Andrea Zambenedetti per la Stampa
Prima dell' Adunata degli Alpini la sfilata per il dolore dei Tirolesi. L' appuntamento è per sabato cinque maggio a Rovereto, provincia di Trento. Sei giorni dopo, l' undici maggio, a entrare nel vivo a ventitré chilometri di distanza, con l' accensione della «fiaccola della pace», è la 91 a adunata degli Alpini. Ospitata proprio dal capoluogo trentino.
Due date ravvicinate che rivelano come da queste parti, ancora oggi, non tutti vedano di buon occhio una città colma di tricolori e soprattutto siano concordi con la data scelta per celebrare il raduno alpino: i cento anni della Grande guerra. Una ricorrenza che coincide con l' entrata del Trentino nel Regno d' Italia.
Una «sofferenza», come recita il volantino che promuove l' appuntamento, che ha spinto i Tirolesi a scendere in piazza in corteo assieme alla «corona della sofferenza» (un' opera d' arte di quattro metri di diametro, con le spine in alluminio) per ricordare le tribolazioni causate dalla Prima guerra mondiale. «Per rappresentare il dolore del nostro popolo - si legge - delle nostre donne, del nostro territorio, dell' essere dimenticati e dello strappo subito dal nostro amato Tirolo di quanti si rifiutarono di combattere».
L' associazione aveva chiesto di manifestare a Trento ma l' organizzazione dell' adunata, già in fase avanzata (con le tribune e il palco già installati), ha imposto di scegliere un' altra location. I due eventi oltre ad essere distanti nel tempo si terranno anche in due luoghi diversi. L' associazione «noi Tirolesi» mette le mani avanti e nel volantino specifica che è vietata la partecipazione in tracht (il costume tipico) proprio per evitare strumentalizzazioni.
Insomma, c' è tutta la buona volontà per tenere a bada vecchi dissapori che tuttavia non smettono di covare più o meno sottotraccia. Se rimangono senza autori o rivendicazioni le sparizioni di alcune bandiere tricolori e di alcuni striscioni di benvenuto agli Alpini, altrettanto non si può dire per le parole al vetriolo che rimbalzano in rete da più di un anno, proprio contro l' appuntamento che chiama a raccolta le penne nere da ogni latitudine.
«Il nostro dolore è forte - spiega Paolo Primon, artigiano, appassionato di storia e comandante della Schützenkompanie Trient Major Giuseppe de Betta - siamo tirolesi e abbiamo subito una guerra che il popolo non voleva. Quella guerra per i nazionalisti non è ancora finita. Devono continuare con qualsiasi mezzo a far sentire ed imporre le loro manie di conquista. Tra un po' ci troviamo la bandiera italiana anche nei krapfen. La sparizione delle bandiere è forse una tattica per farsi pubblicità, in politica lo fanno da sempre».
Loro, del resto, avevano chiesto di rimandare l' incontro alpino così da evitare la coincidenza con il passaggio del Tirolo al Regno d' Italia: «Gli Alpini mi hanno chiesto un segno di pace - ha raccontato Primon in un video cliccatissimo in rete - ma scegliere questa data è stato come mettere il dito nella piaga. Stranamente di fianco alle bandiere tricolori non si sono neppure preoccupati di mettere quella della provincia di Trento». Così i vessilli del Tirolo si è messo a distribuirli lui e ne ha già consegnati centinaia. La sfida con i tricolori è comunque impari. Gli Alpini ne hanno distribuiti già mille ed ora saranno disponibili anche nelle Comunità di valle.