CULATELLO A FETTE - I FANTASMI DEL ’94 AGITANO IL PD: “SE RESTIAMO FERMI NON ANDIAMO LONTANI” - SE IL BANANA SI FA GIRARE E MANDA TUTTI ALLE URNE ANTICIPATE, CON VENDOLA E DI PIETRO IL PD NON OTTERREBBE LA MAGGIORANZA - BERSANI GONGOLA PER LA DÉBÂCLE DI LEGA E PDL, MA I SUOI SONO GIÀ PRONTI A PARCHEGGIARLO: PRIMARIE A OTTOBRE E LISTE APERTE A SINISTRA RADICALE E SOCIETÀ CIVILE (VENDOLA LEADER?)…

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Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

BERSANIBERSANI Walter VeltroniWalter Veltroni

L´immagine che gira nella sede del Partito democratico è quella della barca che resta a galla (il Pd), di un´altra che affonda (Pdl e Lega) e di un mare molto agitato che preoccupa anche i vincitori. È l´immagine di uno spavento più che di una vittoria. «Devo sottolineare il nostro successo. Perché è vero e perché il risultato di Parma viene usato dalla tv e dai giornali per nascondere i nostri numeri. Questo è inaccettabile, la mia reazione era sacrosanta. Ma se restiamo fermi non andiamo lontani».

Sono le riflessioni di Pier Luigi Bersani dopo la breve soddisfazione per i tabulati. «Siamo noi l´unica alternativa, ma abbiamo un più di responsabilità. La frammentazione la vedo anch´io». Bisogna rompere il muro tra guelfi e ghibellini, parlare anche al popolo del centrodestra in rotta, offrire un progetto al Paese. E va fatto di corsa. Nel Pd il nuovo grande timore è che Berlusconi faccia saltare il banco e stacchi la spina al governo Monti. Spingendo il partito verso l´alleanza con Idv e Sel, un centrosinistra classico sul modello del ´94, senza allargamenti di campo.

FRANCESCO BocciaFRANCESCO BocciaEnrico Letta e Pierluigi BersaniEnrico Letta e Pierluigi Bersani

C´è una larga fetta del gruppo dirigente che guarda le percentuali e non sorride affatto. Va da Walter Veltroni a Enrico Letta, da Francesco Boccia a Paolo Gentiloni. Stavolta l´analisi critica non nasce dalla voglia di mettere in discussione la leadership o dalla tentazione di spaccare il partito. Nessuno invoca le primarie o un cambio di linea. Con l´eccezione di Matteo Renzi, l´offensiva contro il segretario sembra oggi l´ultimo dei problemi. I risultati delle comunali disegnano alcuni aspetti preoccupanti, questo è il punto. Il centrosinistra vince ai ballottaggi dove si scontra con il centrodestra «distrutto, liquefatto».

PAOLO GENTILONI E MOGLIEPAOLO GENTILONI E MOGLIE

Ossia un non avversario. Perde invece quando affronta Grillo come a Parma, le liste civiche come a Belluno, o i centristi come a Cuneo. Nelle grandi città, Genova e Palermo, vincono candidati di quell´area ma che si sono presentati in opposizione o al Pd o alla vecchia amministrazione guidata dal Pd. L´astensionismo record e il crollo del Pdl quindi viene raccolto dal Movimento 5 stelle o da sindaci anti-sistema. In misura molto minore dal Partito democratico. Ecco l´analisi che allarma Largo del Nazareno in vista del 2013.

MATTEO RENZIMATTEO RENZI

In questo senso Grillo è la punta dell´iceberg, il fantasma che agita i sonni di Bersani. Ma dietro di lui si nasconde il pericolo di una novità che spazzi via tutto l´esistente. «Il vento dell´anti-politica soffia fortissimo», dice Boccia. Lo può raccogliere il comico, oppure qualcun altro. Renzi ricorda: «Non abbiamo stravinto, attenti a non commettere lo stesso errore del ´94». Cioè considerare finito il blocco moderato e perdere con il Cavaliere di Arcore. L´antidoto suggerito dal sindaco di Firenze è sempre uguale: «O il Pd si arrocca o fa le primarie a ottobre».

VENDOLA grilloVENDOLA grillo

È la voce di chi vuole sostituire Bersani. Ma al netto dell´attacco al leader, è una voce che si alza anche altrove. Raffaele Donini, segretario provinciale di Bologna, se l´è vista brutta a Budrio prima di tirare un sospiro di sollievo. La paura ce l´ha ancora addosso. «Abbiamo schivato l´uragano. Ma adesso o si cambia o si muore». Gentiloni rilancia la strategia di una mutazione profonda: «Questa vittoria indubbia ci deve servire per cambiare, non per resistere». Visti i risultati del Terzo polo e dell´Udc salta anche lo schema dell´alleanza con i partiti moderati. Bersani lo sa. Sa che serve un´apertura profonda delle liste elettorali alla società civile, una risposta di governo alle domande dei grillini alcune ineluttabili.

«Abbiamo stravinto. A Monza e Como non avevamo mai governato. Ma non è un trionfo», insiste Boccia. Debora Serracchiani mette il dito nella piaga: «Il risultato di Parma offusca qualsiasi altra vittoria». È proprio l´umore che Bersani vuole arginare perché il Pd ottiene «un successo nazionale , che va dal Nord al Sud, omogeneo». In parole povere, una base solida per l´alternativa. Che però è ancora da costruire.

 

 

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