LA CHIAVE DEL BANANA PER L’INCIUCIONE: LA RICONFERMA DI NAPOLITANO

Berlusconi vorrebbe la riconferma di Napolitano al Quirinale nel caso di un governo del presidente ma gongola - Bersani tiene duro ma il Banana intravede le prime crepe nel “mai col Pdl” - Schifani ai senatori: “Senza numeri certi, Napolitano non darà l’incarico…”

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Carmelo Lopapa per "la Repubblica"

Napolitano - BerlusconiNapolitano - Berlusconi

Concordia o meno, Napolitano deve restare al suo posto. Con tutta la diplomazia del caso, la delegazione guidata da Silvio Berlusconi e da Alfano lo ha fatto presente al padrone di casa, nel bel mezzo della consultazione durata quasi un'ora, allo Studio alla vetrata. «È chiaro che se si va verso un governo indicato dal presidente e sostenuto da una maggioranza ampia, allora riterremmo opportuno che lei, presidente, continuasse al suo posto in una fase così delicata» è il messaggio che al termine, quasi a margine, il Cavaliere consegna al capo dello Stato.

BERLUSCONI NAPOLITANOBERLUSCONI NAPOLITANO

Del resto, è da giorni che la linea sulla quale hanno molto lavorato Gianni Letta e, dicono, Giuliano Ferrara, è stata fatta propria dal quartier generale di Palazzo Grazioli e trasmessa con vari input al Colle. Nessuna breccia, fino a questo momento, al muro di indisponibilità più volte opposto da Giorgio Napolitano. Il 15 aprile, fra tre settimane, si apriranno le votazioni nelle Camere in seduta comune.

Il 15 maggio comunque il presidente della Repubblica lascerà il suo incarico. I margini sono strettissimi, quasi nulli, ma sullo spiraglio minimo Silvio Berlusconi - come ha ripetuto ai suoi anche ieri pomeriggio - intende lavorare. Considera ormai l'attuale capo dello Stato di «assoluta garanzia» per i destini del Pdl. Di certo, più di quanto non lo siano tutti gli altri nomi circolati in queste settimane e che il Pd potrebbe imporre, in forza dei suoi numeri: da Prodi a D'Alema, passando per Amato, per finire all'outsider Bonino.

berlusconi-bersaniberlusconi-bersani

Ma la battaglia sul Quirinale è da venire. Prima incombe l'incarico di governo. E uscendo da quel colloquio il leader Pdl, con Alfano, Schifani e Brunetta si sono detti
«rincuorati». E un certo ottimismo continuavano a far trapelare fino a sera, anche dopo l'apparente, ennesima chiusura del segretario Pd, al termine della sua ultima e decisiva consultazione.

CONSULTAZIONI GRILLO ARRIVA AL QUIRINALE jpegCONSULTAZIONI GRILLO ARRIVA AL QUIRINALE jpeg

«Bersani si conferma una testa dura, al limite dell'irresponsabilità » ha commentato il Cavaliere coi suoi dopo averlo ascoltato in tv. «Ma noi continuiamo a mantenere un profilo basso, stiamo facendo di tutto e nutro ancora un certo ottimismo» è la lettura del capo. Convinto che alla fine Bersani non la spunterà.

GRILLO AL QUIRINALE SULLA MONOVOLUME KIA CARNIVALGRILLO AL QUIRINALE SULLA MONOVOLUME KIA CARNIVAL

Di quell'ottimismo si è fatto interprete anche il capogruppo Renato Schifani, durante la riunione dei senatori convocata nel pomeriggio: «Siamo fiduciosi, il presidente Napolitano non darà un incarico se i numeri dell'eventuale maggioranza non saranno certi». Berlusconi in mattinata al Colle aveva ripetuto quanto sia «inaccettabile» che il 30 per cento degli elettori italiani «resti fuori» dai giochi, dopo che il suo partito è stato già «estromesso dalla occupazione» delle cariche istituzionale da parte del Pd. Anche se lì sembra non abbia usato il termine «militare».

Pietro Grasso articlePietro Grasso article

A Napolitano il Cavaliere ha rivolto dunque l'invito a mediare per convincere Bersani, «l'unica soluzione è quella da noi indicata: un governo di concordia, per noi andrebbe bene se a guidarlo fosse lo stesso segretario Pd o Grasso o chiunque venga indicato da lei, presidente». Fiducia nel Colle e ottimismo, dunque. Anche perché il leader Pdl si è convinto che Bersani col suo arroccamento si sia messo all'angolo. In ogni caso subirà una scelta: o rassegnandosi a un governo ampio o arrendendosi e trascinando il Paese al voto.

«Comunque vada noi ne usciremo bene» va ripetendo Berlusconi ad Alfano e ai dirigenti. E dall'esito delle consultazioni, nelle prossime ore, dipenderanno molto i toni e le sfumature della manifestazione di domani, quella dei 200 mila in piazza. L'intenzione è di abbandonare i toni barricaderi della prima ora, per sposare il nuovo sottotitolo "Per una nuova Italia".

Anche se l'affare Marò rischia di monopolizzare in parte la kermesse in chiave anti- Monti. Se poi tutto dovesse precipitare, se dovesse essere il Pdl a ritrovarsi all'angolo, escluso dai giochi, allora, per dirla col Cavaliere di queste ore, «quella di domani sarà la prima manifestazione della nostra campagna elettorale».

 

 

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