Spagna e Italia non abbiano coinciso, nonostante siano governate in un caso dal centro-destra e nell’altro dal centro-sinistra, nell’identificare le politiche economiche necessarie per uscire dalla crisi (riduzione della spesa pubblica, riforma fiscale, riforma del mercato del lavoro) ma il governo di destra del Partido Popular ha messo in atto quelle politiche nonostante un duro scontro sociale, mentre sembra che nel nostro Paese il prevalere della «politica dell’annuncio» che ha caratterizzato i lunghi anni del berlusconismo sia una dimensione difficile da abbandonare.

 

Certo, rimane il problema irrisolto dell’altissimo tasso di disoccupazione, oggi al 23,2% e prevista in calo il prossimo anno, ma sempre con un livello attorno al 20%, ma il Pp sta puntando molto su questo successo economico per rafforzare le proprie prospettive in vista delle elezioni politiche previste per la fine del corrente anno, e in effetti gli ultimi sondaggi segnalano un leggero aumento dei consensi che inverte un lungo periodo negativo, anche se non è certo da sottovalutare il prezzo che il partito sembra destinato a pagare per una serie di pesanti scandali che hanno ultimamente coinvolto alcuni suoi esponenti.

albert rivera leader ciudadanos albert rivera leader ciudadanos

 

Nello stesso tempo si registra una certa flessione di Podemos, il partito che ha trasformato in azione politica la protesta degli «indignados» irrompendo sulla scena politica spagnola con una spinta sorprendente e apparentemente quasi inarrestabile. Centro destra batte populismo, quindi? Il successore del governo Pp sarà un governo Pp?

 

Non è così semplice. Il dato più clamoroso, al di là delle fluttuazioni registrate nei sondaggi, è quello, ormai irreversibile, della trasformazione del sistema partitico spagnolo da un virtuale bipartitismo (Partido Popular e Partito Socialista – Psoe, con il debole contorno di partitini minori) a un quadripartitismo. Ai due partiti principali si sono ormai affiancati due nuovi partiti: Podemos e Ciudadanos. Il primo è ormai entrato, e non sembra in modo effimero, come uno dei protagonisti della scena politica spagnola, ma l’ultima e anch’essa sorprendente novità è costituita da Ciudadanos.

 

JUAN MARTIN E ALBERT RIVERA JUAN MARTIN E ALBERT RIVERA

Nato in Catalogna su posizioni di critica al nazionalismo separatista catalano, ma ben diverso dal nazionalismo «spagnolista» che caratterizza il Partido Popular, Ciudadanos - il cui leader, Alberto Rivera, è altrettanto giovane e molto più fotogenico del fondatore di Podemos Pablo Iglesias – si schiera su posizioni di centro-destra in politica economica e di centro sulle tematiche della società civile e del rapporto fra Stato e cittadino. Mira ad assorbire il voto centrista finora raccolto da un partito minore, l’Union Progreso y Democracia - Upyd, e anche a captare l’elettorato meno conservatore, più giovane e più moderno nello stesso Pp.

 

festa dell'unità bologna matteo renzi pedro sanchez festa dell'unità bologna matteo renzi pedro sanchez

Ebbene, l’ultimo sondaggio pubblicato in Spagna ci presenta il seguente quadro: Podemos 22,1%; Psoe 21,9; Pp 20,8; Ciudadanos 19,4. Si tratta di un quadro al «foto-finish» che fa ritenere che il prossimo governo spagnolo sarà necessariamente un governo di coalizione.

 

Ma di quali partiti? La «grande coalizione» (che tutto sommato potrebbe costituire una tentazione per Pp e Psoe, pesantemente minacciati dalle «new entries») sarebbe un disastro per i socialisti, che registrerebbero un abbandono di massa fra i propri elettori. Podemos non esclude di poter condizionare a sinistra il Psoe, ma il Psoe lo vede come un pericolo più che come un potenziale alleato. E allora, sia che il Pp o il Psoe escano dalla elezioni come primo partito (entrambe le ipotesi rimangono possibili) entrambi finiranno per optare per la stessa alternativa: fare un governo con Ciudadanos, un partito che non spaventa l’elettorato moderato ed è gradito dal mondo imprenditoriale.

 

pedro sanchez 9 pedro sanchez 9

In ogni caso, si tratterà di maggioranze risicate ed esposte a un’instabilità finora sconosciuta in Spagna.

 

Felipe González, mascherando la preoccupazione con l’ironia, ha così commentato: «Avremo una situazione italiana, ma senza gli italiani».

 

 

 

 

 

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