Marco Antonellis per Dagospia
Il Presidente della Repubblica nei giorni scorsi ha presieduto un Consiglio supremo di Difesa che pareva un Consiglio dei Ministri allargato. Seduti al tavolo con il Capo dello Stato erano presenti oltre a Giuseppe Conte, Matteo Salvini, Luigi Di Maio, Enzo Moavero Milanesi ed Elisabetta Trenta anche il Ministro dell'economia Giovanni Tria e il super sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
Insomma, di quelli che contano veramente nella politica italiana non mancava proprio nessuno. Ovviamente poi c'erano anche i consiglieri del Colle (a proposito: gira voce che Pignatone, una volta lasciata la toga, possa andare ad aggiungersi ai consiglieri di Mattarella mentre al suo posto alla procura di Roma arriverà Creazzo, attualmente a Firenze).
Ma il "Capo", come viene chiamato affettuosamente il Presidente dai suoi uomini, ci ha tenuto a mettere subito le cose in chiaro: "Se sarà crisi di governo stavolta ve la dovrete sbrigare voi, non potete sperare che qualcuno vi tolga le castagne dal fuoco". Questo il ragionamento fatto. Insomma, tutti i presenti hanno avuto la medesima impressione: Mattarella è ben consapevole delle difficoltà che il governo sta attraversando ma in caso di crisi non vede altri sbocchi che il voto, una volta ovviamente espletate le consultazioni di rito.
Nè il Quirinale, che pure è preoccupato per la vicenda Tav, intende intervenire nel duello tra Vicepremier, nemmeno con la "moral suasion": "Sarebbe soltanto un modo per dargli degli alibi" spiegano dal Colle (a proposito: fate gli auguri a Matteo Salvini. Oggi festeggerà il suo quaranteseiesmo compleanno in famiglia con i due figli).
Nel frattempo in Transatlantico si sono già messi a scrutare il calendario per cercare le "finestre di voto" se la situazione nelle prossime ore dovesse precipitare: oltre all'election day del 26 maggio, la data più gettonata al momento è quella del 9 giugno. E nei capannelli tra parlamentari si ricorda che già alla fine degli anni '70 si votò per le europee e le politiche a quindici giorni di distanza. Andrà così anche stavolta?