CALL CENTER QUIRINALE - ORA CHE SCALFARO NON PUO’ PIU’ RISPONDERE CAUSA BARA, MONSIGNOR FABBRI RIVELA IN COMMISSIONE ANTIMAFIA: “SCALFARO TELEFONO’ A CONSO DAVANTI A NOI E GLI PARLO’ DELLA SOSTITUZIONE DI AMATO, IL CAPO DEL DAP CHE NON SOPPORTAVA. FE CE UNA SFURIATA” - AHÒ, HANNO TUTTI UNA MEMORIA RITARDANTE…

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Davide Vecchi per il "Fatto quotidiano"

Scalfaro telefonò a Conso davanti a noi. Non gli disse che ci aveva davanti, riferì solo che ci aveva parlato, dicendogli che si aspettava un incontro con noi (..) perché dovevamo aiutarlo a trovare un sostituto al capo del Dap Nicolò Amato". In audizione davanti alla Commissione antimafia ieri monsignor Fabio Fabbri ha ricostruito l'incontro avuto al Quirinale nel giugno 1992.

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"Non parlammo del 41 bis ma di Amato", ha garantito Fabbri. L'essere stato testimone diretto della telefonata intercorsa tra il Capo dello Stato e l'allora ministro della giustizia Giovanni Conso è un dettaglio finora mai fatto presente da Fabbri. Non ce n'è traccia nel verbale di assunzione di informazioni del 21 gennaio 2003 quando fu sentito presso gli uffici della Direzione Nazionale Antimafia dal pubblico ministero Gabriele Chelazzi.

Fabbri si trovava al Quirinale per accompagnare, in veste di segretario particolare, don Cesare Curioni, scomparso nel 1996 dopo essere stato per 32 anni cappellano capo di San Vittore e, dal 1982 al 1992, presidente della Commissione Ministeriale dei Cappellani militari.

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Monsignor Fabbri ha spiegato che don Cesare conosceva Scalfaro da anni e perciò appena fu eletto al Quirinale gli chiese udienza per risolvere un problema: il suo alloggio era stato trasferito d'autorità presso la sede del Dap e la cosa non gli andava giù. Scalfaro non solo gli diede ragione, ha raccontato Fabbri, ma "con nostra grande meraviglia" fece una sfuriata contro il direttore del Dap Nicolò Amato. Disse che non lo aveva mai sopportato.

"Ci riferì: 'Quando Scalfaro non era nessuno, cosa che è tutta da dimostrare, mi fece aspettare giorni prima di rispondere a una telefonata. Sono stufo di comportamenti da primadonna. La sua era è finita. Vi chiedo di aiutare il ministro della Giustizia Giovanni Conso a trovare il successore. Ho tre nomi di candidati nel cassetto, ma finché sarò presidente non passerà nessuno di loro. Ciò detto prese il telefono e informò Conso".

Giovanni ConsoGiovanni Conso

Il Capo dello Stato poi "indicò un cassetto: 'Qui - disse - ho tre nomi, ma fin quando sono Presidente nessuno di questi tre potrà essere indicato". Poi telefonò a Conso. Il giorno dopo, ha proseguito Fabbri, ci "mettemmo a disposizione del Guardasigilli. Andammo da Conso e lo trovammo titubante, ‘non so dove andare a parare', disse il ministro". La conversazione, a via Arenula, durò 30 minuti.

Oscar Luigi ScalfaroOscar Luigi Scalfaro

"Fui io, e me ne prendo la responsabilità, a fare il nome di Adalberto Capriotti. Eravamo davanti al ministro. Come facendo una riflessione ad alta voce, mi rivolsi a don Cesare e gli dissi questo nome. ‘Che dici? possiamo suggerire il procuratore di Trento?' Capriotti era stato capo di tutte le guardie carcerarie, lo sentivo per i giuramenti ma anche per alte attività di lavoro.

Curioni rimase perplesso, ma Conso sentì. Si alzò di scatto e andò a una consolle li vicino. Prese un librone verde, grande come un dizionario. Era l'organico del ministro della Giustizia. Lo sfogliò. ‘Può essere, può essere, ripeté. Ritornò alla scrivania con il librone e disse: ‘Monsignore, prenda contatti con Capriotti, sondi se accetta".

Pisanu GiuseppePisanu Giuseppe

Ora, ha riferito il monsignore, "Capriotti dice di non conoscermi ma non è così. E la prima telefonata gliela feci io, poi gli passai don Cesare. Ci furono 3-4 telefonate in tutto. Capriotti era titubante, voleva sapere chi avrebbe avuto come vice. Quando venne fuori la certezza che si trattava di Di Maggio (Francesco Di Maggio, nominato vicedirettore del Dap, ndr), si convinse".

La 24esima audizione ha aggiunto qualche particolare sul ruolo di Scalfaro, ma non sull'attenuazione del regime carcerario previsto dal 41 bis. Il presidente della Commissione, Pisanu, ha smentito di aver cominciato a stilare la relazione: Vi assicuro che ancora non ne ho scritto neppure una riga. Ci vorrà un po' di tempo".

 

 

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