BANANA IN RETE! - L’ETERNO RITORNO DEL CAVALIERE SCATENA LA FEROCIA SARCASTICA DI TWITTER: DALLA “MACCHINA DEL FINGO” ALLA “RETROMARCIA SU ROMA”, VALANGA DI COMMENTI SULLA CONFERENZA STAMPA CON AMBIENTAZIONE “DA RISTORANTE CINESE”. PER TUTTA LA GIORNATA TIENE BANCO L’HASHTAG #ANCORATU (BY FILIPPO SENSI): “SE NE VA L’ORA LEGALE, TORNA BERLUSCA”…

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BERLUSCONI FURIOSOBERLUSCONI FURIOSO

Jacopo Iacoboni per "La Stampa"

Possiamo raccontare gli eventi di Villa Gernetto con un registro che non sia la parodia?
L'impressione che si ricavava ieri, guardando, chiacchierando, leggendo, non solo twitter, era che Berlusconi avesse attivato su di sé un letale effetto-Moratti. Letizia, ricordate, fu ridicolizzata da un geniale hashtag, una parola-chiave, #Sucate (copyright: @Orghl), durante la campagna elettorale persa contro Pisapia. Quella rivolta dal basso sancì l'inizio della fine.

Ora, non è dato sapere se sia successo qualcosa di analogo col Cavaliere, ma per la prima volta la sensazione era di una corale irrisione che separava il tragicomico «ristorante cinese» di Villa Gernetto (tweet illuminante di Paolo Gentiloni), da quello che accadeva fuori, decostruendone i meccanismi narrativi.

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Da catalizzatore stavolta ha fatto l'intelligenza di Filippo Sensi. Nomfup ha ricevuto un tweet da un account di nome @Babauit, «urge hashtag sulla retromarcia», e ha risposto al volo, «#ancoratu». Non era aria di #aeiouy, l'hashtag inventato da Roberta @ubimaggio il giorno delle dimissioni di Berlusconi, Filippo spiega che «ci voleva qualcosa di malinconico, perplesso, stuporoso, rassegnato». Insomma, Battisti.

È stato un diluvio, in cui si mescolavano professionisti della comunicazione e gente ignota, fondando di fatto una sola lingua, davvero. Se Nomfup scriveva «la macchina del fingo», Enrico Mentana «la retromarcia su Roma» (ma a stretto giro Ale Robecchi stoppava, «ehi! ex simpatizzanti, terzisti, paraculos!

FILIPPO SENSIFILIPPO SENSI

Prima di fare gli spiritosi su Silvio rendete soldi e scatti di carriera degli ultimi 20 anni »), se Francesco Cocco - autore di memorabili fuorionda berlusconiani - scriveva «più che moderato, va sedato», e Giuseppe Cruciani invocava «l'ambulanza», o Gianmarco Bachi di Radiopopolare (quelli che inventarono la hit «Pisapia Canaglia») twittava «Berlusconi fa dietrofront. Ora è il momento del paletto di frassino», beh, poi c'era qualche migliaio di interventi di sconosciuti.

Si sono costruiti dei pattern da morfologia della fiaba berlusconiana. E li hanno smontati. Luca Faenzi riadattava la battuta di Cuore, «se ne va l'ora legale, torna Berlusca»; Luigi Conversano giocava sul calcio, «"il Milan ha bisogno di qualche cura" ... Senti chi parla»; Gaetano Franco sfotteva due piccioni con una fava, «no Silvio, per favore, no! Non tornare, sennò torna pure D'Alema».

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Si evocava Gheddafi, si citava la Kamtchatka (o la Kakania dell'Azione parallela di Musil). La Cina andava forte (Giuseppe Morano, «che ci fa Ghedini in tv con il Segretario del Partito Comunista Cinese?»), come la religione (Vito Costa, «e comunque, anche lui dopo tre giorni, eh»), il cinema («Silvio Berlusconi è la nuova Norma Desmond», Simona Tudisco), lo sberleffo alla Guzzanti (Corrado), tipo quello di Angela Petroccione: «Bubu settete!».

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Forse ha ragione Andrea Vitali, «comunque vada ci ha fottuto tutti ancora una volta e siamo li a scrivere di lui anziché fare altro». Ma c'è modo e modo di farlo; il protocollo sempre più lunare, e la risata che lo seppellisce.

 

 

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