BANANARAMA! - BERLUSCONI A GAMBA TESA SUL PROF: “MONTI E’ UN MASCALZONE CON LO STIPENDIO SICURO CHE DICE BUGIE” - LEGNATE A SINISTRA: “VOGLIONO LA PATRIMONIALE SUGLI IMMOBILI, SUI RISPARMI E SULLE AZIONI” - BASTONATE AL CENTRINO: “IL TRADIMENTO DI FINI CI HA PORTATO AL DISASTRO DEL GOVERNO DEI TECNICI” - TRAVAGLIO? “UN GENIO DEL MALE” (E VA DA SANTORO) - ENNESIMA OFFERTA ALLA LEGA: “SE VINCIAMO POSSO FARE ANCHE IL MINISTRO…”

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Alberto Custodero per "la Repubblica"

SILVIO BERLUSCONI E DIETRO LA SCRITTA TASSE jpegSILVIO BERLUSCONI E DIETRO LA SCRITTA TASSE jpeg

La Lega pone il veto sulla candidatura a premier? Non importa. Berlusconi è pronto a fare un passo indietro, rendendosi disponibile per un posto da «ministro dell'Economia o degli Esteri per il bene del Paese». Continua l'apertura del Cavaliere nei confronti del Carroccio con il quale, assicura, è «molto vicino ad un accordo». Del resto, chiosa, «con i leghisti siamo stati alleati per molti anni e in modo positivo».

SILVIO BERLUSCONI - Copyright PizziSILVIO BERLUSCONI - Copyright Pizzi

S'infiamma, intanto, il duello mediatico di Berlusconi contro Monti («Un mascalzone con lo stipendio sicuro che dice bugie perché dice che parte del pdl è contro le liberalizzazioni, inizio a dubitare della sua capacità di giudizio»). Contro la sinistra («Il suo programma è da brividi nella schiena, vogliono la patrimoniale sugli immobili, sui risparmi e sulle azioni»). Contro Fini («Il suo tradimento è l'incipit che ci ha portato al disastro del governo dei tecnici»).

silvio Berlusconisilvio Berlusconi

Contro Casini («Non ha mantenuto la parola di ricongiungersi coi moderati se io avessi fatto un passo indietro »). Contro Ingroia («Toghe come lui, un cancro democratico »). E, in vista della sua partecipazione il 10 gennaio alla trasmissione di Santoro, contro Travaglio che definisce «genio del male». «Vediamo se dopo la trasmissione sarò ancora un genio», se la ride il giornalista, che non vuole scoprire le carte della prossima puntata di "Servizio pubblico".

Il leader del pdl ostenta ottimismo, anche se i dati dei sondaggi al momento non sono confortevoli. «Siamo oltre il 20% - spiega - dal 14% dove eravamo arrivati dopo un anno di mio silenzio assoluto». «Con "Fratelli d'Italia" arriviamo al 22,6%, ma contiamo di arrivare al 40% che è il voto che ci hanno dato gli italiani nel 2008». Si offre nel ruolo del salvatore del disastro. «In un anno - è il suo teorema - è successo di tutto, c'è stato il disastro del governo tecnico e siamo in piena recessione.

silvio berlusconi sparasilvio berlusconi spara

Dobbiamo far sapere agli italiani che noi siamo ancora qui e abbiamo un programma per tirare fuori il Paese dalla recessione». Quindi, il suo appello agli indecisi del centro, i
moderati e il ceto medio, «una maggioranza di cittadini che non si riconoscono nella sinistra ». Poi blandisce anche il partito di chi non si recherà alle urne che teme in forte crescita. «Agli astensionisti - dice - ricordo che anche se non votano, sarà la politica a occuparsi di loro».

BERLUSCONI MASAI CON LA TESTA DI MONTIBERLUSCONI MASAI CON LA TESTA DI MONTI

A chi gli chiede - visto che ha annunciato di volerla togliere - perché il suo partito abbia votato l'Imu, s'appella all'amor di patria. «Perché votando la sfiducia si riteneva, forse a torto, che avremmo cacciato il Paese dentro una crisi finanziaria pericolosa. Lo abbiamo fatto per amor di patria».

Tra un duello mediatico e l'altro, un sondaggio e una previsione, Berlusconi detta la linea del Pdl rispetto alle prossime alleanze elettorali. Ha dato ieri a Micciché il via libera alla formazione di una lista meridionalista a sostegno della sua candidatura, che si chiamerà "Grande Sud", all'interno del quale confluiranno esponenti dei movimenti territoriali del Meridione vicini ai presidenti di Regione del Pdl, o a ex ministri del Sud come Fitto.
In Lazio, invece, il Cavaliere subisce l'affronto di vedersi stoppare dal pdl locale la candidatura di Storace alla Regione che aveva benedetto l'altro ieri. Il partito laziale ha bocciato ieri in serata la corsa del leader della Destra «riaffermando l'esigenza di candidare un proprio esponente».

 

 

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