COME LA CIVILE OLANDA HA TRUFFATO MILANO: VINCE L’AGENZIA DEL FARMACO IN BARBA ALL’ITALIA MA NON SA DOVE OSPITARLA. E ORA LA FRANCIA POTREBBE SOFFIARLA A ENTRAMBI, FACENDO A CAMBIO CON LA GERMANIA SULL’AUTORITHY BANCARIA - GENTILONI HA PRESENTATO IL RICORSO ALLA CORTE DI GIUSTIZIA UE: ‘LA PARTITA NON È CHIUSA MA NON FACCIAMOCI ILLUSIONI’ 

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1.EMA: GENTILONI, PARTITA NON CHIUSA MA NO A ILLUSIONI

AGENZIA FARMACO AGENZIA FARMACO

 (ANSA) - "Dobbiamo provarci, sapendo che l'Ema è importantissima, interessa la salute di tutti i cittadini. C'è stata la gara tra 27 Paesi, noi abbiamo fatto un figurone perché siamo arrivati primi e poi abbiamo perso il sorteggio ma poi è emerso che ci sono informazioni incomplete nel dossier di Amsterdam. Chiediamo alla Corte di Giustizia e poi al Parlamento Ue di valutare. La partita non è chiusa ma non dobbiamo farci illusioni che sia facile riaprirla perché ci sono state procedure seguite". Lo dice Paolo Gentiloni a Uno Mattina.

 

macron gentiloni macron gentiloni

2.EMA: CORTE UE, RICEVUTI RICORSI ITALIA E COMUNE MILANO

 (ANSA) - Due i ricorsi ricevuti dai giudici europei di Lussemburgo per l'impugnazione dell'assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) ad Amsterdam anziché a Milano: uno è dell'Italia alla Corte di giustizia dell'Ue con la richiesta di annullare la decisione del Consiglio Ue; e l'altro del Comune di Milano davanti al Tribunale dell'Ue, anche in questo caso con la richiesta di annullamento della decisione del Consiglio. Si apprende dalla Corte di giustizia europea.

 

 

3.COSÌ I CIVILI OLANDESI HANNO TRUFFATO MILANO

Carlo Nicolato per Libero Quotidiano

 

 La vicenda della sede dell' Agenzia del farmaco (Ema) sta assumendo connotazioni grottesche e stavolta, va detto, più per colpa dell' asse Bruxelles-Amsterdam che per colpa nostra. Anche se noi, a nostro modo, ce la stiamo mettendo tutta a dimostrare quanto poco contiamo politicamente in Europa.

merkel gentiloni berlino merkel gentiloni berlino

 

A quanto pare dunque Comune di Milano e Governo italiano hanno presentato due diversi ricorsi contro la decisione del consiglio d' Europa che ha assegnato con un sorteggio la sede dell' Ema ad Amsterdam. Ricorsi con ogni probabilità del tutto inutili in quanto presentati al Tribunale Ue in Lussemburgo che non ha alcuna voce in capitolo su una decisione che è solo politica, presa seppur a sorteggio in una sede squisitamente politica, cioè il Consiglio dei Ministri Europeo.

 

Lecite sono invece le motivazioni del ricorso che si basa sul fatto che Amsterdam non sarebbe tecnicamente pronta a ospitare per tempo la sede, cioè, anche se il ministro della Salute olandese Bruno Bruins sostiene vagamente il contrario, non avrebbe le infrastrutture necessarie. Come ha peraltro denunciato nei giorni scorsi il direttore della stessa agenzia, Guido Rasi, durante una conferenza stampa congiunta con le autorità olandesi.

 

STRANE MANOVRE

A questo punto però più di una domanda sorge lecita: in che modo i Paesi Bassi avrebbero convinto la Commissione Europea ad accreditarsi come futura sede dell' agenzia in fuga da Londra? Com' è possibile che la Commissione, che per ogni città candidata ha inviato ispettori ed esperti e ha quindi stilato un dossier, ha inserito Amsterdam nella lista senza che vi fossero le condizioni minime per accogliere l' Agenzia? E come mai la Commissione non rende pubblici questi documenti?

 

macron gentiloni macron gentiloni

Ma le domande che dovremmo porci non finiscono mica qui, perché bisognerebbe anche chiedersi se i ministri del Consiglio europeo si siano informati sulle varie città in lizza, e soprattutto chiedersi se quello italiano abbia mai preteso se gli fossero presentate le credenziali della città che è stata alla fine sorteggiata, cioè Amsterdam.

 

Quel che è certo è che la partita è tutt' altro che chiusa, ma non si giocherà certo nei tribunali, ma all' Europarlamento, come è giusto che sia secondo gli iter previsti. È qui che l' Italia dovrebbe far valere le sue ragioni, ma è anche qui che verosimilmente l' Italia dimostrerà tutta la sua debolezza politica. Il passaggio parlamentare della decisione del Consiglio, trasmessa poi formalmente dalla Commissione all' Europarlamento stesso, in teoria sarebbe solo una formalità in quanto un accordo del 2012 ha delegato al Consiglio la scelta delle sedi delle agenzie.

 

Il «joint understanding» del 2012 però lascia ampi spazi di manovra. Se infatti all' art. 6 del documento si dice che la sede delle Agenzie è decisa di comune accordo tra i rappresentanti degli Stati membri, cioè dal Consiglio, nelle premesse si dice che l' accordo non è vincolante per le tre istituzioni e che è solo da tenere in considerazione nelle procedure decisionali. Quindi una delle Istituzioni, se lo crede, può opporsi e invocare una procedura legislativa normale. È quindi probabile che il voto in plenaria previsto per marzo faccia saltare il giochetto del sorteggio di fine anno scorso e rimetta in discussione il tutto. Probabile non tanto per gli emendamenti degli italiani, che naturalmente avanzano la candidatura di Milano ma che possono verosimilmente contare solo sui voti dei nostri rappresentanti senza distinzioni di gruppi.

 

european banking authority eba european banking authority eba

Quanto perché nel frattempo, come per magia, è spuntata la possibile candidatura di Strasburgo, gia sede francese dell' Europarlamento, già sede dei gruppi parlamentari. Capace di attirare il consenso dei membri del parlamento più allineati, i federalisti, i transnazionali, oltre naturalmente a quelli dei francesi e dei tedeschi che a questo punto rientrano in gioco con un interesse specifico.

 

IL GIOCO TEDESCO

A Berlino infatti fa gola l' Eba, cioè la sede dell' Authority bancaria finita con il famoso sorteggio a Parigi (i tedeschi erano con la testa altrove, impegnati in difficili trattative post elettorali), e i maligni sostengono che potrebbe verificarsi uno scambio negoziato che farebbe felici tutti o quasi: a Strasburgo l' Ema, e a Francoforte (era la sede presentata) l' Eba. L' Italia invece se la prenderebbe in saccoccia, a meno che i nostri 75 parlamentari nel frattempo non siano riusciti nell' improba impresa di convincere qualche collega in più.

 

 

 

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