Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII
DAGOREPORT
E’ lui? O non è lui? Il sito della Fondazione lo decanta così: «Consulente in diversi ministeri negli anni Settanta, è stato vicepresidente dell’editoriale Periodici del Gruppo Espresso, presidente del consorzio Venezia Nuova, ha guidato l’Agenzia del Giubileo, è stato consigliere di fondazioni di promozione della cultura e della Rai».
Ci siete? «Senatore della Repubblica dal 2006». Indovinato? «Dal 2013 è stato eletto per acclamazione capogruppo del Partito Democratico al Senato della Repubblica».
Fuoco! E certo che è lui: Luigi Zanda, classe 1942, noto agli addetti ai lavori come il più cupo e cipiglioso capogruppo che il Pd abbia mai acclamato al Senato; ma alzi la mano chi lo sapeva membro del consiglio d’amministrazione della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, via San Vitale 114, Bologna. In sigla, Fscire.
E che è ‘sta roba? «Un’istituzione di ricerca, che pubblica, forma, serve, organizza, accoglie e comunica la ricerca nell’ambito delle scienze religiose». Roba forte. Ma ancora più forte è l’obiettivo: «Dotare il sistema della ricerca italiana di una infrastruttura di eccellenza nell’ambito della ricerca storico-religiosa europea e internazionale». Se ne sentiva proprio la mancanza.
Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII
Però… però… però… Chi la paga, cotanta infrastruttura?
Tranquilli: noi. I contribuenti italiani. La fondazione di cui è membro Luigi Zanda – capogruppo Pd al Senato, ricordiamolo, di rito renziano ed ex Margherita – mercoledì ha portato a casa il via libera del Senato per un finanziamento di 426.245 euro. Con buona pace di chi già grida all’«evidente conflitto d’interessi», come la senatrice leghista Silvana Comaroli, che essendo stata eletta a Sotto il Monte (Bg), borgo natio di papa Roncalli, su Giovanni XXIII ha forse una sensibilità un po’ troppo accentuata. E protesta. Eccome se protesta! Addirittura chiede, in un’interrogazione, se non sia più opportuno destinare quei 426 mila euro a iniziative meglio orientate «al progresso economico-culturale del paese».
Mah. Il ministro dell’istruzione-università-ricerca, Stefania Giannini, ex segretario politico di Scelta Civica, ha senz’altro una visione meno bacchettona sulla faccenda; e infatti nel riparto 2014 del “fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca”, presentato alle Camere il 30 settembre per il parere di rito, non è stata troppo a cavillare sui conflitti e sugli interessi.
Idem i membri Pd di quella commissione Cultura (presidente è il renziano Andrea Marcucci) a cui spettava, in Senato, dare il parere sul riparto. Anche l’unica componente di Scelta Civica, la vice-presidente del Senato Linda Lanzillotta, non ha detto beh. Onore al merito: l’unico a protestare sulla regalia a Zanda per la tanto desiderata «infrastruttura di ricerca religiosa» è stato il 5 stelle Fabrizio Bocchino. Quanto agli altri, luce verde e amen.
Ora: su 1,75 miliardi del fondo, tra l’altro in perenne affanno finanziario, ben 82 milioni e mezzo sono andati alle «attività di ricerca a valenza internazionale». Ed ecco qua: tra i 3,5 milioni per l’impianto di Grenoble che produce luce al sincrotrone e gli 844 mila euro al progetto HSFP sulla ricerca di base (coinvolti 13 paesi, dal Canada all’India) ecco spuntare i 426 mila eurini alla fondazione Fscire, ignota ai più ma guidata da Alberto Melloni, ordinario di storia del cristianesimo all’università di Modena-Reggio Emilia e legatissimo a Zanda. Bingo.
Merito non solo del capogruppo Pd, ovviamente.
Nel cda della Giovanni XXIII c’è infatti parecchia gente di peso. Presidente è l’ex giudice costituzionale Valerio Onida, e tra i membri ci sono un ex ministro del governo Monti, Piero Giarda, e il presidente della Cassa depositi e prestiti, il filo-renziano Franco Bassanini.
Ma… ma… ma sua moglie non è proprio Linda Lanzillotta, la vicepresidente del Senato?
Quella che in commissione Cultura ha sostituito Stefania Giannini quando quella è diventata ministro, e in commissione non la si vede mai, ma stranamente mercoledì era lì a votare il via libera ai finanziamenti? Certo che è lei: una ex Margherita, proprio come Luigi Zanda, e un’ accesa sostenitrice di Matteo Renzi, proprio come il marito Franco.
Tutto è bene, insomma, quello che finisce bene.
Chissà se Franco Bassanini, prima di spegnere la luce andando a letto, ha almeno ringraziato la moglie per il simpatico cadeaux alla sua fondazione preferita. E se Zanda Luigi, membro della Fscire, si è congratulato con il senatore Luigi Zanda per il brillante risultato a palazzo Madama.