Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli per il “Corriere della Sera”
Per chi lavorerà Pietro Dettori? Per il network della Casaleggio associati - ultimo impiego ufficiale: socio (e dipendente) dell'associazione Rousseau - o per il presidente del Consiglio di tutti gli italiani? Chissà, ma per capire la nuova geografia del potere politico italiano bisogna passare anche da lui. Non è avvezzo ai riflettori e ha la stessa età di Luigi Di Maio, classe 1986; è nato a Cagliari e dopo anni a Milano negli uffici della società di marketing che ha dato vita al M5S insieme a Beppe Grillo, lo scorso marzo si è trasferito a Roma.
Sarà il probabile capo dell'ufficio del premier Conte. E si racconta che il suo potere, ormai, sia maggiore a quello di Rocco Casalino, il dominus della comunicazione a Cinque Stelle. Ma le ossa se l'è fatte gestendo direttamente il blog beppegrillo. it e i relativi account social, prima che il comico decidesse di riprendere in mano il proprio megafono.
Una ascesa che si è accelerata negli ultimi mesi, specie dopo la cacciata dalla casa madre Rousseau di David Borrelli, in rotta con il capo, Davide Casaleggio. Dettori era in aula a sentire il discorso di Conte, martedì scorso, mentre il presidente del Consiglio ricordava l'endemico problema di questo Paese: il conflitto di interessi. Il suo volto ha accennato appena un sorriso mentre dai banchi delle opposizione urlavano «e allora la Casaleggio?».
In effetti in questa legislatura all'associazione Rousseau, nata alla morte di Gianroberto, vanno 300 euro al mese per ogni parlamentare del Movimento; cui si aggiungono i 300 euro mensili di tutti i consiglieri regionali sempre del M5S.
Si tratta di oltre 6 milioni in cinque anni e di un crocevia di interessi diversi tra loro in mezzo ai quali si trova proprio Dettori: il "partito", il gruppo parlamentare, l'azienda che ha le chiavi di Rousseau - la piattaforma dove il Movimento vota e vive - e infine il premier e il governo. Dal punto di vista della comunicazione, le capacità non gli mancano: fu lui tra i primi a intuire le potenzialità dei social network come campo di battaglia politico e culturale.
Un luogo dove i meme, gli sfottò, spararla grossa, provocare, banalizzare, dividere il mondo in buoni e cattivi, funziona più di un ragionamento complesso; tecnica ampiamente messa alla prova col blog di Grillo, dove post del genere (rimarrà nella storia il "cosa fareste in macchina con la Boldrini?") andavano alla grande.
Nonostante adesso Grillo tessa le lodi della piattaforma Rousseau, definita ieri in diretta video con la prima tappa a Torino del "Rousseau City Lab", «un sistema straordinario, in anticipo sui tempi visto che c' è un pauroso ritorno all' analfabetismo». E nonostante la comunicazione social di Conte, curata in prima persona da Dettori, sia oggi improvvisamente rassicurante, giovanile (vedi le stories su Instagram) e gioviale.
Invece il fratello di Dettori, Marcello, anche lui ex della Casaleggio, gestisce un sito che è tutto un programma: Silenzi e falsità. In pieno stile "tutto quello che i media ufficiali non vi dicono", con annesse simpatie per Putin, fa propaganda per il nuovo governo giallo-verde. «L' Italia - raccontava un enfatico editoriale di due giorni fa - è stata protagonista al G7 come mai era accaduto prima con i leaderini che facevano scompisciare dalle risate biascicando un inglese da scuola elementare (...) Gli altri leader si sono dovuti inchinare ai piedi dell'italiano Conte a supplicarlo di non spaccare pubblicamente il cosiddetto fronte europeo». Garantisce la famiglia Dettori.