DAGONEWS
Fermi, immobili, come non fosse successo nulla. Lucrezia Ricchiuti, Corradino Mineo e Walter Tocci, i tre civatiani che siedono in Senato, hanno tutti gli occhi addosso, ma per ora non sembrano intenzionati a seguire le orme del loro leader di riferimento che ha lasciato il Pd.
I boatos di Palazzo Madama danno Civati tristemente solo e gli stessi deputati più vicini al politico brianzolo, a mezza bocca, parlano di “fuga in avanti”, di gesto personale pienamente comprensibile ma anche non condivisibile. Nel senso che non è necessario condividerlo. La motivazione per la quale neanche Ricchiuti, Mineo e Tocci sarebbero in uscita dal gruppo Pd al Senato è che sono molto compresi del ruolo che i 22 senatori di minoranza hanno giocato e stanno giocando nel Pd. Dopo le Regionali la riforma del bicameralismo tornerà a Palazzo Madama e bersaniani, cuperliani e (ex?) civatiani sono convinti di poter dire la loro e costringere Matteo Renzi a introdurre dei cambiamenti.
Se dunque il gesto di Civati sembra destinato a non fare scuola nel gruppo piddino, ciò non di meno ci sono ampie manovre in corso. Ieri l’ex democratico è stato proprio al Senato per incontrare alcuni dei 14 ex grillini che siedono tra i banchi del gruppo Misto e contatti sono in corso con i sette vendoliani che fanno parte dello stesso gruppo. Civati vorrebbe preparare due drappelli, uno da dieci senatori e uno da venti deputati. A Montecitorio la strada è in salita, ma i veri giochi si fanno a Palazzo Madama, visto che qui il governo ha una maggioranza di pochi senatori.