1. IL ''GREGGE'' DA SACRIFICARE, LA STRATEGIA ANTI-PARALISI DEL CINICO JOHNSON
Antonello Guerrera per ''la Repubblica''
È un azzardo. Per molti pericoloso, incosciente, nell' era coronavirus. Ma ora è ufficiale, dopo settimane di reticenze, semplici inviti a lavarsi le mani e keep calm and carry on , "state calmi e andiamo avanti". Perché ieri mattina, Sir Patrick Vallance, massimo consigliere scientifico del premier Boris Johnson, l' ha detto a Sky News : «Il 60% dei britannici avrà bisogno di contrarre il coronavirus per sviluppare l' immunità di gregge. Perché il virus sarà stagionale e tornerebbe in inverno. Sì, è una brutta malattia. Ma nella maggioranza dei casi comporta solo sintomi lievi».
Una gaffe? No. In una successiva intervista alla Bbc , Vallance è andato oltre: «Se cerchi di sopprimerlo con misure molto dure e poi allenti la presa, il virus reagisce, magari in un momento sbagliato. Il nostro obiettivo è creare una sorta di immunità di gregge contro la trasmissione del virus a lungo termine, proteggendo i più vulnerabili». Anche perché un vaccino contro il Covid- 19 ancora non c' è, servirà almeno un anno e l' Oms ieri ha ammesso che si è in alto mare causa «mancanza di fondi».
Ma la strategia estrema del governo Johnson potrebbe provocare la morte di centinaia di migliaia di persone. I britannici sono 67 milioni, il 60% circa 40 milioni. Con un tasso di mortalità (al ribasso) dell' 1%, questa "scommessa" potrebbe avere un "costo" iniziale di 400mila morti. La sanità rischia di collassare. Inoltre, il Covid-19 pare un virus mutevole e non c' è ancora la certezza assoluta che si ottenga l' immunità da guariti.
Ma giovedì Johnson l' aveva accennato in conferenza stampa: «Purtroppo moriranno molti nostri cari». Eppure il premier è ancora contrario a ogni misura draconiana per contenere il virus, che a oggi in Regno Unito ha contagiato "solo" 708 persone su 32.771 testate, anche se i malati "nascosti" sarebbero 10mila. Le scuole restano aperte, pub e ristoranti sono stracolmi, il concertone di Glastonbury è stato confermato e per il governo pure il calcio sarebbe andato avanti - a porte aperte - se solo la Premier League ieri non si fosse opposta dopo vari contagi di giocatori e allenatori.
BORIS JOHNSON DISPERATO GUARDA UNA MAPPA DELLA DIFFUSIONE DEL CORONAVIRUS IN ITALIA
Un approccio che sta spaventando anche i 700mila della comunità italiana oltremanica, nella morsa emotiva di una patria "chiusa a chiave" e un Regno Unito passivo contro il contagio: genitori preoccupati per i figli in classe, centinaia di turisti bloccati dallo stop ai voli, permesso di chiamare il numero speciale anti-virus solo se si hanno sintomi gravi. Altrimenti, lo ha detto Johnson stesso, restate in casa per una settimana senza assistenza. E però ieri il premier è stato comunque costretto a rinviare le elezioni locali di maggio, la maratona di Londra, mentre alcune università, come la London School of Economics, già si autogestiscono con corsi online. Anche la Regina ha cancellato i suoi appuntamenti.
Ma il vero problema di Johnson è un altro. Sperando che il caldo limiti il Coronavirus, il premier non vuole bloccare il Paese allo scopo di preservare l' economia. Un azzardo che già l' Italia ha pagato a carissimo prezzo. La sola chiusura delle scuole costerebbe al Regno Unito il 3% di Pil, sussurrava ieri un sottosegretario. Figuriamoci uno stop totale all' italiana. Boris non può permetterselo nell' anno decisivo della Brexit. Perché, dopo infinite promesse, ora si gioca tutto: la carriera e il futuro del Regno Unito. In queste condizioni, il coronavirus potrebbe tornare in inverno, proprio nei mesi in cui si concretizzerà la Brexit, nel 2021. Ecco perché in molti, a Downing Street, si stanno convincendo sull' immunità di gregge preventiva. A ogni costo.
2. RICCIARDI "SENZA VACCINO L'IMMUNITÀ NON È CERTA E PARLARNE NON È ETICO"
Michele Bocci per ''la Repubblica''
È stupito da quello che sta succedendo in Inghilterra Walter Ricciardi, il consulente del ministero alla Salute per i rapporti con gli altri Paesi riguardo all' emergenza coronavirus.
«Hanno una delle più importanti scuole di epidemiologia del mondo eppure procedono in questo modo », dice il professore che è anche nel Comitato di esperti della Protezione civile.
Professore, che differenza c' è tra il nostro Paese e il Regno Unito?
«Il nostro governo ha semplicemente recepito le indicazioni della comunità scientifica, cosa che quello inglese non sta facendo. Eppure hanno gli epidemiologi dell' Imperial college, della London School of hygiene and tropical medicine e di una rivista come il Lancet. Sarebbero consiglieri di prim' ordine sul tema sanità pubblica che evidentemente stanno ignorando».
Perché le nostre misure di chiusura sono migliori?
«Intanto sottolineo che le stanno piano piano adottando tutti gli altri Stati, a partire da Spagna e Francia.
Del resto hanno il nostro esempio da seguire, visto che siamo stati i primi a essere colpiti qui in Europa. Con un nuovo virus in circolazione l' unica cosa da fare è dilazionare e ritardare l' impatto sul sistema sanitario attraverso il contenimento, quindi il distanziamento sociale».
A cosa serve rallentare il virus?
«Intanto a non far soccombere le strutture sanitarie che devono curare i casi gravi e poi ad aspettare che si rafforzino gli strumenti di cura.
Credo che vedremo prima una terapia più specifica rispetto a un vaccino. Non è assolutamente etico accettare che si ammalino le persone per creare una immunità di gregge che peraltro non è neanche sicura».
Come mai non è sicura?
«Perché si tratta di un virus nuovo e non ci sono ancora conferme scientifiche su una immunità duratura dopo la malattia. Chi è stato contagiato potrebbe anche riprenderlo per quanto si sa al momento».
Se un Paese si comporta in modo così diverso dagli altri, come può cambiare la storia dell' epidemia?
«Intanto corre il rischio di essere investito in modo più violento rispetto agli altri. E soprattutto può diventare l' area che mantiene l' infezione viva e latente, quando gli altri sono già riusciti a contenerla.
Diventa così quello che nessuno vorrebbe essere considerato, l' untore del mondo».
L' Oms non può costringere a prendere provvedimenti i Paesi che non adottano misure di protezione?
«No, sono scelte sulle quali non può dire niente».
Le aree del mondo che si liberano del coronavirus, come ha fatto adesso la Cina, rischiano di essere di nuovo esposte in futuro?
«Certo, finché non si troveranno degli strumenti di cura efficaci oppure il vaccino. Se non ci sono, l' umanità resta sempre suscettibile».
Quando avranno effetto le misure prese dall' Italia?
«Ci vorrà tempo, ma la strada che abbiamo scelto è giusta e questa convinzione è rafforzata da quanto sta succedendo nella prima zona rossa della Lombardia, che in questi giorni sta vedendo i nuovi casi crollare in modo importante».