Danilo Taino per il "Corriere della Sera”
viktor orban discorso dopo la vittoria 2022
Il 53% di Viktor Orbán ha scioccato l'Europa. E il suo ringraziamento agli ungheresi, nella notte delle elezioni, ha aggiunto sconcerto: ha detto di avere vinto anche contro Zelensky, nelle ore in cui si scoprivano gli orrori di Bucha.
Come ce la si cava, ora, in Europa, con un primo ministro da 12 anni che trionfa per la quarta volta, con il 53% dei voti, sulla base di politiche illiberali, contro la Ue e con una posizione gradita a Putin sull'invasione dell'Ucraina?
La questione è seria e a Bruxelles e nelle cancellerie europee si è aperta la riflessione sull'atteggiamento da tenere.
Duro, più duro di prima, nel timore che Orbán possa essere una quinta colonna di Mosca tra i 27? Oppure prendere atto del risultato di domenica scorsa a Budapest e tenere una posizione articolata, pragmatica se si vuole, nel momento in cui non ci si deve dividere e distrarre di fronte all'aggressione del Cremlino?
MATTEO SALVINI SI CONGRATULA CON ORBAN PER LA VITTORIA ALLE ELEZIONI
Un dato di fatto è che Orbán non ha rubato la vittoria. Meglio: in anni di potere, ha preso il controllo, anche con la collaborazione dei suoi soci, del sistema dei media; ha depotenziato l'indipendenza della magistratura; ha ridisegnato i collegi elettorali a favore del suo partito, Fidesz; ha creato un sistema di corruzione e di potere illiberale, come egli stesso si vanta di avere fatto.
E per queste ragioni la Ue ha con Budapest un contenzioso aperto che l'ha portata a non erogare all'Ungheria i denari del Recovery Fund. Questa struttura di potere ha certamente determinato la dimensione della sua vittoria, ha reso ciclopica l'impresa dell'opposizione che l'ha sfidato.
Ma chiunque abbia seguito la campagna elettorale e il voto ha constatato che frotte di ungheresi lo seguono, che il suo consenso popolare è reale.
Ora, dal punto di vista dell'Unione europea, decidere di sanzionare ulteriormente Orbán significherebbe sanzionare l'Ungheria che lo ha votato in massa. Quando la Ue fece qualcosa del genere, nel 2000, contro l'Austria che aveva nel governo l'estrema destra di Jörg Haider, dopo pochi mesi dovette battere in ritirata: due terzi degli austriaci si opposero alle sanzioni.
viktor orban discorso dopo la vittoria 2022
C'è un'altra considerazione che Bruxelles dovrebbe forse fare. Il fatto che gli ungheresi abbiano votato Orbán nonostante sia il politico europeo più vicino a Vladimir Putin è un'eccezione magiara (e serba, come si è visto sempre domenica alle elezioni a Belgrado) oppure è il segno di un desiderio esteso anche in altri elettorati di tenersi lontani dalla guerra in Ucraina? Difficile rispondere: probabilmente, le elezioni francesi di questo aprile diranno qualcosa. Ma la questione esiste.
Ciò non significa che il «democratico illiberale» di Budapest vada lasciato correre nei corridoi della Ue. Per quanto forte sia in patria, quasi padrone dell'Ungheria, Orbán è isolato fuori dal Paese: la sua posizione sull'invasione dell'Ucraina gli ha tolto anche l'alleanza con la Polonia e con i Paesi del gruppo di Visegrád. Il primo obiettivo - si dice a Bruxelles - è continuare a isolarlo e impedire che interferisca su ciò che al momento più conta, le decisioni europee sulle sanzioni a Mosca, rispetto alle quali è contrario ma finora non ha messo veti.
viktor orban elezioni ungheria 2022
Se lo facesse, diventerebbe davvero una quinta colonna di Putin, il quale ieri si è congratulato con lui per la vittoria e si è augurato «lo sviluppo ulteriore delle relazioni».
Sarebbe da neutralizzare. Per il resto, i prossimi quattro anni saranno segnati da un rapporto difficile tra Budapest e Bruxelles, senza una soluzione a breve. Per parte sua, Orbán, rischia di chiudersi ulteriormente in un nazionalismo apprezzato solo dai non certo affidabili uomini forti di Mosca e Pechino, con i quali ha ottime relazioni. Anni complicati, quelli in arrivo. D'altra parte, lo saranno per tutto e tutti. Altro che Orbán.
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