1. CHI SARÀ MAI IL MISTER “X” CHE DEVONO ARRESTARE A MILANO? IN PROCURA INDAGINE ANCORA RISERVATISSIMA IN CUI SONO STATE CHIESTE LE MANETTE PER UN PEZZO DA NOVANTA 2. È STATO QUESTO MANCATO ARRESTO ECCELLENT, LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO DELLA PAZIENZA (EUFEMISMO) DI BRUTI LIBERATI, TENUTO ALL’OSCURO DAL VICE ROBLEDO 3. ROBLEDO E' STATO CONFINATO ALL’UFFICIO ESECUZIONE PENE, UN CIMITERO DEGLI ELEFANTI 4. TRA LE ALTRE CONTESTAZIONI A ROBLEDO, QUELLA DI AVER FATTO GESTIRE A DUE BANCHE I 170 MILIONI SEQUESTRATI PER L’INCHIESTA SUI DERIVATI VENDUTI AL COMUNE DI MILANO 5. LA REAZIONE DI ROBLEDO E L'APERTURA DI UN’INCHIESTA PENALE ALLA PROCURA DI BRESCIA

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Paolo Colonnello per “La Stampa”

 

La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso, sarebbe stata una richiesta di arresto per un personaggio eccellente in un’indagine ancora segreta, inoltrata direttamente all’ufficio gip e sottoposta al procuratore Edmondo Bruti Liberati a provvedimento ormai firmato. Gesto che, nonostante le circolari di segno opposto, è stato probabilmente letto dal Procuratore come atto di aperta ribellione da parte dell’aggiunto Alfredo Robledo.

 

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

Ma il colmo era già stato raggiunto da un po’, come rivela l’accusa più pesante contenuta nel provvedimento di una decina di pagine recapitato ieri da Bruti al suo aggiunto e inoltrato al Csm, con il quale lo solleva «con provvedimento immediato» da coordinatore del dipartimento reati contro la pubblica amministrazione per relegarlo nel burocratico ufficio delle esecuzioni penali.  

 

Un fatto mai accaduto prima nella blasonata e delicata Procura milanese e che segna un punto di non ritorno nei rapporti tra i due contendenti. Bruti riporta infatti un caso finora inedito che getta ombre sulla gestione di ben 170 milioni di euro sequestrati alle banche nel 2009 durante l’inchiesta sulla vendita di derivati al Comune di Milano. I soldi vennero infatti depositati «per decisione di Robledo», anziché, come da prassi e senza spese, nella filiale interna della Bnl di palazzo di giustizia, «presso la Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza e presso la Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, senza che sia stata data motivazione alcuna della scelta di tali banche».

a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati a sinistra il procuratore aggiunto di milano alfredo robledo, a destra il procuratore capo edmondo bruti liberati

 

E senza che le somme, come prevede la legge, venissero intestate al Fondo Unico Giustizia. Tanto che, spiega Bruti nel provvedimento, lui stesso ne venne a conoscenza grazie alla lettera dell’amministratore delegato di Equitalia che chiedeva ragione di tale ritardo lamentando il mancato pagamento degli interessi per tre anni. Infine, Robledo avrebbe nominato dei custodi giudiziari con aggravio di spese, mentre ormai la prassi è che le somme sequestrate alle banche vengono lasciate sui conti delle stesse con nomina dei direttori delle filiali come custodi giudiziari, a costo zero.

 

CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO CAMERA ARDENTE DI GERARDO DAMBROSIO ALFREDO ROBLEDO

«Di tali discrezionali rilevanti scelte, in ordine alle banche e ai custodi, il dottor Robledo non ha dato alcuna previa informazione allo scrivente Procuratore, né ha ritenuto di fornire dettagliate informazioni dopo la nota di Equitalia del 9 luglio 2012». tanto che «la completa ricostruzione della vicenda, in particolare per quanto attiene alle somme liquidate ai custodi, alle attività dagli stessi svolta, nonché al rendimento dei depositi, è ancora in corso».  

 

E non è escluso che diventi materia a Brescia di indagine penale. Di certo Robledo ieri ostentava «tranquillità» e non ha vissuto la decisione del suo capo come un fulmine a ciel sereno. Diciamo che era nell’aria. Sebbene la mossa di Bruti abbia comunque spiazzato Robledo che stava a sua volta preparando un «coup de théàtre» con un nuovo esposto al Csm. La guerra insomma continua e diventa più accesa che mai. Del resto non era un mistero per nessuno che da mesi il procuratore capo avesse chiesto in visione diversi fascicoli delle inchieste condotte in passato dal suo aggiunto per spulciarle una ad una dopo la battaglia di esposti e controesposti conclusa con un nulla di fatto davanti al vecchio Csm poco prima dell’estate.  

 

Palazzo di Giustizia a Milano Palazzo di Giustizia a Milano

Un’inerzia dell’organo di autogoverno della magistratura che ha spinto Bruti a cercare di tagliare il nodo gordiano degli impossibili rapporti con Robledo relegandolo in un dipartimento privo d’inchieste, pur lasciandogli ancora la gestione di quelle in itinere. Così, quando ieri mattina il segretario di Bruti si è affacciato nell’ufficio praticamente contiguo di Robledo per consegnare la missiva di una decina di pagine con sette contestazioni precise, il procuratore aggiunto ha semplicemente preso atto dell’ultimo episodio di una guerra interna sempre più logorante, considerando che Bruti avrà ancora un anno di gestione prima della pensione imposta per legge.

 

Si capisce perciò adesso l’insolito attivismo dichiarativo delle ultime settimane di Robledo, comparso perfino in televisione per cercare di spezzare quello che considerava un accerchiamento del suo capo. Il quale, nella circolare con cui lo solleva dall’incarico e lo sposta in pratica in un cimitero degli elefanti, sottolinea come la decisione «possa superare le criticità sopra esposte». Che non sono poche: si va dal non aver informato Bruti, per esempio, sullo sviluppo di un’indagine come quella su «Fonsai», all’aver gestito il dipartimento anticorruzione in modo arbitrario, non essersi mai voluto coordinare con gli altri dipartimenti in casi come quello del San Raffaele o delle indagini Expo, non aver rispettato il galateo investigativo tra le forze della polizia giudiziaria, aver rivelato al Csm atti ancora coperti da segreto istruttorio fino allo stralcio delle indagini sul Mose. 

EDMONDO BRUTI LIBERATI EDMONDO BRUTI LIBERATI

 

 

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