CURIA DA CURARE - OSCAR MARADIAGA, CAPO DEL CONSIGLIO DEI CARDINALI, FA DA SCUDO A BERGOGLIO CONTRO I CONSERVATORI: “LA CURIA NON DEVE ESSERE BUROCRAZIA AMMINISTRATIVA. CHI NON VUOLE LE RIFORME SI RASSEGNI”

“In due anni di pontificato Bergoglio ha portato freschezza e allegria ma non intende cambiare il Vangelo. Quindi niente da fare sul celibato dei preti. La rinuncia di Benedetto XVI? E’ stato un passaggio di una grande fede è al tempo stesso un grande esempio per il futuro”…

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Marco Ansaldo per “la Repubblica”

 

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Due anni di Papa Francesco. Due anni che hanno cambiato la Chiesa. Nella quale, pure, le tensioni e le resistenze rimangono. Ma da quel 13 marzo 2013 in cui Jorge Mario Bergoglio impose a sé stesso il nome del Santo d’Assisi, il Vaticano appare un luogo trasformato. «Lui è venuto per riparare la Chiesa», dice il cardinale Oscar Andres Rodriguez Maradiaga, il suo principale collaboratore a capo del Consiglio dei 9 porporati chiamati a fare le riforme, da molti considerato come “il vice Papa”.

 

Eminenza, tutti concordano nella svolta con l’arrivo di Bergoglio. Ma nessuno forse più di lei, che lo conosceva bene prima, e che lo ha fortemente voluto al pontificato, può dirci come è cambiata la Chiesa in questi due anni.

«È cambiata molto. Dal giorno della sua elezione, quando prima di benedirci chiese di pregare per lui, per il Nuovo inizio. Nessuno poteva immaginarlo. Il vescovo di Roma che chiede ai suoi fedeli di pregare per lui».

curia chiesa curia chiesa

 

E il suo programma?

«Fu subito molto chiaro. Scelse il nome di Francesco perché ammirava San Francesco d’Assisi che chiedeva una Chiesa povera per i poveri. E il suo stile vicino, umile e pieno di allegria, ha portato nella Chiesa speranza e aria fresca. Penso che interiormente abbia risposto a quello che il Cristo di San Damiano disse a San Francesco: “Ripara la mia Chiesa”».

 

Non solo la Chiesa, ma lo stesso Vaticano è cambiato. Ma dove vuole arrivare il Papa esattamente?

«Io penso che il suo proposito sia di semplificare a sufficienza il servizio della Curia vaticana perché non sia una specie di burocrazia amministrativa, ma uno strumento al servizio della Chiesa universale con i criteri del Vangelo. Questa riforma della Curia è stato un desiderio della maggioranza dei cardinali nel pre Conclave. Incluso questo Consiglio dei cardinali di cui faccio parte, e che fu suggerito da diversi di loro. Si desiderava un impulso che venisse dalla base della Chiesa, dai 5 continenti ».

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Sempre più spesso però il Pontefice non risparmia critiche alla Curia. C’è chi resiste ai cambiamenti. Chi vincerà?

«Mi sembra logico che chi era abituato ad altri tempi resista a una semplificazione dello stile curiale. Quello che il Papa ci chiede è una testimonianza del Vangelo molto chiara nei suoi criteri. Le sue critiche sono una chiamata “profetica” alla povertà, anche nelle cose esteriori. Questo avvicina di più la gente, specialmente quelli che si sono allontanati. Credo che a vincere sarà il Signore Gesù che guida la Chiesa».

 

PAPA FRANCESCO BENEDICE UN BAMBINO DALLA PAPAMOBILE MENTRE SI FA SPAZIO TRA LA FOLLA DI PERSONE ACCORSE DA TUTTA LAMERICA LATINA PAPA FRANCESCO BENEDICE UN BAMBINO DALLA PAPAMOBILE MENTRE SI FA SPAZIO TRA LA FOLLA DI PERSONE ACCORSE DA TUTTA LAMERICA LATINA

Il Sinodo di ottobre sembra essere decisivo su questioni come la comunione ai divorziati risposati e le aperture agli omosessuali. Ma l’intenzione del Papa è quella di toccare anche questioni dottrinali come il celibato dei sacerdoti?

«Penso che ci sia un errore nei media sul processo di messa a fuoco del Sinodo sulla Famiglia. Non dobbiamo aspettare solo un documento. È un viaggio per trovare le risposte pastorali a una situazione che è molto cambiata. Concentrarsi sulla comunione ai divorziati risposati, o sulle unioni tra persone dello stesso sesso, è ridurre notevolmente la prospettiva.

 

IL PAPA BENEDICE LA FOLLA ALLA FINE DELLA GIORNATA MODIALE DELLA GIOVENT IN BRASILE IL PAPA BENEDICE LA FOLLA ALLA FINE DELLA GIORNATA MODIALE DELLA GIOVENT IN BRASILE

Niente da fare sul celibato dei preti. Sbagliano coloro che pensano che il Santo Padre intenda cambiare il Vangelo. La Chiesa è un’istituzione divina e umana, immanente e trascendente allo stesso tempo. Non si tratta di compiacere il mondo con ciò che il mondo chiede, ma di dare compimento al piano di Dio».

 

Facciamo un passo indietro, andiamo per un momento alla rinuncia di Benedetto XVI. Non pensa che proprio grazie a questo gesto clamoroso sia stato possibile arrivare a un Papa come Francesco che ha voluto segnare un taglio netto con il passato?

«Papa Benedetto XVI ha sviluppato un pontificato molto coraggioso e determinato con un magistero prezioso che ci ha arricchito tutti. Ma rendendosi conto di non essere più accompagnato dalla forza fisica, ha avuto il coraggio di dimettersi. Questo passaggio di una grande fede è al tempo stesso un grande esempio per il futuro. Non sono d’accordo quando lei parla di “taglio netto con il passato”. Papa Francesco sa che non ha iniziato la Chiesa di Cristo oggi, ma che è erede di una tradizione di secoli. Il suo compito è quello di coniugare la “tradizione” con la “novità”, cercando la risultante, spinto dallo Spirito Santo».

 

SINODO DEI VESCOVI SINODO DEI VESCOVI

Ma secondo lei le ragioni delle dimissioni non vanno cercate oltre l’età e la salute di Joseph Ratzinger? Ad esempio: per l’amarezza del caso Vatileaks?

«Penso che ci sia molta leggenda nelle speculazioni sulla rinuncia di Papa Benedetto. Al ritorno dal suo viaggio in Messico e Cuba nel 2012 ha detto ai suoi collaboratori di non sentirsi abbastanza in forze per continuare nel suo servizio come Pontefice, e che stava pensando a rinunciare. Quindi è stata una decisione maturata nella preghiera e nel tempo. Quasi un anno. E non ha terminato il suo servizio amareggiato o triste. Certo, Vatileaks gli ha causato dolore. Ma la sua rinuncia è stata una decisione di fede».

 

E per lei personalmente cos’è cambiato con Francesco?

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«È cambiata soprattutto la vicinanza con il Pontefice. Prima, l’unica possibilità di avere un colloquio con il Santo Padre era attraverso la Casa Pontificia. Ora è lui ad avvicinarsi a noi. Una messa a Casa Santa Marta, un saluto in un corridoio o in ascensore, un incontro sulla strada per l’aula del Sinodo. E l’attitudine fraterna e l’amicizia sono qualcosa che tutti noi apprezziamo enormemente».

 

Il Papa dice di sé stesso che durerà poco. Lei ci crede?

«Solo Dio sa quanto durerà. Speriamo che viva molti anni per il bene della Chiesa. Quella sua frase fu una battuta. Lui invece è convinto della sua missione e vuole completarla».

 

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