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Giuseppe Marino per il Giornale
Non c'era solo la sfida tra i tre moschettieri Renzi, Emiliano e Orlando. A ogni leader Pd erano collegate le liste dei candidati all'Assemblea nazionale del partito, da eleggere con metodo proporzionale.
E nelle liste c'è una sorpresa: Renzi non ha voluto rinunciare alla sua fedelissima Maria Elena Boschi, che così si cimenta per la seconda volta nella sua vita in una competizione elettorale, dopo l'elezione alla Camera nella circoscrizione Toscana, alle politiche del 2013.
«La Boschi è candidata capolista con me all'Assemblea nazionale del Partito democratico in un collegio molto grande che comprende il nono e decimo Municipio della capitale», ha spiegato la compagna di lista Patrizia Prestipino, che non ha mancato di elogiarne il «coraggio»: «Ha fatto questa scelta importante e non scontata di candidarsi a Roma». A sentire le voci nel Pd però, non è stata una scelta poi così coraggiosa.
La Boschi non avrebbe ripetuto l'avventura nella «sua» Arezzo perché la zona non è più tanto sua. Anzi, a scorrere le cronache degli ultimi mesi, la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio è stata inseguita dai contestatori ogni volta che ha tenuto iniziative in Toscana.
L'ultima volta, alla Normale di Pisa nello scorso febbraio, è stata pressata dalle urle delle «Vittime del salva banche» tenute a bada dalle forze dell'ordine.
Dopo il crac della banca di cui era dirigente il padre, difficile liberarsi del malevolo nomignolo di «Maria Etruria». E ancor più difficile racimolare voti in una terra che ha pagato un duro prezzo per il crac della banca locale.
La candidatura a Roma ha tutta l'aria di essere una ritirata strategica. E infatti, la sua elezione all'Assemblea nazionale non è certo in dubbio, essendo stata piazzata come capolista in un collegio blindato, non tanto per il consenso che il Pd riscuote in zona, ma al contrario per la scarsa affluenza. Si tratta infatti di una zona che comprende l'Eur e soprattutto Ostia, dove il Pd è stato commissariato, con scarso esito, dopo Mafia capitale. Tra l'altro la Boschi, peso massimo del partito, ha contro due nomi sconosciuti a livello nazionale: Guido Staffieri, presidente dei Giovani democratici di Roma in lizza per Orlando, e Antonio Caliendo, campione di Emiliano, unico candidato del territorio: «Sono rimasto stupito quando ho visto che Renzi ha mandato la Boschi qui anziché ad Arezzo - dice Caliendo, ex delegato di Ignazio Marino per Ostia - In una zona dove il partito è stato commissariato forse era il caso di puntare a far crescere i quadri intermedi del partito anziché calare una scelta dall'alto». Chissà, forse Renzi non ha voluto rinunciare alla sagacia di una candidata in grado di produrre slogan brillanti come questo: «#votomatteoperché è l'unico ad aver proposto un progetto concreto per l'Italia di domani». Ostia ringrazia.
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