Luigi Bisignani per “Il Tempo”
Il limite del renzismo, cioè la squadra che l'ex presidente del Consiglio aveva intorno, potrebbe essere lo stesso del neonato governo Gentiloni. E se a questo si aggiunge la riconferma anche dei ministri più deludenti e il mancato appoggio dei verdiniani, la strada da ieri sera sembra davvero sull’orlo del precipizio. A Palazzo Chigi, dal segretario generale ai capi Dipartimento, sono tutti convinti di rimanere ai loro posti.
Con un’aggravante: Matteo Renzi aveva una personalità capace di sovrastare chiunque. Paolo Gentiloni invece, per indole e per educazione, rischia di venirne subito travolto. Il neo premier ha un solo modo per dare una scossa: circondarsi di giuristi ed economisti che abbiano esperienza e sappiano davvero far funzionare la macchina dello Stato, e ritrovare così armonia con i corpi intermedi snobbati e maltrattati dal precedente esecutivo. Non si può continuare a governare avendo contro l’alta dirigenza ministeriale, la Corte costituzionale, il consiglio di Stato, l’avvocatura e la Corte dei conti.
Occorre quindi che il nuovo inquilino di Palazzo Chigi spezzi la rete di comando renziana che ha portato a scrivere in modo approssimativo la maggior parte dei provvedimenti, per questo sonoramente bocciati o disattesi: dalla cosiddetta «Buona scuola» dell’unico ministro dimissionato (Stefania Giannini) alle follie della ministra Marianna Madia. Ciò rappresenta per Gentiloni un problema umano enorme rispetto al «contratto d’ingaggio» che ha idealmente firmato con Renzi. Ma la sua scommessa si gioca proprio su questo piano.
Se farà così, a beneficiarne sarà, dopo le prime settimane di risentimento, lo stesso ex premier. Riuscirà un uomo tanto garbato a far capire al suo talent scout che occorre un metodo nuovo, con documenti che circolino sul serio tra i Ministri e non siano solo slide affastellate a caso?
Da questo punto di vista,Gentiloni ha un grande esempio, essendo stato per anni ministro di Romano Prodi, particolarmente attento alla cura dei dossier. Sul piano politico, poi, dopo il no dei verdiniani, farà bene a tenere aperto sempre un telefono senza fili con Gianni Letta, perché i franchi tiratori del suo partito sono pronti a silurare sia lui che il suo dante causa. Auguri. Ne ha bisogno, se vogliamo scongiurare l’arrivo dei grillini alla guida del Paese.