COSA HANNO PROVATO I GRILLINI A VOTARE AL SENATO LA CASELLATI? LO SPIEGA BARBARA LEZZI: “MI SONO TURATA IL NASO, HO CHIUSO GLI OCCHI E HO PENSATO CHE…” - A ROBERTO FICO SONO ARRIVATI 422 VOTI INVECE DEI 480 PREVISTI DALL’ACCORDO M5S, LEGA, FORZA ITALIA E FDI: CHI SI E’ CHIAMATO FUORI? SARANNO STATI I BERLUSCONES? AH, SAPERLO…

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BARBARA LEZZI BARBARA LEZZI

1 - L'IMBARAZZO DELLA TRUPPA 5S LEZZI: "MI SONO TURATA IL NASO"

Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”

 

«Ho votato la Casellati turandomi il naso. Sì, possiamo metterla così » . L' imbarazzo dei senatori di 5 Stelle che hanno spinto l' ultrà berlusconiana alla presidenza del Senato si può riassumere nelle parole di Barbara Lezzi: «Ho chiuso gli occhi e ho pensato che, poco lontano, stavamo mandando Roberto Fico alla guida della Camera » . La realpolitik copre tanto ma non proprio tutto, nel giorno in cui i grillini scendono a patti con i nemici di sempre. Se Lezzi, alla seconda legislatura, usa l' espressione coniata da Montanelli per la Dc, un neoeletto come Daniele Pesco non nega «il mal di pancia» in cabina elettorale: « Ma è politica... » . Già, è politica. […]

IL BACIAMANO ALLA CASELLATI IL BACIAMANO ALLA CASELLATI

 

2 - MA AL GRILLINO SOLO 422 VOTI SU 480 IMBARAZZO 5STELLE A VOTARE LA FORZISTA

Barbara Acquaviti per “il Messaggero”

 

Il dissenso passa attraverso le schede bianche o nulle. L'indicazione del partito arriva chiara e netta via sms, «votare Fico», ma nel passaggio sotto il catafalco si materializzano i malumori di molti dentro Forza Italia. Nessuna prova, come sempre in questi casi. Bisogna seguire gli indizi. I numeri, prima di tutto. Sulla carta il neo presidente della Camera contava su circa 480 voti.

 

ROBERTO FICO ROBERTO FICO

Alla fine è stato eletto con 422: sommando il numero dei deputati dei partiti che lo sostenevano (M5s, Lega, FI e FdI) mancano quindi una sessantina di voti. Esattamente sessanta sono state le schede bianche, 21 le nulle, a cui vanno aggiunti sette voti per Fraccaro, cinque dispersi e tre per Renato Brunetta.

 

Ed ecco che i sospetti cadono sui parlamentari di Silvio Berlusconi, quelli che più di tutti nella coalizione di centrodestra hanno fatto fatica a digerire l' accordo in extremis con Salvini e Meloni. Tra i più critici, proprio i due capigruppo uscenti, Brunetta e Paolo Romani.

GALLIANI E CASELLATI GALLIANI E CASELLATI

 

Al Senato i numeri raccontano di una tenuta maggiore della strana alleanza con i grillini. Elisabetta Alberti Casellati poteva infatti contare su 250 voti potenziali: è stata eletta con 241. «Statisticamente un successo sfolgorante, il 97% dei voti previsti», dice Maurizio Gasparri. I consensi mancanti sono quindi soltanto nove, ma è forte il sospetto che siano riconducibili proprio alle fila del Movimento5stelle.

 

Alla fine è un numero risicato, ma anche tra i pentastellati di palazzo Madama molti confidavano di provare grande imbarazzo nello scrivere sulla scheda il nome di una berlusconiana doc, sottosegretaria alla Giustizia ai tempi del Ruby ter.

 

ROBERTO FICO ROBERTO FICO

Ma è sul nome di Roberto Fico come presidente della Camera che l' inedito asse M5s-Lega-Forza Italia-Fdi ha davvero traballato. E ci sono altri indizi che portano a sospettare che c' entrino i malumori tra gli azzurri. A cominciare dai racconti sull' assemblea di gruppo tenuta poco prima del voto. Reduce dal vertice a palazzo Grazioli in cui, in dissenso con l' accordone, sarebbe andato via urlando «mi faccio un mio partito», Renato Brunetta avrebbe tracciato uno scenario da fine del mondo ai deputati. «Abbiamo abbassato la testa a Salvini, votare Romani era come votare Berlusconi», avrebbe detto. Avanzando addirittura l' ipotesi di proseguire con la scheda bianca almeno per la quarta votazione. Questo fino al momento in cui è arrivata l' indicazione via messaggio.

ROBERTO FICO ROBERTO FICO

 

Ma quella di non scrivere compatti Fico sarebbe stata una direttiva giunta direttamente dal quartier generale. «Ho sentito Ghedini ha riferito ai colleghi Maria Stella Gelmini dobbiamo dare una trentina di voti, non deve essere un plebiscito». Dal centrodestra, tuttavia, sono sicuri che qualche voto, al loro stesso candidato, sia mancato anche dalle fila grilline.

 

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