1 - DI MAIO, 'CASTELLONE CAPOGRUPPO AL SENATO, VI STUPIRÀ'
(ANSA) - "Ieri sera i due candidati hanno raggiunto un accordo e Mariolina Castellone, medico, ricercatrice, senatrice del M5S sarà la capogruppo al Senato.
E' una persona che sicuramente vi stupirà perche' è veramente un alto profilo ed è la prima donna capogruppo del Movimento al Senato". Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a Uno Mattina. "Sono sicuro che interpreterà al meglio il nuovo corso di Giuseppe Conte", ha detto ancora il ministro.
2- I 5S SENZA DIRIGENTI: NESSUNO RIESCE A PREVALERE
Domenico Di Sanzo per “il Giornale”
La lettura è più semplice di come appare. C'è stato un pareggio perché nessuno è in grado di vincere. Il M5s è diventato una somma di correnti, un partito variegato che sconta la mancanza di classe dirigente. Da qui le difficoltà anche in un passaggio, se vogliamo banale, come la scelta del capogruppo al Senato.
La frammentazione ha portato al pari e patta (36 voti ciascuno) tra l'uscente Ettore Licheri e la sfidante Maria Domenica Castellone per il ruolo di presidente dei senatori. Il secondo scrutinio ci sarà la settimana prossima, intanto proseguono le trattative. In ballo l'ipotesi di un ticket tra il contiano Licheri e la Castellone o un terzo nome.
Però quest' ultimo scenario è improbabile, dato che i due contendenti difficilmente si ritireranno. Martedì il secondo round. Le due assenti di mercoledì scorso, le senatrici Giulia Lupo e Grazia D'Angelo, contattate dall'Adnkronos, non escludono l'appoggio alla parlamentare campana che sfiderà il candidato di Conte, molto amico di Paola Taverna. Un Cinque Stelle conferma al Giornale che il boicottaggio di Licheri è stato «anche un voto contro Paola, non amatissima dai suoi colleghi».
E, in vista dell'elezione del capogruppo alla Camera, Montecitorio è già un Vietnam. Il mandato di Davide Crippa era in scadenza a fine dicembre, ma si è deciso di anticipare il voto a metà mese. Crippa, vicino a Beppe Grillo, probabilmente correrà di nuovo e può vincere, nonostante l'ex premier abbia tentato di rimuoverlo.
«Un candidato di Conte prenderebbe al massimo 15/20 voti», è un commento raccolto nel gruppo. Perciò sembrano intenzionati a rinunciare alla corsa due contiani di peso: gli ex ministri Lucia Azzolina e Alfonso Bonafede. Si affaccia il nome di Angelo Tofalo, che potrebbe correre come candidato alternativo, sostenuto anche da Crippa, se ci fosse un avversario forte vicino all'attuale leader del M5s.
Nel frattempo Alessandro Di Battista fa sapere: «Non escludo un nuovo movimento». Una potenziale calamita per tanti scontenti. L'avvocato è consapevole di non tenere i parlamentari. Ed ecco le richieste reiterate di un incontro con Grillo, a Roma oppure a Genova a casa del comico. Ma le telefonate tra i due non sono andate bene. «Ti pare che Beppe lo incontra, dopo che Conte ha trattato in quella maniera Crippa?», è la sintesi di un alto dirigente stellato.
3 - GIOIOSA MACCHINA
Estratto dell'articolo di Valerio Valentini per “il Foglio”
(…) Il M5s è in fase avanzata di disgregazione. Paola Taverna dispensa sorrisi per tutti, nel Salone Garibaldi. Sa che deve farsi perdonare la prova di forza che lei ha suggerito a Giuseppe Conte. "Con Ettore Licheri vinciamo facile", diceva.
Aveva anche benedetto la candidatura di Maria Castellone, perché insomma una sfidante di prammatica pure ci voleva, per dare alla sfida per il rinnovo del direttivo di Palazzo Madama una parvenza di credibilità. E invece mercoledì mattina, fiutando l'aria, la vicepresidente vicaria del M5s, la stella più vicina all'empireo di Conte, zompettava tra un capannello e l'altro dispensando raccomandazioni e minacce con la sua fatidica mano a cuc chiara, specialità della casa.
Ed ecco che venivano fatte prospettare candidature, incarichi nel nuovo Movimento, comparsate in tv. "Mo' però dovete vota' Ettore". Altrimenti tutto crollava, ogni promessa si tramutava in ricatto: "Ahò, pure dalle chat ve caccio". Quarticciolo in purezza. E però anche questo ha contribuito a far convergere su Castellone tutto il variegato disagio, un miscuglio di risentimenti e di malumori prepolitici, che si vive nel gruppo, col risultato che sono stati gli stessi contiani a conferire al nemico che si voleva isolare, e cioè Luigi Di Maio, la titolarità di un pacchetto di voti ben più ampio di quello che lui in effetti controlla.
"Visto com' è finita, eh?", se la rideva infatti, con ghigno sardonico, il ministro degli Esteri mercoledì sera coi suoi amici. Era finita 36 pari tra Castellone e Licheri, con due astenuti. "Tiriamo dritto", aveva insistito Taverna. Prima che qualcuno le facesse notare che a intestardirsi in nuove conte, coi nervi ancora tesi per le liti e le zuffe recenti, si rischiava davvero il pastrocchio. E allora tutto rimandato a martedì.
"Con la speranza che però si trovi un accomodamento, magari un terzo nome di sintesi", propone ai colleghi Gianluca Perilli, che avendo vissuto in corpore vili il logoramento a cui è sottoposto chi guida la truppa dei senatori del M5s, intravede il rischio peggiore. "Quello, cioè, di un capogruppo legittimato sì da una votazione, ma con una metà della pattuglia che sin dall'inizio non si riconosce nella sua leadership, e il tutto a ridosso della sfida per il Quirinale".
A proposito, idee su come uscirne? "Escluderei il bis di Mattarella perché mi sembra sia stato lui a escluderlo", sibila Patuanelli attraversando di corsa il cortile del Senato. "La cosa più probabile è forse l'elezione di Draghi, ma mi ci giocherei al massimo due euro, non di più". Per dire che di certezze ce ne sono poche, nel campo rossogiallo, e quelle poche neppure granché condivise, tra M5s e Pd. Letta lo sa?